I'll Fly With You

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Saverio & Ginevra

La pazienza è la virtù dei forti, recita un detto popolare e di uso comune. Personalmente, non era virtù che mi si addiceva, ma che mi ritrovavo a fronteggiare durante le mie giornate interminabili allo studio. Virtù che dovetti accettare anche quella mattina mentre me ne stavo seduto in una Caffetteria del centro, in attesa che Ginevra mi chiamasse per avere il responso del suo ennesimo colloquio di lavoro. Rigirai ancora una volta il cucchiaino all'interno della tazzina dove si trovava, ormai freddo, il mio espresso amaro, ricordando le parole di Ginevra e il suo sogno lavorativo. Voleva trovare anche lei il suo posto nel mondo. Non avevo niente in contrario su questo, ero contento se lei si sentiva realizzata e felice sebbene i soldi non fossero mai mancati a casa. Anzi, per dirla tutta, eravamo ricchi da fare schifo, nonostante avessimo deciso di continuare a vivere nella mia mansarda e lasciare casa di Ginevra a suo fratello Giulio. Era lì che eravamo diventati una famiglia, era lì che mi aveva mollato un ceffone dopo aver fatto il test di gravidanza ed era lì dove era successo il fattaccio dell'antilope. Quella sera, non avevo idea di cosa sarebbe successo dopo, tuttavia, non ebbi nessun dubbio. Chiamala stupidità da uomo innamorato o ingenuità del principiante, ma non ci pensai neanche un secondo a farlo senza. Sapevo che poteva rimanere incinta, ma la cosa non mi spaventò per niente. E lì, seduto a quel tavolo, mi sorpresi a sorridere ripensando a quella sera e di quello che ne venne dopo. Sorrisi di quel ricordo ancora nitido nella mia mente come per tutto il resto.

Le avevo stravolto la vita.

Ma come si fa a non farlo, quando hai davanti agli occhi una donna di quel genere? Come fai a non desiderare di creare qualcosa di solido, quando lei è l'unica persona a cui pensi dall'alba al tramonto?

Era diventata il mio tormento. Il mio dolce tormento.

Tornai sulla tazzina bevendone il contenuto tutto d'un fiato, e prendendo il cellulare nella mano destra, mi avviai verso l'uscita guardandomi nel riflesso della porta. Avevo indossato un giubbotto color cammello e una camicia di jeans abbinata ad un pantalone di un tono più scuro. Lei aveva anche scalfito quel mio essere super elegante in qualsiasi occasione. Adesso, quando uscivo solo con Ginevra, mi piaceva anche vestire casual proprio come lei. Sorrisi ancora una volta mentre spingeva la porta della Caffetteria, quando sentii il cellulare squillare.

« Mon amour. », risposi continuando con quel sorriso.

« Dove sei? »

« Sono rimasto nei paraggi. Non mi sono allontanato molto da dove avevi il colloquio. », affermai attraversando la carreggiata.

« Avevi paura che andasse male? »

« No, non volevo allontanarmi dal mio cuore. », risposi guardandola da lontano. Indossava un paio di jeans, un maglione rosa e un giubbotto di pelle. Si guardava intorno cercandomi con lo sguardo spostando I capelli dietro l'orecchio. Rimasi ad osservarla incantato.

« Sa... dimmi dove sei... », sussurrò arrossendo.

« Sono qui... », le dissi sperando che trovasse il mio sguardo senza indicazioni.

E fu proprio così.

Il suo sguardo si tuffò nel mio. Il mio sorriso fu il suo sorriso. Semplicemente.

Lei chiuse la chiamata, e con un passo veloce, iniziò ad avanzare verso di me. La vidi correre verso di me tenendo la sua borsa marrone. Correva con quel meraviglioso sorriso e i suoi occhi nocciola. Protesi le braccia verso di lei dandole la spinta giusta per saltarmi addosso. La presi tra le mie braccia quasi barcollando per la potenza che ci aveva messo nel salto.

« Mon amour. », sussurrò riempiendomi di baci senza darmi la possibilità di parlare o respirare.

« Com'è andata? », domandai tra un bacio e l'altro.

Tu, Che Sei Parte Di Noi Where stories live. Discover now