Chapter 15.

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Quando arrivo alla fermata del pullman Genn è già arrivato e sta guardando verso l'alto con le cuffiette nelle orecchie e le mani in tasca.

Indossa una felpa nera con una fantasia bianca e devo dire che gli calza a pennello, come tutto del resto.

Appena mi vede sorride e io ricambio.

Mi viene incontro togliendosi le cuffie e mi abbraccia scompigliandomi i capelli con una mano.

"Genn!" lo rimprovero, aggiustandomi i capelli.

"Tanto sei bella anche così." mi guarda e ride, con uno strano guizzo negli occhi che non avevo mai visto.

Faccio davvero così tanto ridere?

"La penso diversamente." rispondo con tono duro, continuando ad aggiustarmi i capelli, inutilmente.

"Non ti arrabbiare dai." cerca di riabbracciarmi ma lo spintono malamente.

"Eddai lo sai che ti voglio bene." cerca di addolcirmi.

"Vaffanculo." dico guardandolo per poi girarmi immediatamente.

"Qualcuno ha il ciclo qui..." dice dandomi un colpetto sul braccio.

Lo guardo e lo fulmino con lo sguardo.

Sì, ho il ciclo e allora? Odio quando mi scompigliano i capelli.

Forse sono un po' innervosita, ma giusto un po'.

"Dai, vieni qui." mi prende per un braccio e mi abbraccia, inizialmente cedo ma poi...

"Non credo dovremmo stare così vicini." mi lascio scappare involontariamente.

"Perchè?" dice lui confuso allontanandosi con lo sguardo confuso.

"Io e te siamo solo amici e questo... non è un comportamento da amici..." rispondo io guardandolo negli occhi.

Vedo i suoi occhi diventare freddi, esattamente come erano tre settimane fa, quando mi ha beccato mentre lo spiavo nell'aula di musica.

"Sai cosa intendo Genn."

"Hai ragione." dice freddo "Ma pensavo che le cose tra noi avrebbero potuto prendere una piega diversa. Dopo... io... lasciamo perdere."

Il pullman arriva e sale, io lo seguo e mi siedo affianco a lui.

Lui prende le cuffie e mi ignora completamente, continuo a fissarlo e mi accorgo di una lacrima che gli riga il viso.

Si affretta ad asciugarla e poi rendendosi conto che lo sto guardando si volta verso di me per poi rivoltarsi di scatto.

Ho l'immagine dei suoi occhi rossi impressa nella mente e non riesco a parlare.

Quando arriviamo a destinazione, vengo risvegliata dalla frenata brusca dell'autista e delle imprecazioni degli altri ragazzi.

Genn continua a ignorarmi e quando scendiamo dall'autobus inizia a camminare velocemente verso l'ingresso, quasi correndo, come per non farsi raggiungere da me.

Riesco ad afferrarlo per la manica della felpa, ma riprende a camminare, senza neanche voltarsi.

Per la seconda volta cerco di fermarlo, quasi in modo disperato.

"Storm lasciami in pace." dice scandendo ogni parola.

E il modo in cui lo dice fa male, come se ogni parola fosse una coltellata.

Odio il modo in cui mi sono affezionata a lui in così poco tempo.

"Genn..." lo imploro con voce debole e lui sembra cedere.

Urban Strangers.||Genn Butch (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora