Libero Arbitrio

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Dario & Anita

Dario era così, un fiume in piena. Ormai dopo tutti gli anni passati insieme, avevo le percezioni extrasensoriali ogni qualvolta si creavano questo tipo di situazioni. Situazioni in cui lui si buttava a pesce senza capire le reali conseguenze se non ore dopo e a mente lucida. Era pazzesco come lui si tramutarsse in quello che poi non è, facendo talvolta gesti affrettati. Proprio come la sfuriata messa in scena davanti alla preside. Aveva sicuramente ragione, ma ci sono sempre modi differenti per dire poi la stessa identica cosa. Cercai invano più volte di fermare la sua corsa verso la classe dove tenevano Amalia e Damiano. Volevo guardarlo negli occhi e calmarlo.

« Amore. », lo chiamai senza ricevere risposta. « Amore, per favore puoi fermarti? », incalzai prendendolo finalmente per il braccio destro e fermando la sua corsa.

« Dimmi. », il suo sguardo era glaciale, e la sua voce bassa e secca. Sentii un brivido percorrere la schiena facendomi riflettere su quello che sarebbe successo dopo.

« Amore, potresti fare un respiro profondo e calmarti? Penso che non sia una buona idea farci vedere sul piede di guerra. »

« Forse non hai capito cosa ci ha appena detto la preside. »

« Ho capito benissimo. Ma arrabbiarsi così non risolverà il problema. », continuai accarezzandogli la guancia destra. « Dobbiamo farci vedere tranquilli da Amalia e da quel birbante di Damiano. »

« Ok, » rise lui, prendendomi per mano ed entrando dentro la stanza incriminata.

Ed erano proprio lì. Seduti uno di fianco all'altro come due detenuti e con in viso il risultato delle loro marachelle. Damiano verde dalla testa ai piedi e Amalia con un ciocca mancante alla sua codina destra. Ci scappò subito un sorriso divertito non appena gli sguardi dei due malcapitati si incrociarono con i nostri.

« Papà è stato Damiano! », si giustificò subito Amalia guardando suo padre.

« Non è vero! », esclamò Damiano cercando di farsi credere.

Degno erede di suo padre, pensai avvicinandomi a lui e toccandogli i capelli verdi.

Dario invece, si abbassò su di lei tenendosi con le ginocchia esaminando la codina di Amalia con un sorriso tenero. Mi si scioglieva il cuore ogni qualvolta lui la guardava così. Era completamente innamorato di lei.

« Papà, sei arrabbiato con me? »

« No amore, non potrei mai esserlo. », le disse accarezzandole i capelli.

« E con me? », replicò Damiano speranzoso.

« Neanche con te, anche se dovresti rivedere un attimo il tuo modo di giocare. Non si tagliano i capelli in questo modo alle signorine, come non si rovesciano i colori in testa ai giovanotti. », li guardò entrambi con un sorriso divertito ma con quel tono di voce che cercava di insegnargli qualcosa.

« Mi hanno detto che la festa è qui, ma non vedo né la vodka né i miei cubani preferiti! », esclamò Saverio entrando nella stanza insieme a Ginevra. Le sue entrate ad effetto erano sempre epiche, anche nei posti più impensabili.

« Sai, credo che in questa scuola pecchino di organizzazione. », ribatté Dario alzandosi e andando verso di lui, abbracciandolo forte e ridendo entrambi come due ragazzini.

« Hai proprio ragione, Dottore. Soprattutto se si tende a minimizzare quello che fa mio figlio. »

« Cioè? »

« La preside ha detto che Damiano è stato preso da un gioco goliardico e che sono cose da bambini. »

« Che cosa? A me ha detto che dobbiamo dividerli perché insieme fanno scintille! », esclamò Dario guardandolo allibito.

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