Pour Moi?

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Saverio & Ginevra

Gli uomini, creature indecifrabili e affascinanti, avevano da sempre catturato la mia attenzione. Fin da piccola, la loro bellezza e il loro essere "maschi", mi aveva incuriosita e conquistata. Stavo lì a fissarli tra i banchi di scuola e tra i corridoi dei supermercati con lo sguardo sognante. Ognuno di loro aveva una bellezza diversa e ognuno di loro mi prendeva per cose diverse. Avevo anche avuto tanti "fidanzatini" sia alle medie che superiori, ma fu proprio a metà di quel percorso scolastico che incontrai il "prescelto". Non era una bellezza convenzionale, e non era neanche bello in senso lato, però mi aveva colpita per i suoi modi e per l'intelligenza che possedeva. Ci ritrovammo a fare sesso dentro l'auto di suo padre parcheggiata dentro il loro garage senza averlo preventivato, ma con la voglia di due liceli allupati. Non fu bellissimo, e per dirla tutta, non fu neanche questo granché, ma il solo fatto di aver consumato quella cosa per la quale mi svegliavo la mattina, mi fece sentire donna e con la consapevolezza che se solo l'avessi voluto, avrei potuto avere tutti gli uomini che prendevo di mira. Giuseppe, Ernesto e Alberto, furono i nomi dei miei primi ragazzi all'università con la quale intrattenni le mie prime esperienze sessuali. I primi tre con la quale iniziai a capire come andava quel mondo sessuale e cosa mi piaceva. Mi sentii libera di sperimentare e vivere la mia sessualità come piaceva a me. Passavo le mie serate senza impegni e senza pensarci troppo fino a quando non conobbi Joseph Weber ad un corso di fotografia. Lui era il maestro e professore di vita, e io pendevo letteralmente dalle sue labbra. Il suo aspetto da uomo maturo, aiutato da quella barbetta brizzolata e dai suoi occhi profondi nocciola, mi colpì immediatamente, come il suo corpo sul mio. Fu tutto molto veloce e travolgente, ritrovandomi china sulla sua cattedra la sera stessa. I giorni e i mesi passarono in fretta, e i nostri incontri iniziavano e finivano tutti allo stesso modo, facendomi innamorare come una stupida di quello spirito libero e senza inibizioni. Non potevo dire la stessa cosa di lui, anzi, non appena il nostro rapporto si fece sempre più intenso e serio, Joseph iniziò a guardarsi intorno in cerca di una nuova musa. Si, perché ero stata anche quello per lui, la sua musa.

Il suo ibisco.

Ma si sa, i fiori non durano per sempre, proprio come il nostro rapporto inesistente. Un rapporto che avevo costruito solo nella mia mente e che credevo con un lieto fine. Sicuramente il mio pensiero non collimava con il suo e quello della sua allieva ventenne scopata sulla "nostra" cattedra come se non ci fosse un domani. In quel momento capii una cosa importante e che lui ripeteva sempre: L'amore, in effetti, complica solo la situazione.

Aveva ragione lui.

Se io non mi fossi innamorata di Joseph come una stupida, magari, avrei preso meglio quella visione non richiesta, e non avrei preso a calci e a bastonate le sue Nikon e tutte le fotografie che aveva delle sue "muse" appese alle pareti.

Proprio per quel motivo, e proprio perché ne avevo abbastanza di quel sentimento che ti logora il cuore, avevo chiuso definitivamente con l'amore e avevo usato gli uomini a mio piacimento. Un po come rivincita, e un po come un ritorno alle origini.

Proprio come avevo fatto con Saverio. Era iniziato tutto come un gioco. Un gioco alla quale avevo dato il giusto peso, ma che mi si era ritorto contro. Lui era il solito donnaiolo, il solito sciupafemmine a cui non fregava nulla delle donne. Almeno, così mi era sembrato dai racconti di Claudia e Mirko e dal suo sguardo da conquistatore nel nostro primo incontro. Mi aveva spogliata con gli occhi e io l'avevo aiutato con la zip.

Lo volevo ad ogni costo.

Quello che venne dopo, fu qualcosa di inspiegabile e travolgente. Così impetuoso e prorompente da sradicare in me tutte quelle assurde convinzioni che avevo, trasformandomi in moglie e madre in un lasso di tempo così ridotto, da farmi credere per la prima volta nei miracoli.
Un miracolo che si era svolto in un piccola spiaggia della Sicilia alla presenza di pochi intimi e di nostro figlio come paggetto.
Non appena iniziai la mia camminata verso il percorso costellato di rose bianche e un tappeto dello stesso colore, capii che era quello il mio posto. Capii che quei meravigliosi occhi nocciola che erano lì per me e per nessun'altra.

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