Pentimento

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GABE

La portai in salotto. Volevo aprirmi con lei ma allo stesso tempo volevo scappare. I ricordi del mio passato erano come un tornado. Avevo paura che lei non capisse, che mi credesse pazzo. Avevo paura che non mi amasse. Questo era il mio tormento da quando avevo capito di tenere a lei. Ora che la vedevo lì, seduta di fronte a me, in attesa del mio racconto...non era più solo sesso, non era più un gioco. Stava per cambiare tutto.
Stavo per portare le cose a un livello del tutto nuovo. Presi un respiro profondo e iniziai.
-" Devi sapere che quello che sto per dirti non lo sa nessuno. Nemmeno Daniel. Sa di mia madre ma non sa cosa c'è dietro tutto quello che ho passato."-
Lei annuì e continuai.
-" Quando ero un bambino, crescevo in modo normale. Avevo i miei giochi, i miei amichetti di scuola, stavo sempre al parco ma non dimenticavo mai di studiare e di dedicarmi allo sport. I voti erano altissimi, mi ripetevano sempre che ero un genietto. Ero intelligentissimo. Avevo affetto, insomma ero un bambino amato. Il problema si è presentato quando all'età di 8 anni, è arrivato mio nonno. Era un uomo freddo, calcolatore, burbero ma capace di lodarti e saper "leggere" le persone in modo molto eloquente. Aveva una personalità strana ma mi ci affezionai. Lo vedevo poco ma non mancava mai di darmi consigli pratici. Se con me sapeva essere quasi tenero, con mio padre non lo era affatto! Era sempre furioso, lo trattava in modo denigratorio, tanto da far sentire mio padre una nullità. Penso lo reputasse un' incapace! Una volta era arrivato a dirgli che mio padre era la sua più grande delusione..."- T mi prese la mano e mi diede una leggera stretta per incitarmi a continuare.
-" Da quel momento, cominciarono i problemi. Mio padre tornava sempre più tardi, sempre incattivito. Pensavamo che fosse stressato e anche lunatico per via del lavoro ma poi la situazione peggiorò ancora. Iniziò a diventare cinico e freddo anche lui, con me non era più il padre affettuoso di prima, divenne più crudele soprattutto verso di me. La mamma lo difendeva sempre fin quando un giorno, avevo preso una nota a scuola. Per lui era inconcepibile e prese la cintura.."- Deglutì. Questa parte gliela avrei risparmiata volentieri ma lei meritava di sapere tutto.
Mi tenne stretta la mano per darmi conforto.
-" Mi picchiò a colpi di cinghia. Quando uscì da quella camera, non fui più lo stesso bambino. Una delle persone di cui mi fidavo di più, mio padre, mi aveva appena frustato. Senza pentimento il giorno dopo, mi salutò e se ne andò in ufficio. Era del tutto normale per lui."- I ricordi erano come una marea in quel momento, piombarono di colpo e prima che potessi trattenermi, mi tremò la mano. Teresa me la prese e le unì tutte e due alle sue, baciandomele. Quel gesto deviò il flusso dei miei pensieri e mi scaldò il cuore. Mi sorrise, poi mi strinse di nuovo le mani, per darmi di nuovo coraggio.
-" Da quel giorno rimasi scioccato anche se pensai fosse un' episodio isolato. Tempo dopo per ogni cosa non eseguita come si conveniva in quella casa, mio padre usò sempre la cintura. Voleva che imparassi la disciplina e a non provare emozioni. Un bambino di 8 anni senza emozioni? Impossibile e questo lo sapeva bene..per questo continuò. Gli anni passavano, vedevo i miei compagni di scuola crescere e ricevere affetto. Io invece no, ero condannato ad avere una formazione diversa. Quando arrivarono le superiori, tutto cambiò.
Per compiacere mio padre provai un modo diverso di agire, come voleva lui. Senza esitazioni, mi candidai in tutto, divenni un robot, con etica e crudeltà, senza peli sulla lingua. Non lasciavo nulla di intentato. Poi un giorno vidi una ragazza. Ero suo gradini all'uscita da scuola che corse verso suo padre e lo abbracciò. Era così che avrei voluto che mio padre mi abbracciasse, c'era tutto l'amore di una famiglia in quel momento. Lei viveva quello che io non avevo e questo mi fece infuriare a morte. Li odiai per avermi fatto provare invidia e desiderio. Io non potevo permettermi quei sentimenti nè tantomeno quei momenti. Giurai che mi sarei vendicato su di lei per avermi fatto provare quello che non avrei mai avuto."- Girai lo sguardo verso di lei e le vennero le lacrime agli occhi. Aveva capito che quella ragazzina era lei. Mentre trattenne il respiro non mi fermai e continuai.
