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E' da un po' di tempo che mi capita. Penso che la prima volta sia successo durante l'ultimo anno di liceo. Ero seduta al mio banco, faceva caldo e già indossavo magliette a maniche corte. Era una bella mattina di maggio. Ricordo il sole alto e poche nuvole passeggere. Vivevo nella mia normale routine. Un mondo perfetto che mi vedeva come unica protagonista della mia storia. Libera di prendere le mie decisioni, il destino nella mie mani e tanti sogni da realizzare. Poi qualcosa è cambiato. E' come se qualcuno avesse improvvisamente offuscato il sole. Non riesco a capire cosa mi è successo, non conosco più le mezze misure. Sono triste, tristissima. Non voglio alzarmi dal letto e non voglio essere disturbata. La tristezza a volte diviene apatia. E ci sono sempre e solo io, io e nessun altro, e non voglio essere disturbata. Resto in silenzio mentre sento il mio corpo dissolversi. Non ci sono più pur continuando a respirare, la mia mente a pensare e il mio cuore a battere. Poi cambia, muta ancora. E ora sono felice, troppo felice. Sento di avere la forza di un esercito, posso fare qualsiasi cosa. Non possono fermarmi.

E ora? Ora come mi sento?

Non sono triste, non sono felice. Sono nervosa, arrabbiata con mia madre e impaziente. Mangio più velocemente del solito. Lei mi guarda male ma non sono i suoi gli occhi che mi procurano tanto tormento. Sono quelli verdi dell'ospite seduto di  fronte  a me. 

-quindi come ti trovi nel condominio?

-per ora abbastanza bene, non ho ancora avuto modo di conoscere molta gente. 

Continuano loro. Mi alzo e vado in cucina, mia sorella mi segue. 

-tutto bene?

annuisco.

-certo perché? 

dico uscendo la torta dal frigorifero ed inizio a tagliare delle fette da servire nel servizio buono di mamma.  Per tutto il tempo che rimane non dico molto. Annuisco, scuoto la testa. Finito il pranzo mi alzo e inizio a sparecchiare mentre l'ospite saluta mia madre e mia sorella sulla soglia di casa. 

-sei proprio maleducata.

dice raggiungendomi in cucina.

-perché? non ho detto niente.

-appunto.

sbuffo, lascio i piatti nel lavandino ed esco dalla stanza. Non mi va di litigare, figuriamoci se è lui poi la causa del litigio. 

Chiudo la porta alle mie spalle e mi godo il silenzio della mia camera. Mi affaccio dalla finestra ed osservo la strada quasi deserta. Sono le tre del pomeriggio, il sole è bello alto nel cielo e mi riscalda il viso. Questo è il momento della giornata che più preferisco. Il mio cellulare suona. Lo afferro e leggo il messaggio. E' Luigi. Non sa scrivere messaggi seri. Mi scappa una piccola risata, alzo il viso dal display, guardo la strada poi la sua finestra. Lui è lì. Mi guarda da dietro la finestra e io vorrei gettarmi di sotto in questo momento. Ancora con il sorriso sulle labbra gli faccio cenno con la testa e chiudo la finestra. Mi butto sul letto e afferro un libro. Non lo sto realmente leggendo, non riesco a concentrarmi. Lo chiudo e mi siedo. Le gambe a penzoloni sul letto. Che cosa ne sto facendo della mia vita?

Il mio cellulare suona nuovamente. Luigi non ha proprio nulla da fare a quanto pare. Ma il numero non è il suo, non è neanche registrato.

Da sconosciuto:

non mi hai ancora detto cosa ne pensi del libro.

Guardo stranita la frase. Libro? Ma chi è?

Da sconosciuto:

Mi sono fatto dare da Ania il tuo numero, spero che non sia un problema. 

Non ci credo. E' forse un sogno? Mi tiro un pizzico. Ahi fa male! Ma non può essere vero, forse è realmente solo un sogno. Un altro pizzicotto. Ahia! va bene sono sveglia. 

Le dita mi tremano mentre digito le parole. 

Da Maya:

No, figurati. Comunque ho amato quel libro.

Da Eros:

Bene, mi fa piacere. 

Va bene, e ora? che scrivo?  Non voglio che la conversazioni si fermi qui ma ho paura di scrivere un cavolata e fare brutta figura. Forse devo chiedere aiuto ad un'amica. Di solito è Ania che mi da consigli ma Eros è il suo ragazzo e non mi sembra il caso. Un momento, ma che sto facendo? Eros è il suo ragazzo! Basta, devo riprendermi. Non sarà facile ma questa cotta mi passerà. Prima o poi mi passerà. Spero. 

Da Eros

Perché non vieni a casa mia? Ho acquistato un libro che sono certo adorerai. 

Mi mordo il labbro. Non devo andarci. Le mani mi tremano e il cuore mi martella nel petto. Va bene, ora declino tranquillamente l'offerta. In fondo non lontano da qui c'è una bella libreria e i soldi non mi mancano. Mi vado a comprare un bel libro e non se ne parla più. Esito un momento e poi scrivo.

Da Maya 

Okay arrivo.

Cavolo! 


MayaWhere stories live. Discover now