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Dormo poco e male. Continuo a girarmi e rigirarmi sotto le coperte mentre i miei occhi si volgono sempre verso la finestra. Alle 2:15 circa non resistito più. Mi scosto le coperte e mi alzo. Il pavimento sotto i miei piedi è freddo. Lentamente mi dirigo alla finestra. La mia stanza è tenuemente illuminata dalla luce rossastra dei lampioni. Apro le imposte e mi affaccio su una strada silenziosa. Odo da lontano l'abbaiare di un cane. Il cielo è rosso. Le nuvole che si muovono lentamente sulla mia testa non lasciano presagire nulla di buono. Una macchina sfreccia lungo la strada ignorando il sonno profondo in cui si trova il quartiere. Oltre quella lastra d'asfalto la sua finestra è chiusa, le luci sono spente. Solo allora mi rendo conto del freddo che avvolge le mie braccia scoperte. Richiudo la mia finestra e mi metto a letto con la testa pesante ma il cuore leggero.

Apro gli occhi ancor prima del suono della sveglia. Mi strascino fuori dal letto mentre la pioggia batte copiosamente contro i vetri della finestra. Mi scoppia la testa. È una di quelle giornate in cui preferirei restare al letto, dormire ancora per poi piazzarmi davanti alla TV. Invece apro l'armadio e mi vesto. Mi sistemo i capelli in una coda alta e mi trucco più del solito. Oggi sono felice. Sarei perfino capace di mettermi a cantare sotto la pioggia improvvisando qualche ridicolo balletto. Provo sensazioni estranee e completamente nuove.
Quando esco di casa il resto dei componenti della mia famiglia dorme ancora. L'ombrello non mi ripara come dovrebbe e il marciapiede è scivoloso in alcuni punti. Eppure non riesco a rallentare il mio passo. Tutto il mio corpo sente questo costante bisogno di muoversi, andare più veloce, non fermarsi. Sento che potrei iniziare a volare da un momento all'altro.
Arrivo in dipartimento e mi accorgo che è quasi vuoto. È strano sentire il silenzio lungo quei corridoi. Ma è bello, è piacevole. Vorrei approfittarne per studiare un po' ma non riesco a concentrarmi. Mi dirigo quindi in aula e mi siedo affianco alla finestra. Osservo minuscole goccioline sbattere contro il vetro e percorrerlo come lacrime. Lentamente l'aula si riempie.

MayaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora