Disinnescare - Seconda Parte -

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Dario & Anita

Durante tutta la mattinata passata allo studio, non avevo fatto altro che pensare ad Anita. Ero stato uno stupido. Uno stupido pieno di orgoglio, che dimentica purfino le cose importanti. Quella visita era importante per lei, per noi. Avevo visto sul suo viso un velo di preoccupazione, scalfito solo dal mio sorriso e da quella promessa che le sarei stato vicino. Promessa che era andata a puttane e che aveva reso me un vero coglione. Per quanto fossi arrabbiato per la situazione e per quella gelosia immotivata, ero passato dalla parte del torto con gli interessi. Forse aveva ragione. Forse non ero quel marito premuroso che la faceva sentire al sicuro. Forse ero solo il solito cazzaro pieno di me e di belle parole. Forse ero il solito Dario.

« Allora signora Presti, questa è stata l'ultima seduta. Credo che lei abbia ripreso la completa funzionalità del braccio destro, proprio come avevo preventivato. Le consiglio inoltre di non stoppare le vitamine che le ha prescritto il suo medico, e di farsi risentire se avesse ancora dolore. », affermai davanti alla porta della palestra augurandomi le mani dopo averle lavate.

« Dottor Mancini, io la ringrazio per essersi preso cura di me. E le dico anche, che un po 'mi dispiace non dover più venire qui. », rise la signora ricordandomi vagamente mia nonna.

« Signora Presti, sa bene che questo è il mio lavoro, ma posso dirle che anche io mi sono trovato bene con lei. », sorrisi pure io aprendo la porta per farla accomodare fuori. « La signora Vanda, la sta aspettando per darle la documentazione e tutto il resto. Mi stia bene, e si riguardi. »

« Dottore, le auguro tanta felicità a lei e alla sua famiglia. », prese la mia mano destra stringendola forte provocando un altro sorriso.

« La ringrazio signora Presti, e tante belle cose anche a lei. », lasciali la sua mano con le due parole in testa.

"Auguro tanta felicità a lei e alla sua famiglia."

Già, la stessa felicità che gli stavo donando proprio in quel momento.

Chiusi la porta della palestra alle mie spalle, e mi diressi verso la nostra stanza privata, dove trovai Mirko con gli occhi al computer. Sbuffai allungandomi verso la finestra che si trovava a metà stanza, guardandoci attraverso e chiedendomi quanto potevo essere coglione.

« Sei ancora arrabbiato con Anita? »

« No, sono arrabbiato con me stesso. »

« Cosa è successo? »

« È successo che mi sono dimenticato l'appuntamento con la ginecologa e Anita è dovuta andare da sola. È successo che mi sono incazzato con lei, perché pensa che io non sia un buon padre e marito e poi la lascio da sola nel momento del bisogno. È successo che sono un coglione e che dovrei mettere da parte questo orgoglio del cazzo e non legarmela al dito. È successo che, nonostante tutto, Saverio aveva ragione. », mi voltai verso di lui mettendo le mani in tasca. « Dovevo insistere sul voler stare con lei, anche solo abbracciandola. Invece mi sono fatto prendere dalla rabbia. »

« Da, succede a tutti. »

« E a te? », chiesi duro avvicinandomi alla scrivania. « A te succede? »

« Succede che mi arrabbio, certo. », rispose lui continuando sulla tastiera.

« E ti succede di ignorarla per tutta la notte? »

« Ma che c'entra, tu hai un'altro carattere. »

« Non hai risposto alla mia domanda. », affermai poggiando entrambe le mani sulla scrivania.

Lui alzò lo sguardo sentendosi braccato e un po' intimorito da quel mio slancio. Chiuse il computer portatile che aveva davanti poggiando entrambe le braccia su di esso, guardandomi dritto negli occhi.

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