5. Ava

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Niente passa da solo.

O affronti tu le cose

o loro affrontano te.

(J. S. Foer)

Mi ero divertita. La sera prima con Micah era stata bella. Avevo riso per tutto il tempo. Ne avevo davvero bisogno di qualche ora di spensieratezza.

Ora è già tutto finito. Il macigno che porto sulle spalle è tornato a schiacciarmi con il suo peso. Rachel ha chiamato questa mattina. Ho dovuto rispondere.

<<Ehi, scusa se ti chiamo di nuovo, ma è importante. Ha avuto una brutta giornata ieri e la notte è stata turbolenta. Potresti cantare per lui? Sentire la tua voce lo calma>>.

Appoggio la schiena contro la testiera del letto. Ho il magone. Odio tutto questo. <<Metti il vivavoce>>, acconsento.

Rowan amava i vecchi classici. Li ascoltava sempre durante i nostri viaggi in macchina. Sparava la musica a tutto volume, abbassava i finestrini e cantava. Aveva la voce più bella che avessi mai sentito. Lo amavo da morire. E ora mi era stato portato via.

Mi si è scavata una voragine nel cuore dopo quel giorno.

Paradise city dei Guns N' Roses era la sua canzone preferita. Mi schiarisco la voce e inizio a cantare.

<<Take me down to the paradise city/Where the grass is green and the girls are pretty/Take me home/Take me down to the paradise city/Where the grass is green and the girls are pretty/Take me home>>.

Le lacrime scendono silenziose nelle mie guance. Non è la mia voce quella che sta cantando. Io sento ancora la sua. Sempre la sua. È straziante perché dall'altra parte c'è solo silenzio dove una volta c'era tanto rumore.

<<Grazie. Si è addormentato>>.

Chiudo la chiamata, mi rannicchio in posizione fetale sotto le coperte calate fino alla testa e piango. La vita a volte ti prende proprio a schiaffi.

Non so come trovo la forza per alzarmi dal letto dopo la crisi che ho appena avuto. Se c'è una cosa che mi ha insegnato quello che mi è successo è che con o senza di te la vita va avanti. Non era così però che pensavo di viverla.

Mi infilo un paio di jeans ed una felpa. Non possiedo altro. Tutto ciò che ho è rimasto a Los Angeles. Quando ho dovuto andarmene, non potevo portare con me tante cose. Non potevo dare nell'occhio. Avevo preso le prime cose essenziali che mi capitavano e le avevo infilate in valigia.

La mia vita è ancora tutta lì e non so quando potrò tornarci.

Appena si calmeranno le acque.

Le ragazze stanno ancora dormendo quando sgattaiolo via. Ho lezione di letteratura e scrittura creativa. Quattro ore e poi potrò tornare nella mia camera a piangermi addosso. Non ho voglia di vedere e parlare con nessuno.

A lezione sono distratta e scarabocchio su un foglio bianco. Non so perché ma è da quando mi sono svegliata che mi rigirano per la testa queste frasi.

Ma cosa ne sapevano gli altri

di noi quando ridevamo come matti

tu che cantavi a squarciagola

io che ti guardavo con il cuore che esplodeva

Mi fa pensare alla mia storia con Rowan. Ci eravamo amati. Lui era l'unica persona che mi capiva, che sapeva leggermi dentro. Venivamo dallo stesso mondo e facevamo lo stesso lavoro. Le uniche cose che mi sono rimaste ora sono i ricordi che pungono come spilli e i testi delle sue canzoni.

Il mondo ancora non lo sa. Nessuno lo sa. Rowan è ancora qui ma non c'è più. Non tornerà mai più.

Allontano il blocco per gli appunti e alzo lo sguardo. La lezione è finita. L'aula si è già svuotata. Non mi sono accorta di niente. È proprio una brutta giornata.

Raccolgo le mie cose con tutta calma e quando esco dall'aula per andare alla prossima lezione, mi ritrovo davanti Micah. Mi sta decisamente aspettando. Per quanto sia stata bene con lui, ora non ho voglia di stare in sua compagnia.

Non è cattiveria. Lui è carino e simpatico. Il problema sono io. Non c'è spazio nella mia vita incasinata per uno sconosciuto dagli occhi neri.

<<Ehi>>, mi saluta con un sorriso enorme che gli illumina il viso.

<<Ehi>>, rispondo fiacca. Ho la voce ancora arrocchita dal pianto.

Mi osserva e detesto come sembri cercare di leggermi dentro. Non ci troverà niente. <<Tutto bene?>>, chiede affiancandomi.

Annuisco. <<Sì, sono solo di fretta>>. Per dimostrare che è così, inizio a camminare verso l'aula della mia lezione successiva.

Sorride. <<Proprio come ieri quando mi sei venuta addosso>>. Lui fa il carino, io non vedo l'ora di andarmene.

<<Già>>, rispondo priva di entusiasmo. Ti prego, lasciami stare oggi.

Si gratta la testa. <<Ho fatto qualcosa? Ieri sera ci siamo divertiti e volevo solo salutarti>>.

Mi dispiace per lui. Sembra deluso da me. <<No, sono solo io. Ci vediamo>>. Sparisco dentro l'aula dove la lezione è già cominciata. Sento gli occhi di Micah bruciarmi la schiena. So che non capisce, ma non posso parlare con lui.

Non lo conosco abbastanza da condividere il casino che è la mia testa. A malapena mi capisco io e devo conviverci ogni giorno.

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