-" Divenni ancora più cattivo, non riuscivo a togliermi dalla testa quei visi felici. Non riuscivo a togliermi TE dalla testa!"-
Lei spalancò gli occhi incredula.
-" Cominciai a pensarti, volevo che anche tu soffrissi, che tutti fossero infelici. Ero arrabbiato con il mondo. Iniziai a diventare un bullo, ero sempre più perverso e crudele. C'erano momenti in cui volevo...io volevo.."-
Mi fermai e distolsi lo sguardo da lei.
Mi alzai e cominciai a camminare..
Non dissi più nulla per tanto tempo. Poi lei parlò:" Continuai."-
La guardai: -"Sei sicura?-"
Annuì e con espressione cauta riniziai a parlare.
-" Io volevo che tu diventassi come me. Che fossi la mia nemesi, volevo che tu provassi quello che provavo io. Dopo che tu mi avevi fatto sentire in quel modo, toccava a te pagarne le conseguenze in seguito.
Iniziò il periodo in cui cominciai ad avere successo, ero popolare, pieno di ragazze e i ragazzi erano divisi tra chi mi idrolatava e chi mi invidiava. Potevo ritenermi soddisfatto se non fosse che a casa ci fu un ulteriore problema. Dato che oramai per lui ero cresciuto, mio padre decise di affinare le sue particolari doti su mia mamma. Non seppi niente dopo che una sera la trovai per terra, con mio padre che torreggiava sopra di lei. Non capì più niente, ricordo solo il mio pugno che andava a scontrarsi con la sua mascella.
Poi mi ricordo mia madre che mi bloccava e mio padre per terra, che mi guardava con occhi da assassino e pieno di sangue. Da allora, non tornai più a casa mia. Presi le mie cose e andai a stare da Daniel per un pò. Ricordo anche le mie nocche insanguinate e spaccate e che non ho piu parlato per un pò di tempo dopo quell'episodio.
Quando ho finito la scuola, mi sono trovato subito un lavoretto anche grazie a Michael, che nel frattempo era diventato pure lui un mio amico stretto. Andai a vivere con i ragazzi dopo qualche tempo e appena presi un bello stipendio, decisi di regalare una vacanza ai genitori di Daniel, per ringraziarli di tutto quello che avevano fatto per me. Noi tre divenimmo inseparabili, tre giovani con tre stanze diverse..ti lascio immaginare! Ogni weekend una festa, ragazze su ragazze, alcool, musica a palla. Eravamo fuori di testa!-"
Mi fermai e sorrisi. Lei aveva uno sguardo strano, così le feci l'occhiolino e lei sbuffò. Quindi T era gelosa! Feci finta di nulla e continuai.
-" Nel frattempo mia madre cercava di chiamarmi ma io non mi facevo mai trovare. Finché un giorno si presentò alla porta di casa. Mi disse che mio padre stava morendo, che era malato e chiedeva di me. Una parte di me voleva andare ma l'altra parte non ci pensava nemmeno, non dopo tutto quello che avevo subito. Le ferite sulla schiena ormai erano guarite ma internamente solo io sapevo quanto stavo male. Decisi di non andare. In cuor mio sapevo quanto lo avrebbe fatto soffrire ma pensai che per ironia, avrebbe ricevuto quello che tanto voleva da me, indifferenza e crudeltà. Venni a sapere che morì pochi mesi dopo. Ricevetti la chiamata da mia madre e mi disse che i funerali si sarebbero celebrati due giorni dopo. Mi presentai quando la cerimonia finì, a bara chiusa. Ero arrabbiato, a pezzi. Gli giurai che sarei stato ancora più cattivo di come lui voleva, senza rimorsi e debolezze. Trovai un lavoro che mi permetteva di guadagnare bene e conoscere molte persone, potevo fare una vita agiata e senza preoccupazioni. Comprai questa casa, chiesi ai ragazzi se volevano venire ogni tanto a divertirsi e divenne il nostro centro di divertimento.
