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Non berrò mai più. Lo giuro! Il sole che entra dalla finestra mi infastidisce. Ancor di più la sveglia del mio cellulare. La spengo e infilo la testa sotto il cuscino. So che mi devo alzare. Ho la testa che mi scoppia, devo assolutamente prendere un calmante. 

 Così, di mala voglia, lancio il cuscino per terra e mi metto a sedere sul letto. Sono le sette. È presto e in casa regna il silenzio. Vado ad aprire la finestra. Le imposte dell'edificio di fronte sono spalancate. I nuovi vicini devono essere già svegli. Apro l'armadio ed estraggo un vestito blu che mi arriva poco sopra le ginocchia. Quando mi infilo sotto la doccia sono appena le sette e cinque. Mi lavo i capelli e li insapono per bene. Mi sembra di puzzare ancora d'alcol. Alle otto meno un quarto sono già fuori casa. L'università non dista molto, venti minuti e sono in aula. Seguo distrattamente il professore appuntando, di tanto in tanto, qualche frase. Ma a fine lezione mi accorgo che il testo sul mio quaderno non ha un senso e le frasi sono messe un po' a casaccio. Letto nel complesso non riesco a trovare un senso.

-Marco!

Scendo le scale quasi correndo e rischiando di fare un bel ruzzolone solo per raggiungere il ragazzo riccio. Lui si gira e mi sorride.

-Maya! Non ti ho vista a lezione, dov'eri?

-ho trovato il mio solito posto occupato e mi sono dovuta sedere in uno dei posti in fondo all'aula. Infatti non sono riuscita a seguire molto bene la lezione.

-se vuoi ti presto il mio quaderno.

Mi dice infilando la mano già nella sua sacca. Questo ragazzo mi sta salvato la vita!

-grazie mille, ti devo un favore enorme!

Lui ride e si passa una mano tra i capelli castani.

-ma figurati, non c'è nessun problema.

-oh invece mi devo sdebitare! Ti posso offrire un caffè?

-magari dopo, ora sto andando in aula studio, vuoi venire con me?

Annuisco e continuiamo a scendere le scale. In realtà sento ancora la testa nel pallone e non so fino a che punto questa mattina io possa riuscire a concentrarmi. Ma qui parliamo di studiare con Marco, il ragazzo più gentile che io abbia mai conosciuto, non mi va proprio di dirgli di no. Urto un po' di gente nei corridoio sempre affollati ma alla fine riesco a raggiungere la sala studio al primo piano dell'ateneo incolume. Ci sediamo al primo tavolo che troviamo libero e inizio a ricopiare gli appunti sul mio quaderno. Marco ha una grafia molto ordinata, non c'è parola che non si capisca. Lo invidio un po', messa a confronto la mia grafia sembra arabo. Lui si immerge nella lettura di un libro mentre pian piano la sala si riempie di studenti e di fronte a noi si siedono due ragazze. Alle undici passate mi arriva un messaggio, mi maledico per non aver tolto il sonoro e sblocco il cellulare.

DA Luigi:

come stai questa mattina?

Sorrido leggendo il messaggio. Scommetto che si è appena svegliato.

A Luigi:

avevo solo due opzioni: o mi riprendevo...o mi riprendevo! E quindi mi sono ripresa. Ora sono in sala studio. Tu che fai?

DA Luigi:

Sono ancora sotto le mie copertine. Tu sei pazza, potevi rimanere a casa a dormire tranquillamente.

A Luigi:

a differenza tua, se io fossi rimasta a casa sarei stata costretta e ripulirla da cima a fondo. Meglio qui dove sto! Posso sempre trovare una panchina e dormirci su.

DA Luigi:

saresti una barbona perfetta!

A Luigi:

non riesco a capire se prenderla come un'offesa o un complimento.

Da Luigi:

A te la scelta! Ora ti lascio studiare, io vado a fare colazione.

A Luigi:

alle undici passate? Fai schifo!

Rimetto il telefono nella borsa e riesco a studiare senza nessun'altra distrazione fino alle dodici e un quarto. E avrei continuato anche oltre se il mio stomaco non avesse deciso di reclamare del cibo! Saluto Marco e gli ricordo che domani mattina gli devo assolutamente offrire un caffè e mi avvio verso casa. Perché fa ancora così caldo? Potrei tranquillamente mettermi il costume e andare in spiaggia. Quando finalmente giungo di fronte al portone di casa mi sembra di aver avvistato l'acqua nel deserto. Sono ancora stanca per la nottata precedente, i miei piedi urlano pietà e le miei palpebre mi chiedono quando torno a dormire. Salgo le scale di casa con la schiena china. Giuro che appena entro in casa vado a scolarmi una bottiglia di acqua fresca. Apro la porta ma non corro in cucina. Rimango immobile sulla soglia.

-Maya! Che fai imbambolata lì? Entra, lui è il nostro nuovo vicino. Si è trasferito nella casa di fronte alla nostra.

Il mio nuovo vicino si alza dal divano e mi fissa con i suoi grandi occhi verdi e la mia mente ritorna indietro alla notte precedente e al sapore della tequila che mi riempie la bocca e mi bagna le labbra.


MayaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon