10. Micah

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 "Le anime affini si salutano

già vedendosi da lontano".

(A. Schopenhauer)


Di solito prima di un allenamento evito di andare alle feste per non dover rifiutare da bere. Nel campus della Cornell sono molto conosciuto in quanto quarterback. Quindi si sentono sempre in obbligo di offrirmi qualcosa.

Quindi quando Ava mi ha invitata ero quasi tentato di rifiutare. Poi invece mi sono presentato. Ed ho fatto bene cazzo, o mi sarei perso lo spettacolo di lei con quel vestitino aderente blu che le fascia le curve in un modo strepitoso. Ha un corpo da urlo.

Sapevo bene che era bella, avrei dovuto essere cieco per non notarlo, ma con quei vestiti larghi che si mette per andare a lezione, non avevo capito quanto. È da perdere la testa. Un cazzo di dieci e lode.

Non so cosa mi stia capitando. Di solito non mi fisso mai su una sola ragazza e non cerco l'impegno dal liceo ormai. La mia vita frenetica non lascia molto spazio alle relazioni. Eppure con Ava mi sento diverso.

Forse invidio un po' quello che hanno Damon e Audrey. Il loro è un amore un po' turbolento, hanno entrambi due caratteracci, ma i loro sentimenti sono forti. Io vorrei per me qualcosa di semplice, poco complicato. Per questo in questi ultimi due anni sono saltato da un letto ad un altro.

Nessuna relazione. Nessuna rottura. Nessuna delusione.

Quando dico che cerco qualcosa di semplice, qualcosa di facile non mi riferisco di certo allo schianto biondo che se ne stava in disparte a guardare gli altri divertirsi. Perché mi sa proprio che Ava è tutto fuorché semplice. Eppure eccomi qui, a seguirla per la stanza in cerca della mia acqua.

Si volta a guardarmi e per la prima volta da quando la conosco, non sembra triste. Mi procura l'acqua e mi sorride. <<Ti va di uscire in terrazzo?>>, propone.

Annuisco e la seguo. Il terrazzo da su un cortile, il retro della casa, e ci sono due poltrone che guardano il panorama. La musica è meno forte qui fuori e ci accomodiamo. <<E' bello qui>>, dico per rompere il silenzio.

<<Sì, è un bel posto>>.

<<Sta arrivando l'autunno>>. È una serata un po' fresca ma è la temperatura che piace a me.

<<Non so com'è vivere al freddo>>, dice ridacchiando. <<A Los Angeles la neve non c'è>>.

Sorrido. <<No, non c'è. Qui l'inverno è tremendo a volte. A me piace, specie se nevica il periodo di Natale. È più suggestiva l'atmosfera>>.

<<Mi piace l'idea di trascorrere il Natale con la neve quest'anno>>.

La osservo con la coda dell'occhio. Sembra rilassata mentre osserva il cielo stellato sopra le nostre teste. <<Non tornerai a casa?>>.

Scuote la testa. <<No>>, risponde secca, chiudendo la questione. Ho preso l'appunto: non le va di parlare della sua vita a Los Angeles. Credo ci sia qualcosa che la fa soffrire e sia anche il motivo del suo trasferimento. Solo che non so cosa e mi tormenta.

Provo a cambiare argomento. Voglio solo conoscerla meglio. <<Hai sempre voluto studiare letteratura?>>, chiedo. Ecco questa è una domanda innocente, giusto?

Appoggia la testa sullo schienale della poltrona e socchiude gli occhi. <<Decisamente no, i miei progetti erano altri. E tu?>>. Risposta rapida e senza spiegazioni. Questa ragazza è un cavolo di mistero. Mi intriga sempre di più.

<<Non è ciò che voglio nella vita, no. Voglio solo diventare un giocatore professionista>>.

Si gira a guardarmi. So quello che vede nei miei occhi: determinazione. Quando mi metto in testa qualcosa, faccio di tutto per ottenerla. <<Credi che capiterai con qualche tuo amico quando verrai scelto?>>

Non se, dice, ma quando. Mi vengono i brividi al pensiero di quello che potrebbe succedere a breve. <<Lo spero, specie Damon. Quel cretino mi manca>>.

<<Vi vedete spesso?>>.

Scuoto la testa. <<Meno di quello che vorrei. La mia vita è incasinata, la sua anche di più. Però lo vedrò questo weekend. Mia sorella si è finalmente decisa a far sapere ai nostri genitori di lei e Damon>>.

Mi guarda perplessa. <<Non lo sapevano?>>.

Scoppio a ridere. <<Lo sospettano, ma no, non lo sanno. Audrey e Damon hanno sempre e solo litigato. Per qualsiasi cosa e non andavano d'accordo. Si detestavano proprio>>.

<<E come sono cambiate le cose fra di loro?>>.

Sollevo le mani. <<Credimi, non voglio saperlo>>, dico inorridito, pensando al mio migliore amico e la mia sorellona che ci danno dentro. Bleah, ora vomito.

Ridacchia. <<In effetti, si tratta di tua sorella>>.

Le sue parole restano sospese nell'aria. Prendo coraggio e lo faccio. Sento la vocina insistente di mia sorella nelle orecchie: "Invitala, Micah". Ok, Audrey, per la miseria!<<Cosa fai domenica?>>, chiedo titubante.

<<Niente?>>.

Ok, bene. <<Ti andrebbe di venire? Mia madre cucina sempre troppo>>.

Scuote la testa. <<No, è una cosa di famiglia. Io che c'entro?>>.

<<Verresti per farmi da sostegno>>, dico serio. <<E poi sarà divertente, credimi. Mia sorella che ammette di avere una relazione con la sua nemesi sarà esilarante per i miei>>.

<<Chi? Io? Da sostegno? Ma se ti conosco a malapena>>, protesta.

Volto il corpo verso di lei. <<E' vero, ci siamo appena conosciuti, ma sai già tante cose su di me e poi non sarebbe nulla di impegnativo. Solo un pranzo gratis cucinato da una brava cuoca. Niente di più>>.

<<Perchè io, Micah?>>.

<<Vuoi la verità?>>.

Ruota anche lei il corpo verso di me. I suoi occhi che cercano i miei anche nella penombra. <<Sempre>>.

<<Perchè mi piaci>>.

Nasconde un sorriso e si mordicchia il labbro inferiore. <<Oh>>, dice sorpresa del mio slancio. <<Posso pensarci?>>.

Le faccio l'occhiolino. <<Certo. Ora il mio numero ce l'hai>>. Ci guardiamo e ridiamo ricordandoci entrambi di come sono andate le cose fra di noi fin dal nostro primo incontro.

Cazzo, Ava mi piace proprio tanto.

QUALCUNO COME MEWhere stories live. Discover now