4

593 36 0
                                    

In macchina, con la musica a tutto volume, abbasso il finestrino e lascio che il vento mi colpisca il viso. Ho più sonno che voglia di uscire. Osservo le case passare, le macchine muoversi in direzioni opposte alla nostra, seguirci e voltare ad incroci disseminati ovunque. Osservo semafori diventare verdi e poi rossi. Osservo le persone passeggiare sui marciapiedi e respirai lo scarico delle vetture che ci sorpassano. Poi davanti ai miei occhi i condomini si trasformano in villette e poi in capannoni. Superiamo anche la zona industriale e proseguiamo oltre. Ania guida fin fuori la città. In campagna l'aria è più fresca.

-ma dove stiamo andando?

-è un vecchio locale, non manca molto siamo quasi arrivati.

-non manca molto? È già mezz'ora che guidi.

Svolta in un stradina persa nel nulla. Non vi è alcun tipo di illuminazione eccetto per i fari della macchina. Fuori dal raggio di quella luce non è possibile vedere nulla. In lontananza le luci della città. Tutto il resto è solo buio ed oscurità. Dobbiamo percorrere qualche altro chilometro prima di iniziare ad udire della musica.

-che ti ho detto? Siamo arrivati!

Dice Ania con la sua voce stridula non riuscendo a trattenere un sorriso. Ci troviamo di fronte a quello che avrei detto essere un vecchio capannone abbandonato. Se non fosse per la musica ad alto volume, le luci ad intermittenza che provengono da dentro e per le persone che affollavano la facciata d'avanti avrei detto che abbiamo sbagliato posto. Sembra che cada a pezzi!

-ma almeno è a norma?

Lei mi guarda come se avessi appena detto una bestemmia (be no, in realtà non si è mai inorridita sentendo una bestemmia)

-che ti importa se è a norma o no?

Parcheggiamo la macchina in un grande spiazzale, non sono rimasti molti posti liberi. Due macchine più in là la nostra una ragazza vomita. Mi sistemo i capelli ormai spettinati dal vento e mi allungo il vestitino lungo le cosce. Ania indossa un canotta nera tempestata di paiette e dei pantaloncini rossi molto sgambati. I tacchi affondano nel terreno. Invidio le sue converse. Lei conosce già il posto, chiaro che si sia vestita di conseguenza. Poteva almeno avvisarmi di non mettere i tacchi.. i miei bellissimi tacchi in vernice nera.

-dai sbrigati!

Mi afferra per il polso e mi strascina verso l'entrata.

MayaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora