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La mente delle persone è terribilmente complessa. È difficile scrutarla, capirne i pensieri, le emozioni. Possiamo dedurre da tracce che rimangono impresse sul volto. Un mezzo sorriso, una ruga tra le sopracciglia. Ma l'essere incerto, arrabbiato, felice, calmo agitato sono sentimenti che traspaiono dal tono delle loro voce. Chiudi gli occhi, ascolta il suo suono. La cadenza delle sue parole. Il ritmo. E ora aprili. Dimmi, quante volte si infila la mano tra i capelli? Si massaggia spesso le mani? Incrocia le braccia? 

Tanti piccoli indizi che ci aprono un piccola crepa per poter sbirciare nel loro animo. Eppure, per quanto ci proviamo, se non sono loro ad aprirci completamente le porte delle loro menti, ad illustrarci i loro pensieri, tutti i nostri sforzi non possono che risultare vani. Vi è sempre un margine di errore. È circa mezzora che mi domando a cosa stia pensando il ragazzo seduto di fronte a me. Parla di un episodio di qualche giorno fa eppure il suo atteggiamento e la sua voce lasciano trasparire altro. Che cosa si cela nella sua mente? Capire le persone mi è sempre risultato complesso, ancor di più ora che non riesco a capire me stessa.

La cameriera ci porta il nostro ordine, caffè macchiato per lui, succo alla pesca per me.

-come cavalo sei riuscito a tornare a casa poi?

-per fortuna un amico è passato di là. Erano le quattro del mattino, se aspettavo ancora un po' avrei preso direttamente un autobus.

Conclude lui scuotendo la testa.

-terribile

Dico più divertita che preoccupata per la sua disavventura. Lo aspetto fuori mentre paga. Nuvole grigie ricoprono il cielo. Un acquazzone è imminente.

-hai un ombrello?

Mi domanda Marco raggiungendomi. Annuisco e lo estraggo dalla borsa mentre enormi gocce iniziano a bagnarci la testa.

-tranquillo ho pensato a tutto, non sarà un po' di pioggia a rovinarci la giornata.

Dico aprendolo. Camminiamo piano per non scivolare mentre attorno a noi il mondo sembra accelerare. Le persone alzano il passo mentre il traffico blocca le strade per chilometri e chilometri. Alla fine anche noi iniziamo a correre mentre il vento ci rema contro rompendo il mio ombrello. La situazione non è delle migliori ma non riusciamo a trattenere le risate. Mi afferra la mano e iniziamo a correre più velocemente.

-rallenta altrimenti scivolo!

Urlo cercando di sopraffare il rumore della pioggia.

-se ci fermiamo ci bagniamo ancora di più.

Arrivati alla galleria d'arte siamo completamente fradici. Il luogo è quasi deserto, solo pochi spettatori ammirano le opere protette da teche di vetro.

-ma in queste condizioni dici che ci lasciano entrare?

Indico il guardiano poco distante da noi che ci guarda storto.

-penso di si. Siamo un po' bagnati ma non ci mettiamo a danneggiare i quadri appesi al muro.

Stringe ancora la mia mano. E'  morbida. Lascio il mio ombrello distrutto sulla soglia, affianco a qualche altro. Ci aggiriamo tra i corridoi osservando le teche e i dipinti. L'arte contemporanea non mi è molto gradita e ho freddo.

-che cosa vorrebbe rappresentare?

Indico una scultura in argilla che in realtà è sprovvista di una specifica forma. Sembra un blocco preso a pugni e gettato più volte per terra. E la gente acquista queste cose?

-forse lo ha fatto di notte. Al buio.

Mi risponde sorridendo. Facciamo il giro dell'intera galleria per tre volte. Più guardo le opere che mi circondano più mi sembrano un cumulo di spazzatura. Si, sono l'anticristo dell'arte contemporanea. Poi un quadro attira la mia attenzione. E' molto piccolo e in precedenza non lo avevo notato. I colori sono molto chiari, i tratti del corpo appena accennati con qualche tonalità di grigio. Una donna che ci da le spalle.

-sembra quasi che si stia lentamente materializzando sulla tela.

Osserva Marco.

-o che stia scomparendo.

Aggiungo. L'osservo ancora per qualche secondo incantata poi ritorno alla realtà.

-be, carino. Anche se ho apprezzato meno della metà delle opere esposte ne è comunque valsa la pena. Ora mi sento una persona più colta. Mi mancano solo gli occhiali da intellettuale e posso andare a vantarmi in giro.

Dico avviandomi verso l'uscita. Marco al mio fianco non mi ha lasciato la mano neanche per un secondo. E' calda.

-meglio il cinema.

Dichiara lui.

-perché non capisci l'importanza dell'arte.

-ti ricordo che hai appena detto di non aver capito assolutamente il significato delle opere.

-si, infatti vedo di inventarmi subito un significato. Altrimenti ci faccio una brutta figura.

-anche il cinema è una forma d'arte.

-dipende, quanto possono essere considerati "arte" i cinepanettoni?

-ovviamente non tutti i film.

Risponde sorridendo. Fuori ha smesso di piove e il sole si affaccia titubante da nuvole ancora grigie.

-bhe pace all'anima del mio buono e caro vecchio ombrello.

Dico prendendolo in mano.

-lo ricorderemo tutti come un ombrello molto devoto al suo incarico.

-anche se ci ha lasciati nel momento del bisogno.

Aggiungo sospirando. Ci incamminiamo mentre il traffico stradale sembra essersi sbloccato. L'ombrello ancora tra le mie mani in attesa di essere buttato nel bidone più vicino. I capelli mi si sono un po' asciugati e ora cadono sulle mie spalle umidi. Se non mi prendo un raffreddore sarò eternamente grata. Ridiamo mentre evitiamo immense pozzanghere di acqua.

-guarda che non devi necessariamente accompagnarmi a casa. La strada la so.

-fa niente non è un problema. Certo se avessi avuto la mia macchina probabilmente ora saremmo anche più asciutti.

-quando la vai a prendere dal meccanico?

Chiedo osservando la vetrina di un negozio di abbigliamento. Una donna con un impermeabile rosso ed un enorme cappello nero mi sorpassa e cammina a passo svelto lungo il marciapiede. Credo che il mio cuore abbia perso un colpo. Ultimamente mi capita spesso. Perché spesso vedo lui. Eros mi viene in contro. Non so se fermarmi o attenderlo qui dove mi trovo. Ma Marco mi tiene ancora la mano e continua ancora a camminare. E allora io cammino mentre un enorme sorriso compare sulle mie labbra. Lui sembra sempre più vicino, ancora più vicino. Vicinissimo. Il suo volto rimane impassibile. Non sorride. Non si ferma. Mi guarda negli occhi e continua a camminare. Ora non sorrido più nemmeno io. Mi fermo e mi guardo alle spalle. Lui cammina, si allontana sempre di più.

-qualcosa non va?

Mi domanda Marco. Scuoto la testa.

-no, va tutto benissimo.

Va tutto benissimo.


MayaWhere stories live. Discover now