40. Micah

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 Rotolo fuori dal letto prima che Ava si svegli. Purtroppo dormire con il suo corpo spalmato contro il mio non ha aiutato il mio amico laggiù che si è momentaneamente dimenticato che Ava è off-limits.

Ciò che voglio io in questo momento non rispecchia i sentimenti di Ava.

Ieri notte non riuscivo ad addormentarmi e mentre ascoltavo il lento respiro di Ava contro il mio collo, il mio cervello è entrato in azione e ho cominciato a pensare. Sento di dover fare un passo indietro. Mettere da parte l'attrazione che provo per lei. Non posso avere altro che la sua amicizia. L'ha detto chiaramente.

Il suo cuore appartiene ad un altro.

Per quanto mi dispiaccia per lei, purtroppo c'è di mezzo anche il mio di cuore. Non è ancora amore ciò che provo per lei. Sono sicuro di questo, ma starle così tanto attorno pur sapendo del suo passato non può farmi altro che male.

Devo mettermi un freno. Per il mio bene.

Chiudo la porta alle mie spalle e in contemporanea si apre quella di mia sorella. Damon, con la tenuta da corsa, esce in corridoio. Scoppia a ridere. <<Oddio, stai sgattaiolando via dalla sua stanza?>>.

Sbuffo. <<Sì e allora?>>, chiedo irritato.

Mi tira una pacca sulla spalla. <<Sono contento per te, davvero>>, dice, ora serio.

Indico la porta alle mie spalle, dove Ava sta ancora dormendo. <<Non significa niente soprattutto perché abbiamo solo dormito>>.

<<Ti unisci a me per una corsa così parliamo?>>

Annuisco e scendo al piano di sotto dove tengo la mia valigia. Mi cambio rapidamente e usciamo fuori al gelo. <<Sento di dover mettere un po' di distanza>>, dico dopo qualche metro.

<<Perchè?>>.

<<Cazzo, lei è innamorata del suo ragazzo morto. Io che cosa c'entro? C'è un motivo se sono single da quando sono nato. Non sono fatto per le relazioni>>.

<<Non te la devi sposare domani, Micah>>.

Sbuffo dal naso ed esce una nuvoletta bianca che mi avvolge. <<Mi sto solo chiedendo se ne vale la pena. Ci sono tante cose che lei dice che mi hanno messo dei dubbi>>.

<<Tipo?>>, chiede ansimando lievemente.

<<Ha detto che non sa quando ma lei tornerà a Los Angeles per continuare la sua vita. Non vuole che la cerchi e che rompiamo qualsiasi cosa sia questa>>, spiego. <<Camera sua è spoglia e piena di scatoloni ancora imballati>>.

<<Quando se ne andrà?>>, domanda perplesso.

<<Non lo sa>>.

Impreca. <<Ma cosa cazzo significa? Non ha senso ciò che dice. È qui per studiare, perché cambiare così rapidamente?>>.

Ci ho pensato fino a consumarmi i neuroni. <<Ci sono tante cose che non so di lei e di cui non parla>>.

<<E' strano. Nasconde qualcosa>>.

Aumento il passo. Ho bisogno di scaricare tutta questa tensione con la corsa. <<Non ci sto capendo niente>>, ammetto. <<E ciò che ha confessato ieri cambia le cose. Mi sta dando il tormento>>.

<<L'unico consiglio che posso darti è prenditi del tempo per capire se questa situazione ne vale la pena>>, dice. Si blocca e mi guarda. <<Se lei ne vale la pena>>.

Riprendiamo a correre. <<Non ho la tua pazienza. Non so aspettare due anni per avere la sua totale attenzione>>.

Mi stringe una spalla. <<Se il tuo interesse è reale, la pazienza la trovi>>.

Con le sue parole in testa, mi chiudo nel mio silenzio. Ho bisogno di pensare e ora non ci riesco. Ci sono tante cose che devo analizzare e questo non è il momento per farlo.

Quando rientriamo in casa, la cucina è sottosopra. Mia madre sta preparando il tacchino e ha messo al lavoro anche Ava ed Audrey. Stanno ridendo tutte e tre. È un bel quadretto e mi ritrovo a sorridere nonostante i miei pensieri cupi.

Annuncio la presenza mia e di Damon schiarendomi la voce. <<Cosa succede qui?>>.

Audrey ridacchia. <<Niente>>.

Assottiglio lo sguardo. <<Ceerto>>. Non ci credo nemmeno per un secondo.

Damon raggiunge Audrey e la circonda da dietro con le sue braccia. Le bacia la testa e lei si scioglie nel suo abbraccio. Quei due si amano tanto da risultare carini. Odio ammetterlo, ma a volte provo invidia nei loro confronti.

<<Puzzi>>, le dice Audrey arricciando il naso.

Lui le sussurra qualcosa all'orecchio che la fa arrossire, prima di sparire al piano di sopra. Sicuramente è andato a rubarmi la doccia migliore. Bastardo.

Ava si avvicina cautamente. <<Sei stato a correre?>>, chiede indicandomi.

Annuisco. <<Sì, non volevo svegliarti>>.

<<Non sei stato tu, ma Audrey che ha rovesciato qualcosa nella stanza accanto>>.

<<Oh, okay>>.

Aggrotta le sopracciglia. <<Va tutto bene?>>, chiede preoccupata.

<<Sì, vado a farmi la doccia>>, rispondo. Afferro una tazza di caffè al volo prima di uscire dalla cucina. La loro conversazione riprende alle mie spalle ma non mi sfugge lo sguardo addosso di Ava.

Mi segue fino a quando non sparisco in fondo al corridoio e si estranea dalla conversazione che sta avvenendo fra mia madre e Audrey. Ha capito senza bisogno di spiegazioni che c'è qualcosa che non va.

Apprezzo il fatto che non mi insegua e che non insiste per farmi parlare. Ho solo bisogno di cinque minuti da solo per mettere in ordine i miei pensieri.

QUALCUNO COME MEWhere stories live. Discover now