Nel Meriggio D'oro

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Dario & Anita

Nella mia vita avevo superato tante difficoltà che sembravano insormodabili : le scadenze a lavoro, quell'essere goffa costantemente e i problemi relazionali. Ma ogni qualvolta Dario mi guardava, mi sentivo avvampare come se fosse la prima volta e non sapevo mai come comportarmi. Potevamo trovarci al supermercato o da mia madre durante la cena, ma quando lui mi guardava io bruciavo.

Era una costante. Era inevitabile. Era lui.

Lui incorniciato dai suoi modi di fare e dal suo aspetto fisico amaliatore.Tutto lo rendeva affascinante. I suoi occhi, le sue labbra, il suo fisico asciutto e le sue mani. Le sue mani erano perfette, e la fede che portava all'anulare, creavano una combinazione sensuale. Adoravo guardarle, soprattutto mentre viaggiavano sul mio corpo.

« Ani, tutto bene? », la voce di Dario mi riportò alla realtà e alla nostra camminata mano nella mano verso il grande salone del ricevimento.

« Si, si. Perché me lo chiedi? »

« Perché ti ho vista un po' presa dalle mie mani. », gesticolò come un prestigiatore mentre la mia mano era dentro la sua.

« Ma non è vero! », risi cercando di nascondere la verità.

Lui aveva già capito tutto.

« No? », si fermò in mezzo alla folla che andava verso la sala stringendo i miei fianchi. « Dimmelo ancora guardandomi negli occhi. »

Lo guardai facendomi rapire dai suoi occhi cristallini e dal suo mezzo sorriso. Quelle fossette mi stregavano ogni volta, facendomi dire sempre la verità.

« Ok, è vero. Sei contento? »

Lui continuò a sorridere avvicinandosi al mio orecchio destro. « Sarò contento solo quando con queste manine ti toglierò questo vestito e accarezzerò ogni centimetro del tuo corpo. »

Deglutii a fatica quella poca saliva che avevo in bocca mentre una timida mano, si accostò alla sua nuca accarezzandogli i capelli. Presi fiato, e con voce sottile, allungai le mie labbra tra l'orecchio e la mascella in modo da toccarlo con le mie labbra. « Sono tua. »

Lui rimase fermo per qualche secondo, forse spazzato da quell'affermazione, per poi mordersi le labbra inferiore. Quei giochi tra di noi, andavano avanti da quando stavamo insieme, ma non smettevano mai di annoiarci o stupirci. Noi eravamo così, e non avrei mai pensato la nostra vita diversamente.

« Mamma! », gridò Amalia trascinando mia madre verso di noi. Un tripudio di paillettes color ghiaccio ricoprivano la sua gonna e una canotta di raso dello stesso colore completava il suo outfit da grande serata.

« Tesoro, vi ha cercarti dappertutto. », ammise mia madre con il fiatone lasciando che Amalia venisse verso di me.

« Mamma, stasera vado con nonna? »

« Si amore, stasera andrai con nonna a casa sua. »

« E voi dove andate? Io voglio stare con voi! »

« Amore mio. », si sovrappose Dario abbassandosi verso di lei. « I nonni hanno paura a tornare da soli a casa e ci hanno chiesto se tu potevi fargli compagnia, ti va? »

« Si! Non ti plecurare nonna! Ti farò compagnia io! », esclamò felice voltandosi verso mia madre per poi allungarsi verso l'orecchio di Dario. « Papà, posso portare Pongo con me? »

« Certo, amore mio. », sorrise Dario, accarezzandole la guancia prima di vederla scappare nuovamente con mia madre al seguito. Vederla felice con mia madre rendeva anche me felice, e mi faceva desiderare ancora di più quel bambino tanto cercato.

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