41. Ava

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 Dopo ieri notte sento che le cose con Micah sono cambiate. È distante, scostante e sembra che mi stia evitando. Dopo che è rientrato dalla corsa con Damon mi ha a malapena guardata negli occhi ed è subito scappato in bagno.

Non sembra più volermi qui, sotto lo stesso della sua famiglia. Credo che avergli parlato di Rowan abbia cambiato il suo modo di vedermi. Questo era uno dei motivi per cui non volevo raccontarglielo, all'inizio.

Mi piace il modo in cui lui si rapporta a me, senza guardami con compassione o come un oggetto fragile. Ora invece, si muove cautamente attorno a me. È fastidioso.

<<Va tutto bene?>>, mi chiede Audrey mentre stiamo pelando le patate. Se prima mi stavo divertendo ed ero spensierata, ora sono chiusa nel mio mondo a pensare.

<<Non lo so>>, rispondo, sincera.

Indica con un cenno il corridoio in cui è sparito Micah circa venti minuti fa. <<Ho notato che era strano nei tuoi confronti rispetto a ieri. Avete litigato?>>, domanda.

Scuoto la testa. <<No, andava tutto bene>>. Cazzo, abbiamo dormito insieme nel suo letto per tutta la notte.

<<Vai a parlargli allora. Aiuto io mia mamma per un pò>>.

Stringo il suo braccio con la mano. <<Grazie. Torno subito>>. Abbandono le due donne e vado cercare Micah.

Lo trovo seduto sugli scalini che portano al piano di sopra, intendo a fissare il legno fra i suoi piedi. Ad un certo punto deve essere riemerso dal bagno ma non me ne sono accorta.

Mi siedo accanto a lui che alza la testa, ma guarda altrove. <<Ok, ora mi dici cosa c'è che non va?>>, chiedo spazientita.

Scuote la testa. <<Va tutto bene>>.

Mi arrabbio. <<Non raccontarmi bugie>>.

Finalmente mi guarda. Dura solo un secondo. <<Bugie? Io?>>, chiede alzando la voce.

<<Cosa vorresti dire? Io non ti sto mentendo su niente. Tu invece hai qualcosa contro di me da quando ti sei svegliato>>.

Chiude le mani a pugno. <<Sono solo pensieroso. Non ti nascondo niente>>.

<<Non mi hai nemmeno guardata mezza volta. Se non volevi dormire con me, potevi dirlo>>.

Si lascia andare in una risatina sarcastica. <<Pensi che non volessi? Ti sbagli. Il punto è un altro e sto cercando di non fare lo stronzo>>.

Gli prendo la mano e lo costringo a girare il corpo verso il mio. <<Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?>>.

Resta zitto per qualche secondo di troppo. Mi si stringe lo stomaco. <<No, non è neanche per questo>>.

<<Parlami>>, lo supplico.

<<Te l'ho già detto ieri, Ava. Tu mi piaci ma ciò che mi hai raccontato complica tutto. Credo di rincorrere qualcosa che alla fine non ci sarà mai>>.

Il suo pensiero mi colpisce a fondo. Ciò che lo tormenta mi fa capire che lui è davvero interessato a me. Non sono solo parole le sue. E sta male per ciò che gli ho raccontato.

Il mio cuore non regge il colpo.

<<Non posso smettere di amarlo, Micah. Rowan sarà sempre nel mio cuore. Non ti ho raccontato di lui perché voglio tagliarti fuori dalla mia vita. Semmai il contrario. Ci sono tante cose che non sai di me e forse potrai capirmi oppure no, ma sono qui con te, adesso. Questo vorrà pur dire qualcosa?>>.

Sospira. <<Tutto ciò che mi hai detto in questi mesi, ora per me, ha un significato diverso. Il fatto che tu te ne andrai, che non vorrai più avere a che fare con me una volta che tornerai a casa. Adesso ho capito perché lo dici>>.

<<Stavo cercando di proteggerti>>.

Alza la testa e finalmente i suoi occhi incontrano i miei. Dietro le sue iridi nere, si nasconde un profondo tormento. Mi fa stare male. Non era così che volevo andassero le cose. Io ci ho provato a tenerlo distante, ma non ho fatto un buon lavoro.

Io sono dentro di lui e lui è dentro al mio cuore. È stato inevitabile.

<<Proteggermi?>>, ripete senza capire.

<<Sì, e ti spiegherò tutto. Solo non oggi. È un discorso che richiede tempo>>.

Annuisce. <<Va bene. Posso aspettare>>, si arrende..

Mi alzo in piedi e gli allungo la mano. <<Dai, oggi è festa e non dovremmo rovinarci questa giornata litigando>>.

Afferra la mia mano e si rimette in piedi. Mi si secca la bocca all'improvviso. Ero troppo presa dalla nostra discussione per notare come è vestito. È da capogiro. Un Adone tutto muscoli. Indossa una camicia blu con le maniche arrotolate e un paio di jeans che gli fasciano le cosce divinamente. Micah è uno spettacolo.

Più lo guardo e più diventa bello. Sto forse impazzendo?

Sogghigna. <<Che c'è Los Angeles? Ti sei mangiata la lingua?>>, chiede divertito dal mio esame.

Gli faccio la linguaccia. <<Sta' zitto, quarterback>>.

Scoppia a ridere e mi spinge verso la cucina. <<Andiamo prima che mia madre mandi una squadra di soccorso a cercarci>>.

Lo fermo a qualche metro dalla porta. <<Siamo apposto?>>, chiedo con l'ansia che mi scorre nelle vene.

Mi stampa un rapido bacio sulla guancia, leggero come una piuma. <<Non lo so. Sto cercando di capirlo>>.

Mi lascia lì a fissare la sua schiena e a chiedermi se non stia sbagliando tutto con lui. Forse è giunto il momento di dimostrargli che è importante, più di quello che crede. Che non lo sto usando per dimenticarmi di Rowan. Se passo il mio tempo con lui è solo perché mi piace stare con Micah.

Se così non fosse, non ci sarebbe più niente qui a trattenermi. Sarei già tornata a Los Angeles da giorni. Ho troppe cose in sospeso a casa, eppure non riesco a salire su un aereo e andarmene.

Se resto, è per Micah.

QUALCUNO COME MEWhere stories live. Discover now