La Torta Dei Cinque Minuti

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"La felicità non dipende dalle cose esterne, ma dal modo in cui le vediamo."
LEV TOLSTOJ

Dario & Anita

Non appena uscii dallo studio, un sorriso felice solcò il mio viso, pensando ad Anita e alla sua reazione vedendomi arrivare. Non era in programma un pranzo insieme, ma l'effetto sorpresa era da sempre uno dei suoi preferiti. Appoggiai i miei Rayban sul naso, e mi avviai verso la sua agenzia ascoltando L'Italiano di Toto Cutugno. Le canzoni anni ottanta erano da sempre le mie preferite, e lui nello specifico, aveva da sempre riempito la mia stanza con le sue note e la sua voce graffiata, grazie a mia nonna Amalia e il suo piano per inculcarmi qualcosa che non fosse donne o sesso. Tamburellavo sullo sterzo cantando contento, tra un semaforo rosso e una precedenza data ad una avvenente vecchina che mi strizzò l'occhio destro. Risi abbassando il capo per poi dirigersi in uno dei parcheggi davanti all'agenzia. Entrai allegro salutando tutti quelli che conoscevo, infilandomi velocemente dentro l'ascensore pieno di gente prima che partisse. Strinsi la braccia tra di loro guardando il numero che cresceva mentre tutto il resto spariva al pensiero di Anita e la sua felicità. Uscii dell'ascensore guardandomi intorno chiedendomi se Anita fosse in giro. Poi, dopo aver scorto Federica da lontano, e i suoi segnali inequivocabili, mi diressi verso lo studio di Anita. La porta era semiaperta e lei assorta nella lettura spasmodica di un foglio pieno di parole. I suoi occhi si muovevano lenti e attenti e le sue mani sorreggevano il capo, segno che quello che stava leggendo non la convinceva a pieno. Amavo come s'impegnava nel suo lavoro e a come si era sempre distinta per la sua caparbietà e serietà.

Era meravigliosa sotto ogni punto di vista.

« Se devi litigare con quel foglio, forse è meglio che io passi più tardi. », affermai serio facendole alzare lo sguardo. Uno sguardo che si illuminò subito e che fece lo stesso con il mio.

« Amore! », strillò alzandosi di scatto e buttandosi letteralmente tra le mie braccia. Indossava una maglia a manica lunga con scollo a V nera, inserita all'interno di una gonna lunghissima verde scuro. « Cosa ci fai qui? Non credevo che oggi avessi la pausa pranzo libera. »

« Infatti era così, ma grazie a qualcuno di mia conoscenza e di cui porto il nome nella fede, è andato tutto a farsi benedire. In senso positivo, ovviamente.»

« Ma in che senso è colpa mia? », domandò preoccupata lasciando il mio collo e pre dandomi per mano in modo di chiuderci la porta alle spalle.

« Non è proprio una colpa, ma il fatto che tu abbia parlato con Claudia, e l'abbia "informata" della possibilità di avere una "fisioterapista" non è stata presa molto bene dalla signora Testi, organizzando una giornata di provini dopo aver messo un annuncio su internet. »

« Ma io non ho detto nulla a Claudia. », affermò sorpresa appoggiandosi alla scrivania.

« Sei sicura? Perché Claudia ha fatto mettere i piedi dentro una scarpa a Mirko ieri sera. », risi allungando nuovamente le mie mani verso i suoi fianchi.

« Sicurissima. »

« Quindi, signora Mancini, vorrebbe farmi credere che lei non ha detto niente a nessuno? »

Tu, Che Sei Parte Di Noi Where stories live. Discover now