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Resto sdraiata sul letto ascoltando musica. Lentamente il cielo cambia colore, il rosso del tramonto lascia il posto al nero della notte. La luce dei lampioni irrompe nella stanza buia e illumina tenuemente l'ambiente di un freddo arancio mentre proietta ombre di fili e cavi che attraversano la strada dividendola a metà. Sono distesa ma sono certa che che la sua luce sia accesa. La musica viene interrotta dalla mia suoneria. È arrivato. Mi infilo velocemente le scarpe e il piumino. Scendo le scale a due a due e gli vado in contro. Lui mi aspetta in macchina. L'aria fredda della notte mi congela il viso e sentire il calore della sua macchina è un toccasana.
-certo potevi anche truccarti! Così spaventi le persona.
Dice Luigi ridacchiando. Li mollo uno schiaffo sul braccio
-dai smettila!
-okay okay.
Accende il motore e partiamo.
-allora vuoi andare da qualche parte in particolare?
Scuoto la testa.
-possiamo andare anche a bere qualcosa.
Annuisce e accelera.
Il locale non è molto grande e quasi vuoto. Sarà perché è lunedì. Non è il tipico posto che frequenterei di solito. Le pareti sono di un verde molto scuro e la luce è molto fioca. Mi fa venire il mal di testa. La cameriera bionda dietro il bancone ci accoglie con un sorriso. La televisione posizionata ad un Angola della stanza è spenta e una musica di sottofondo riempie l'ambiente. Il volume è troppo basso, non riesco a distinguere le parole. Ci sediamo ad un tavolo e Luigi ordina due birre.
-allora spara!
Poggia le mani sul tavolo in legno e posa il suo sguardo su di me. La ragazza ci porta due Bear piccole. Prendo il mio bicchiere in mano e osservo la schiuma bianca. Improvvisamente mi sembra una cosa stupida.
-allora?
Mi incoraggia lui.
-non è niente di che. È una cosa stupida.
-va bene, sentiamo.
Iniziò a massaggiarmi i palmi delle mani.
-penso di aver fatto uno sbaglio.
Mi guarda confuso.
-o meglio, non lo so neanche io.
-non avrai per caso ucciso qualcuno mi auguro.
Sorrido. Una ciocca di capelli mi ricade davanti al viso, la ricaccio dietro l'orecchio.
-no, la mia fedina penale è ancora immacolata.
-allora cosa?
-hai presente il ragazzo dell'altra sera?
-il ricciolino?
-si proprio lui. Comunque si chiama Marco.
Resta in silenzio, aspetta che io continui.
-penso sia stato un errore mettermi insieme.
I suoi occhi attenti si addolciscono. Sembra sollevato.
-perché quella faccia?
-cazzo Maia, pensavo che fosse qualcosa di più serio. Che so, che ero rimasta incinta!
Cosa?! No!
-ma che scherzi.
-okay okay, mi era semplicemente venuta in mente questa cosa.
Bevo un sorso di birra, la sua è quasi finita mentre la mia è ancora piena.
-non capisco, perché ti sei messa con lui.
Ci pensò un po'.
-è che mi trovavo in una situazione strana e ho pensato che lui potesse essere la mia via di fuga.
-che situazione?
-discorso troppo lungo, concentriamoci su un problema alla volta.
-va bene.
La verità è che non sono ancora pronta per dirgli ogni cosa. Ma tempo al tempo.
-be, se non provi niente per lui dovresti lasciarlo.
Sentire quella frase così diretta mi fa male.
-non lo so, a lui comunque ci tengo.
-si ma è evidente che non ci tieni in quel senso.
Dice facendomi l'occhiolino.
-e poi dai, non ci perderesti comunque niente.
Non è vero, Marco è un ragazzo dolcissimo. Le mie labbra si piegano in una smorfia e lui se ne accorge.
-in fondo dovresti farlo per lui, non è bello stare con qualcuno che non ti ama.
Sospiro e porto la testa indietro. Ha ragione, ha perfettamente ragione. Non è giusto che io lo sfrutti, che lo usi come ruota di scorta e lo strascini nei miei casini. Luigi mi riporta alla realtà.
-ehi, io sono con te. Ricordatelo.
-lo so, grazie.

MayaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora