Cena Di Famiglia - Prima Parte -

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Saverio & Ginevra

Ero impazzita.
E se non lo ero, era qualcosa che ci si avvicinava sicuramente.
Non riuscivo a staccarmi gli occhi di dosso. Non riuscivo davvero a distogliere lo sguardo. Le sue mani sullo sterzo, il suo portamento elegante compreso di vestiario, e il suo viso. Il suo sguardo dritto sulla strada coperto parzialmente dagli occhiali da sole, e le sue labbra che giocavano con denti. Era una specie di tic che aveva ogni qualvolta pensava a qualcosa. Che si trattasse di cose da avvocato o cose famigliari poco importava, lui giocherellava con le sue labbra facendole diventare rosse. Così rosse da volerle baciare ogni volta. Anche in quel momento. Avrei voluto baciarlo, ma allo stesso tempo, non volevo disturbare il suo silenzioso monologo con sé stesso. Lo guardai un'ultima volta prima di appoggiarmi allo schienale dietro di me sospirando e volgendo lo sguardo verso il finestrino. Mi sentivo terribilmente attratta da lui, ma allo stesso tempo, non potevo sembrare la ragazzina con gli ormoni a palla.

« Tutto bene? », domandò Saverio, percependo forse il mio disagio interiore.

Mi voltai nuovamente verso di lui appoggiando il mento sulla mia spalla. « Si e no. »

« Perché, ti senti male? », il suo sguardo cambiò repentinamente insieme alla sua mano appoggiata sul cambio. Me la ritrovai sulla gamba mentre cercava di capire cosa c'era che non andava in me. « Vuoi che mi fermi? »

« No, no. Sto bene. »

« Sicura? Perché ho visto che c'è una piazzola di sosta tra poco. »

« No, e che avevo un pensiero in testa, ma niente di preoccupante. »

« Che tipo di pensiero? », continuò Saverio, peggio del professore di matematica durante l'interrogazione.

« Un pensiero su di te e sulle tue labbra. », affermai con sorriso colpevole.

« Interessante. », sussurrò lui facendosi scappare mezzo sorriso. « Credo che si possa fare senza problemi. », aggiunse azionando la freccia verso la piazzola di cui aveva parlato un attimo prima. Una sensazione di calore mi riempì il petto facendo aumentare il battito del mio cuore.

Si era fermato veramente.
Si era fermato per saziare quella voglia di lui improvvisa.

Lui spense l'auto e si voltò verso di me. Mi scrutò qualche secondo prima di togliere gli occhiali da sole. « Per questo non facevi altro che fissarmi? »

« Già… », ammisi quasi in imbarazzo. Non era una sensazione che mi si addiceva, ma in quel contesto mi sentii come una scemotta che voleva la sua attenzione.

« Non vedo dove sta il problema. », sentenziò come era solito fare e con quel suo modo di guardarmi. Un espressione che faceva presagire il fuoco.

Lui slacciò la cintura di sicurezza e si allungò verso di me. Fece scivolare la sua mano destra tra i miei ricci come la sua lingua dentro la mia bocca. L'accolsi come se fosse stato il mio ultimo desiderio sulla terra. In risposta alle sue mani, alzai anche io le mie su di lui accarezzandogli la nuca.
Un gesto che adoravo e che adorava, perché subito dopo lo sentii ansimare. Dio,  sentire la sua voce colma di desiderio per me, mi faceva sempre vibrare il basso ventre. Saverio esternava sempre quello che provava anche in un semplice bacio. Era una di quelle cose che mi facevano impazzire di lui. Il sapere che c'era con tutto sé stesso anche durante un bacio.

« Saverio… », sussurrai il suo nome mentre la sua bocca si era spostata sul mio collo riempiendolo di baci.

« Mon amour… »

« È meglio tornare, tua madre ci sta aspettando e dobbiamo ancora recuperare Damiano dalla mia. »

« Adesso capisco perché non volevi dirmi niente. », mormorò lui accarezzandomi le labbra con il pollice.

Tu, Che Sei Parte Di Noi Where stories live. Discover now