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Un manto di foglie secche ricopre il lungo sentiero di mattoncini grigi che mi conducono dall'ingresso del parco alla piazzetta centrale. Alti alberi quasi completamente spogli allungano i loro esili rami in alto, verso il cielo. Fanno da cornice ad una tela completamente grigia. Mi siedo su una panchina. Poco lontana da me una piccola casetta in legno. Da bambina ricordo che qualcuno la chiamava la casa della strega. Non ricordo esattamente chi. O forse il mio è solo un sogno. Di recente faccio fatica a capire che cosa sia reale e cosa no. Cosa sia realmente accaduto e cosa invece sia frutto dalla mia immaginazione. Una foglia si stacca da un ramo. Rotea su se stessa prima di posarsi su altre foglie. Un infinito tappeto scricchiolante e malinconico. È tutto un circolo. Si nasce, si vive, si muore. Ma bisogna vivere per davvero, e io non lo faccio. Trascorro le mie ore chiusa in casa, davanti al mio computer a scrivere. Sdraiata sul letto a leggere. Seduta alla scrivania a studiare. Che fine farò di questo passo? Dove mi condurrà questa mia solitudine? E la cosa peggiore è che so che è sempre e comunque tutta colpa mia. Mi alzo e mi sistemo il berretto. Qui non c'è nessuno. Sono da sola e non è più un bene.

MayaWhere stories live. Discover now