Quando pensavo di dimenticare, puntualmente tornava mia mamma con le sue chiamate mai riposte a ributtarmi dentro l'incubo. Una sera da ubriachi, scherzando con Daniel, vidi il suo profilo instagram, dopo che io e Michael gli avevamo preso il telefono. Cominciammo a ridere e a prenderlo in giro, volevamo fargli uno scherzo e scrivere ad alcune ragazze che aveva tra i follower. Mentre scorrevamo nella home, vidi il profilo di Alice. C'era una foto con tante ragazze.-"
Mi fermai apposta per vedere la sua reazione. Aveva la bocca aperta. Gliela fissai. Dio quanto volevo baciarla in quel momento. La sua espressione era impagabile. Si vedeva chiaramente che si sentiva a disagio. Lei sicuramente nella sua bella testolina si chiedeva quale delle tante foto condivise io abbia visto. Io invece penso a quanto sarà bello spogliarla e prenderla su questo divano, con lei sopra di me a godere delle mie spinte. Ha sempre un'espressione quando viene..vorrei che la avesse in ogni momento, per sempre.
Ma non potevo lasciarmi distrarre, dovevo continuare.
-" Vidi il profilo di Alice e beh, ti riconobbi subito. Come potevo non farlo? La ragazzina che avevo tormentato era tra quelle ragazze e rimasi di sasso. Eri cambiata. Eri cresciuta e per un momento il tempo si è fermato. Michael ci ha messo un pò a riconoscerti. Era stupito quanto me. Poi il coglione andò avanti e iniziò a fare battute su tutte. Quando ebbe l'idea di scrivere ad Alice, Daniel si riprese il telefono e la cosa finì lì. Tranne per me. Quella foto mi rimase in testa. Non ne parlai con i ragazzi, continuai a bere e passarono altri giorni. Andammo ad altre feste e lì c'era Alice. La vidi parlare con Daniel e Michael la puntò subito. Io iniziai a fare battutine insieme a lui, guadagnandomi l' antipatia di lei. Capitò diverse volte di scontrarci, anche nei discorsi se capitavo mentre passavo da un gruppo all'altro. Non aveva una bella considerazione di me, così come di Michael. Finché un giorno Daniel ci disse che Alice lo aveva invitato ad una festa di fidanzamento. Una sua amica avrebbe ricevuto la proposta di matrimonio ma lei non sapeva nulla ovviamente. Sarebbe stata una sorpresa. Fu in quel momento preciso che sentì come un pugno nello stomaco. 
Mi chiesi chi fosse e la curiosità di vedere se eri tu prese il sopravvento.
Così vidi il tuo profilo instagram. Quando vidi quanto eri felice, serena, con il sorriso sulle labbra, iniziai a scorrere sempre più veloce tra i post, finché per sbaglio mi è partito il like. Me sono accorto subito e l'ho tolto, sperando che tu non lo avresti mai visto. Lanciai il telefono sul letto e mi ritrovai a pensarti. Chissà la tua vita com'era, cosa avevi combinato...ero furioso a pensarti felice.
Così pensai che potevo esserci anche io, romperti le palle come ai vecchi tempi...-"
La guardai intensamente negli occhi e mi avvicinai ancora di più.
Le portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le feci il sorrisetto che non sopportava.
-" Inutile dire che mi sbagliavo! Quando ti ho visto ero partito con l'intenzione di farti passare un' ultima serata di merda. Poi però qualcosa è andato storto..
Mi sentivo in colpa, vederti lì con il tuo futuro marito. Ho iniziato a pensare per un momento come sarebbe stata la vostra vita insieme, come saresti stata felice, e mi scattò qualcosa dentro. Mi infuriai e provai cose assurde.
Volevo vederti piangere ma volevo anche sapere come sarebbe stato essere Mark.
In quel momento capiì che dovevo fare qualcosa, quando ti ho vista sul terrazzo, dio. Eri così cambiata! Non sembravi nemmeno più Teresa, eri diventata completamente un'altra persona ma era come se in realtà fossi sempre tu, non so come spiegarti. So solo che volevo cancellare tutto quello che provavo e fare qualsiasi cosa. Poi ti ho vista lì, contro il muro e niente, sono andato in palla. Quando ho visto le tue labbra così vicino ho realizzato quanto in realtà ti volessi. Ti volevo cazzo. La mia testa era devastata da tutto, emozioni e ricordi ma in quell'attimo c'erano solo le tue labbra e la mia voglia matta di sentirti. Così ti ho baciata.-"
Ripensare a quella scena mi fece venire voglia di sentirla stretta a me, così la tirai con il braccio e me la misi a cavalcioni su di me.
