La Mia Favola

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Dario & Anita

Mentre correvo verso il bagno, i ricordi frammentati di quella sera lontana tornarono prepotenti nella mia mente, facendomi rivivere quella tristezza e angoscia come se fosse successo un attimo prima. Iniziai a ricordare le lacrime che scendevano dal mio viso e cadevano sul pavimento, il singhiozzo che scandiva il mio respiro e le mie urla disperate verso quella porta ormai chiusa. Quel ricordo lontano ma ancora vivo nel mio cuore, esplose dentro di me travolgendomi inaspettatamente. Fu una cosa talmente inattesa e amplificata dal vino, che mi ritrovai in bagno senza darmi altre alternative. Sentii la voce di Dario che mi seguiva e la sua mano sbattere contro la porta nel momento esatto in cui stavo per chiuderla dietro di me. La lasciai scivolare sotto le sue mani, dandogli la possibilità di entrare. Mi rifugiai subito davanti al lavabo appoggiandoci mani.

« Anita… », sussurrò chiudendosi la porta alle spalle tramite la mano destra. Il suo viso guardava il pavimento come a voler recuperare le parole giuste.

« Lo so, sono una stupida. Non dovrei pensare a certe cose. Ma, quella sera non è stata cosa da poco e ha lasciato uno squarcio dentro di me. Mi hai fatto male Dario, mi hai fatto molto male. E forse il fatto che non ne abbiano mai parlato ha contribuito a lasciare questa voragine dentro di me. »

« Allora parliamone. », ribatté subito lui con gli occhi rossi come come i miei. « Parliamo di tutto quello che vuoi. »

« Scusate ragazzi, ma noi stiamo andando via. Si è fatto tardi, e vorrei scoparmi mia moglie prima che l'effetto del vino faccia effetto anche su di me. Ci sentiamo domani, ok? », la voce do Saverio si fece spazio dentro il bagno da dietro la porta ricordandomi che in salotto c'erano ancora anche gli altri.

« Ok… », rispose Dario con un tono di voce basso guardando la porta.

La guardai anch'io ascoltando i suoi passi che si allontanavano e ci lasciavano definitivamente da soli. Mi voltai con le spalle rivolte verso il lavabo portando le mani in faccia. « Cosa ho combinato? »

« Non hai combinato un bel niente. », affermò prendendo le mie mani nelle sue. « Quella sera è stata devastante, me ne rendo conto. Ma credevo, quale idiota sono, che tu avessi metabolizzato o comunque realizzato che non vale nulla quello che ti ho detto. Era solo la paura a parlare e nulla più. Non c'era un fondo di verità in quelle parole, non ero io in quelle parole, non ero me stesso. Ero solo tremendamente impaurito da quel sentimento che provavo da quando ti avevo conosciuta, da quando ti ho vista volare tra le mie braccia. Eri così bella, così sincera e buona che mi hai spiazzato. Non ero abituato a tutto quello splendore e ho avuto una fottuta paura di farti del male. Quella sera sono morto dentro, e forse sarei morto volentieri, se avessi saputo che avrei espiato tutti i miei peccati. »

« Tu non hai peccati da espiare. »

« Non ne sarei così sicuro se sono nella rosa di quelle persone che ti ha fatto soffrire. Ma ci sta, mi merito di stare lì »

« Tu ti meriti di stare accanto a me. Il mio sfogo non era riferito al presente, ma a quel sentimento negativo del passato. Ho sofferto tanto quando ti ho sentito pronunciare quelle parole. Mi è crollato il mondo addosso. »

« Lo so. Scusami. Scusami se ti ho ferita. Non era mia intenzione. Io ti amo, Anita. Sei l'unica persona che io abbia mai amato e l'unica a cui non vorrei mai infliggere dolore. », sussurrò prendendo il mio viso tra le sue mani. « Perdonami. »

Le sue parole scivolarono sul mio cuore facendomi perdere un battito. Lo guardai tremante e godendomi quegli occhi azzurri che tanto amavo. Presi per le estremità gli occhiali che portava, e con un gesto lento li tolsi dal suo naso. Poi li poggiai sul lavabo dietro di me, tornando ad accarezzare la sua mascella liscia con un sorriso malizioso. « Solo se tu perdoni me… »

Tu, Che Sei Parte Di Noi Where stories live. Discover now