Fuoco e Fiamme

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Saverio & Ginevra

« Spero che sia stato chiaro per tutti, e che io non mi debba ripetere due volte. Anche perché è mia consuetudine farlo solo tra le lenzuola. », affermai tra l'ironico e l'incazzato sbattendo sul tavolo i fogli che avevo tra le mani.

Il ripetermi e rispiegare le cose, era sinonimo di fallimento nella spiegazione dettata anche dal poco interesse da parte dei miei cari colleghi. Una cosa che non tolleravo minimamente ma che accettavo nonostante li avrei presi tutti a testate. Infilai velocemente i fogli dentro la mia ventiquattrore quando vidi con la coda dell'occhio Mario che boccheggiava sperando di farsi notare da me, senza farmi arrabbiare.

« Mario. », sbuffai chiudendola e appoggiandomi annoiato su di essa.

« Avvocato Monte, ci sono dei documenti che non sono ancora stati firmati. Come facciamo ad avere tutto pronto per dopodomani? »

« Punto primo non mi chiamare Avvocato Monte solo perché adesso sono il tuo capo, e punto secondo, la documentazione arriverà entro domani. Manderò personalmente una letterina di sollecito e tutti vivremo felici e contenti. Altre domande ovvie? », domandai irritato afferrando la ventiquattrore dal manico.

« No, avvocato Monte. », sussurrò impercettibilmente provocando la mia ira.

Lo mandai a fanculo silenziosamente ma con uno sguardo di fuoco, e uscii dalla stanza allentando la cravatta nera che indossavo.

Quando era troppo era troppo. E che cazzo.

Entrai nel mio studio lanciando la ventiquattrore sul divanetto e togliendomi di fretta e furia la giacca nera, rimanendo con il gilet grigio scuro e i gemelli argentati ai polsi. Tolsi la cravatta che indossavo, avvicinandomi piano alla mega finestra che avevo di fronte. Osservai distrattamente tutto quello che avevo sotto ai piedi con una certa agitazione addosso. Essere il socio di una grande azienda come quella a volte mi faceva esasperare. Infilai entrambe le mani nelle tasche pensando ad un modo per calmare i miei nervi tesi, quando sentii qualcuno entrare dentro lo studio.

« Sai, a volte mi fai proprio tenerezza. », mi voltai leggermente sulla destra accorgendomi subito di Tancredi e del suo completino blu scuro. « Dovresti concederti una bella vacanza alle Mauritius. »

Mi voltai completamente verso di lui con un mezzo sorriso stampato sulle labbra. « Oppure potrei licenziare qualcuno. Qualcuno che mi rompe i coglioni proprio come in questo momento. »

« Ma dai, non sono poi così stupido. Io ho afferrato immediatamente quello che volevi dire. Infatti sono uscito subito dopo con Tiziana. », gongolò lui, toccandosi le labbra con la mano sinistra.

« E menomale, due coglioni non li avrei retti di certo. », risi sedendomi per metà sulla mia scrivania. « Piuttosto, parlami di Tiziana »

« Vedo che questo particolare non ti è sfuggito però! »

« Ho ancora un certo fiuto per determinate cose, pur essendo fuori dal giro da un po. »

« Diciamo, che ci divertiamo insieme. »

« Ma? »

« Ma, non sono pronto per quel tipo di cose. »

« Che tipo di cose? », risi incrociando le braccia al petto.

« Dai, lo sai meglio di me. »

« No, che non lo so. », continuai la mia messa in scena mettendolo in difficoltà.

« Non sono pronto alle relazioni serie e a procreare! Cioè, mi ci vedi come padre? »

« In effetti no, Dio ce ne scampi. », ridacchiai afferiscono un sigaro dal contenitore in legno intarsiato che avevo lì vicino.

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