Le misi le mani sul fianchi e lei mise una delle sue mani sulla mia guancia. Aveva sempre avuto queste mani piccole e paffute, come quelle di un bambino.
La guardai dritto negli occhi e cercai di trasmetterle tutto quello che sentivo.
-" Ero sconvolto, arrabbiato, irritato per tutto ma anche impaziente. Volevo sapere che sapore avevi, sarei morto se non avessi capito cosa voleva dire essere anche solo per un secondo degno di affetto. Volevo sapere come ci si sentiva. La tua intraprendenza mi ha sconvolto, mi piaceva cazzo, quando ho deciso di spingermi oltre e sentirti bagnata..stavo morendo. Se avessi potuto quella notte ti avrei lasciato con un segno indelebile per tutta la tua vita. Pensai che se mi fossi lasciato andare quella sensazione mi avrebbe poi lasciato in pace. Invece ne volevo sempre di più.-"
Mi accorsi che nel frattempo le mie mani avevano preso vita propria e la stavano accarezzando la schiena. Una era infilata sotto la camicetta e sentivo il suo respiro spezzarsi. Le tolsi entrambe e iniziai a sbottonargliela, guardandola sempre negli occhi, andando lentamente. Continuai a parlarle.
-" Quando ti ho visto per strada quella sera ero provato. Mi sono fermato vedendoti a pezzi e la colpa ha preso forma. Non potevo sopportare che tu piangessi, vederti stare male mi fece capire che avevo fatto una cazzata colossale. Avevo permesso alle mie cazzate ti travolgermi e non andava bene. Poi però tu eri di nuovo tra le mie braccia e beh, ci sono cascato di nuovo.-"
Le tolsi la camicetta e alla vista del suo reggiseno le diedi un bacio tra le sue tette. Cominciai a lasciarle una scia di baci lenti e possessivi. Lei si lasciò andare subito, emettendo sospiri che mi fecero fremere. Aveva questo potere su di me, mi confondeva ma allo stesso tempo era così giusto che non pensavo più a nulla.
-" Ti lasciavo soffrire ed io stavo dietro le quinte, a capire cosa mi stava succedendo, sempre sul chi va là.
Quando ti ho rivisto in palestra, non potevo lasciarti subito andare. In quei giorni lontani, mi accorsi che mi mancavi. Così ti portai a vedere la Spa. Lì ho iniziato ad avere paura che tu capissi il mio piano contorto, se si può dire così e che scappassi via. Non avevo ancora finito con te. Volevo ancora che tu mi pensassi e mi volessi. Poi ti ho assaggiato.-"
Le scostai i capelli e inizia a baciarla sul collo, sempre lentamente. Aveva un profumo stupendo e sentirla rabbrividire me lo fece diventare duro.
-" Tu non hai idea. Quello che ho provato in quel momento, andava ancora oltre le sensazioni di prima. Poi il tuo sapore. Cristo era una droga. È una droga. Avrei voluto rimanere così per giorni, cibandomi di te. Ma tu non volevi essere mia, cercavi di combattermi e a differenza delle altre, mi hai dato la sfida che era sempre mancata. Con te è sempre stato un combattere e mi ha sempre motivato e divertito.
Poi c'è stato l'incidente.-"
Un'ombra passò nei suoi occhi e credo anche nei miei. La mia stessa paura.
-" Ero terrorizzato. Ho pensato al peggio, non c'è giorno che non mi tormentasse il pensiero di non aver fatto di più, di averti lasciata andare via sconvolta dopo che mi avevi quasi scoperto dicendomi tutte quelle cose in acqua. Ti ho trattato in modo orribile, solo perché in realtà non potevo accettare tutto quello che stavamo provando. Io non potevo permettermi il lusso di provare cose. Finché era solo una cosa fisica ok ma si sarebbe andato oltre e non me la sentivo.
Quando sono corso in ospedale ho visto le ragazze a pezzi, sono riuscito ad entrare e ti ho visto lì, così piccola in quel letto..ti ho visto fragile, indifesa e mi è crollato tutto. La paura era tornata come quando ero bambino. Non riuscivo a staccarmi. Ero sempre lì, quando ti sei svegliata, sono corso e non ci ho pensato due volte. Saresti stata da me, che tu lo avessi voluto o meno. Averti tutta per me era una boccata d'aria fresca, mi divertiva e mi faceva sentire anche tranquillo.
