Come Un Libro Aperto

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Saverio & Ginevra

Si dice spesso, e con un pizzico di leggerezza, che dopo in quarant'anni subentra la stanchezza cronica. Un qualcosa che non si può prevedere né evitare, ma che ti risucchia l'energia e la voglia di fare in quei momenti in cui ne avresti più bisogno. Molte volte avevo visto questa piaga d'Egitto in ufficio, e tante volte, mi ero ritrovato a sbattere i pugni e le cartelle di turno sulla scrivania pur di far sentire la mia presenza. Io non conoscevo di persona quella piaga, ma soprattutto, non ne avevo avuto il tempo avendo vicino una donna come Ginevra. Non avrei mai potuto immaginare di trovare una donna così innamorata, passionale, e che non accetta un no come risposta. La guardai di sfuggita mentre stringevo la sua mano nella mia ed uscivamo da villa Smeralda. Lei mi sorrise sfiorando il mio cuore con il suo sguardo ammaliatore, mentre Mirko è Claudia ci seguivano velocemente.

« Allora dottor Testi, ci vediamo davanti all'hotel Villa Marina. Queste sono le chiavi, mi raccomando non perderle. », vidi sul suo viso l'incertezza che lo contraddistingueva e lo rendeva quello che era. « Domande? »

« In realtà si, non possiamo partire insieme da qui? »

« Ma certo che partiamo insieme, però se in caso ci perdiamo di vista, ci troviamo là. Ti mando la posizione su whatsapp, ok? »

« Ok. A dopo allora. », rispose più tranquillo Mirko allontanandosi così Claudia al seguito.

« Non capisco perché Mirko abbia così tanta paura di te. », ridacchiò Ginevra allungando la mano verso la portiera della nostra auto.

« Non lo so! Eppure sono sempre gentile con lui! », ridacchiai dando un'ultima boccata la sigaretta che avevo acceso da poco prima di buttarla via.

Lei notò quel gesto, e non appena fummo dentro l'auto, non tardo a chiedere.

« Sa, come mai hai buttato la sigaretta a metà? »

« Volevo solo qualche boccata, non avevo tanta voglia di fumare. », risposi cercando di nascondere un sorriso colpevole.

In realtà l'avevo fatto perché avevo paura che lei fosse incinta e che quel fumo passivo potesse farle male.

« Guarda che non sei bravo con le bugie, nonostante tu sia uno dei migliori avvocati di Milano. », rise lei allacciandosi la cintura di sicurezza.

Sorrisi ancora una volta cercando di evitare il suo sguardo, quando sentii le sue mani afferrare il mio viso e la sua lingua dentro la mia bocca. Gemetti con sorpresa mentre anch'io allungava le mie mani su di lei. Il suo collo nudo ed esposto, fu subito preso di mira dalle mie mani e dalla mia voglia che cresceva. Lei sapeva farmi perdere la testa in un secondo. Proprio quando ero pronto a tutto, anche ad abbassare la zip, lei si spostò di scatto guardandomi dal suo posto.

« Che significa? », bofonchiai eccitato e con un sorriso da ebete sulle labbra.

« Volevo solo un bacio, niente di più. »

« Solo un bacio? », replicai pulendomi del suo rossetto con il dorso della mano. Tutto potevo credere, ma non che fosse solo un bacio.

« Non ci credi, vero? Beh, neanche io credo alla storiella dell'ultima boccata di sigaretta. Quindi, dimmi la verità. », affermò decisa stringendo le braccia sullo sterno.

Sorrisi come uno scemo negando con il capo. Come sapeva fregarmi lei, nessuno. Accesi l'auto, e facendo inversione, rimasi in silenzio ma con quel sorriso che non riuscivo a camuffare.

« Ebbene, sto ancora aspettando, avvocato Monte. »

Le diedi un'ultima occhiata con mezzo sorriso, per poi diventare serio e con gli occhi dritti sulla strada. « Voglio evitare di fumare in tua presenza. Sia perché tu lo stai già facendo ma non vuoi ammetterlo, sia perché potresti sentirne la necessità. E io non voglio essere la causa del tuo malessere. »

Tu, Che Sei Parte Di Noi Where stories live. Discover now