Ai ragazzi la situazione non era chiara, specialmente per Michael. Iniziò a diventare sempre più incazzato senza di me che le facevo da spalla in tutto.
Ho visto la tua gentilezza ma anche la tua rabbia, ho assaporato il momento in cui io ti avrei fatto impazzire e quando finalmente lo abbiamo fatto, è stato come rinascere. Non ne ho mai basta di questo, non con te.-"
Per essere più esplicito le misi una mano sul mio pacco. Lei chiuse gli occhi.
-" Lo sentì? Questo è quello che mi fai ogni volta che mi guardi, che mi tocchi, che mi parli, che sento il tuo odore, la tua risata, tutto. Ogni volta è come la prima, ogni volta è come se fossi in un sogno dal quale non voglio più svegliarmi. Sei entrata dentro la mia pelle, nella mia testa, nella mia anima. Pensarti lontano da me, mi fa morire.
Voglio che ci buttiamo a capofitto in questa cosa che abbiamo costruito, per quanto difficile sia stata fin'ora.-"
Aprì gli occhi e quello che ci vidi mi fece perdere la salivazione. Felicità. Pura e semplice. E lo era per merito mio. Mi sentivo in pace, fiero di quello che le stavo dando.
Lei sorrise.
-" Sai non pensavo che sapessi essere anche romantico Gabe.-"
Tipico di T, se non la metteva sulla battuta non era lei.
Poi si fece seria, aspettando che le dicessi altro.
-"Quello che ti ho fatto non ha scuse. Non potrò cancellare gli anni di pianti e vergogna. Posso però dirti che per tutto il tempo che passeremo insieme, non ti farò più pensare al passato.-"
Lei si emozionò e mi baciò. Inspirai bruscamente. All'inizio era leggera come una piuma, poi la passione ebbe la meglio. Tolse la maglietta, mi toccò ovunque e quando mi aprì la cerniera dei pantaloni e lo prese in mano, rilasciai un sospiro lunghissimo. Il modo in cui mi toccava e mi guardava..
come se fossi un dio. Volevo sentirla. Di colpo gli tolsi la mano e mi misi sdraiato, con lei sopra di me mentre mi posizionavo meglio sul divano.
Si tolse tutto e le misi subito due dita dentro. Era bagnatissima. -" Cazzo T, sei sempre così bagnata.. mi fai morire.-"
Lei mi guardò negli occhi e un luccichio malizioso prese forma, si spostò e me lo prese in bocca. Ansimai forte, con lei che mi guardava e me lo leccava. Era così diversa quando si lasciava andare.
Andò sempre più veloce finché non venni. Lei si tirò su, soddisfatta ma non avevo ancora finito con lei. La misi sopra di me e ci ritrovammo faccia a faccia. La posizionai meglio ed entrai in lei. Espirammo nello stesso momento, con una connessione mai provata prima. Rimasi fermo per un tempo che sembrava infinito. Poi iniziai a muovermi lentamente, con colpi decisi. Le morsi il collo, il capezzolo. L'avrei divorata se avessi potuto. Lei mi lasciò libero accesso, mentre la vedevo persa nel suo mondo. Era stupenda. Tennì il ritmo costante finché non capì che c'era quasi. Aumentai le spinte e per la prima volta parlò nel momento di apice: -" Gabe, sto per venire, oddiooo!"-
Le sorrisi: -" Forza piccola, insieme!"-
Lei mi guardò e venne urlando così forte che mi stordì un orecchio. Era così provata che cadde di lato sul divano, mentre ci calmavano entrambi. Questo mi diede l'occasione di toccarle il culo. Lei rise e mi spinse via la mano.
Quando vide che con una mi toccavo l'orecchio capì che era per merito suo.
-" O mamma scusami! Non pensavo di urlare così tanto!"- disse comprendosi la faccia.
-" Ma figurati, non ci sento più..-"
Lei rise di gusto! -" Beh so cosa regalarti almeno. Un bell' apparecchio acustico!-"
Le tirai un pizzicotto sul culo e gridò per il gesto. Poi riprese a ridere ed io la guardai, sorridendo a mia volta, come un cretino

La Mia Vita Senza TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora