Non farlo

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T

Il giorno seguente, il dottore mi visitò e mi disse con grande piacere che nel weekend sarei potuta uscire.
Il tempo trascorse e quando arrivò il momento, dopo aver visto i miei genitori, mi venne a prendere Danny.
-" E tu cosa ci fai qui?-" Mi faceva piacere rivederlo.
-" Oggi faccio un favore ad un amico!"- mi rispose sorridendo. Che caro ragazzo. Salì, decisa a riprendere in mano la mia vita e la mia salute.
L'incontro con la mamma di Gabe mi aveva turbato e non poco. Quella donna era peggio di suo figlio quando era adolescente.
Non dissi a nessuno del perché era venuta da me ma era chiaro che se lo avesse saputo, lui non ci sarebbe di certo passato sopra.
Non mi soffermai troppo, ci avrei ripensato quando sarebbe stato il momento.
Arrivati a casa dello stronzo, perché si non aveva smesso comunque di esserlo, Daniel aprì la porta. Ancora mi stupiva sapere che lui e il pezzo di merda in ospedale avessero le chiavi di casa sua. Dovevo ricordargli di cambiare la serratura. In passato si era fidato profondamente di loro due ma ora le cose erano un pochino cambiate..
Mi aiutò a sistemare le valigie e mi diede il tempo di farmi una doccia. Mi sistemai al meglio, nei punti dove c'era più bisogno (santa ceretta!) e scesi in cucina.
Mentre mi facevo un toast, il telefono fisso squillò. Risposi senza pensare.
-" Vedo che non mi hai ascoltato ieri!"-
Era sua madre, di nuovo. Mi sentivo parecchio nervosa, non erano cose che le riguardavano!
-" Senta signora, ieri mi ha detto di lasciare perdere suo figlio ed io le ripeto la stessa cosa. So quello che sto facendo. Non permetto a nessuno di dirmi cosa fare, anche se in buona fede."-
L'ultima parte era ironica e penso che lo capì dal momento che dall'altra parte ci fu un attimo di silenzio.
-" Voglio metterti in guardia, ti farà soffrire.. "-
Riflettei un' istante poi le risposi per le rime.
-" Questo lo vedremo! Buona serata!"-
Le attaccai il telefono in faccia.
Che persona impossibile! Suo figlio stava chiaramente cambiando, non era più come prima e di certo non lo era grazie a lei. Quella donna non era stata capace di trasmettere i suoi sentimenti al figlio e lui era cresciuto senza empatia, umiltà e rispetto verso il prossimo. L'amore per lui era una debolezza ma chiaramente a me teneva o non sarei quì in questo momento, a cucinare la cena. Dopo aver sistemato la mia roba nella stanza che avevo occupato durante il mio periodo di clausura in questa casa, chiamai i miei che mi fecero il terzo grado su tutto quanto e mandai un mex sul gruppo delle ragazze per dire che andava tutto bene.
Stavo rosolando la carne quando sentii la porta di casa aprirsi e dei passi venire verso di me.
Due braccia mi avvolsero da dietro.
-"Mmmh che buon profumino.."-
Risi sotto i baffi. Gabe che diceva profumino? Dio come erano cambiate le cose..
-" Ben tornato!"- Gli dissi mettendo la testa più vicino alla sua.
-" Attenta, mi ci potrei abituare a tutto questo! Sarebbe poi un problema lasciarti andare sai..."-
Si sentiva solo il rumore del fuoco che riscaldava la padella, poi parlai quasi sussurrando.
-" Potresti sempre non farlo."- dissi con nonchalance.
Lui non rispose ma rimase attaccato come una cozza.
Poi lo sentiì respirare tra i miei capelli.
Mi piaceva l'effetto che potevo creargli.
-" Vado a farmi una doccia e arrivo!"-
Non disse nulla e se ne andò in bagno.
Dopo un pò tornò e mentre stavo impiattando, con il suo aspetto immacolato si appoggiò allo stipite della porta. Mi sentivo in soggezione con lui che mi fissava, così mi girai nella sua direzione e lo guardai. Aveva solo un' asciugamano in vita e sembrava un modello. Ci fissammo. Dio, aveva quello sguardo che mi faceva morire. Mi sentivo male ma in senso buono.
"Beh che fai, ti sei imbambolata?"- mi disse altezzoso.
-" Niente affatto, sto preparando la tavola. È tutto pronto. Mettiti qualcosa addosso e vieni a mangiare!"-
Lui rise e tornò in camera. Poco dopo tornò in cucina vestito e si sedette di fronte a me.
Iniziò a mangiare. Non ci dicemmo nulla, era tutto così surreale...
Lo beccai diverse volte a fissarmi, come se volesse studiare le mie abitudini a tavola. La cosa mi fece sorridere.
Poi iniziò a chiedermi della mia famiglia. Il fatto che volesse sapere di più sulla mia vita mi diede una speranza in più. Forse perché mesi fa questa conversazione sarebbe stata fuori discussione.
Parlammo di quasi tutto, della vita dei miei, di come si erano conosciuti, delle sorelle di mia mamma, di quanti sacrifici avessero fatto. Quando però gli chiesi io dei suoi, lui si chiuse a riccio.
Cercai di non forzarlo troppo ma volevo sapere almeno di sua madre.
-" Credo che io debba sapere qualcosa di lei."-
-" Non è necessario"- Mi disse evasivo.
-" Si invece! Tua mamma..-" Mi morsi la lingua. Se avesse saputo che era venuta da me in ospedale si sarebbe incazzato.
-" Mia mamma cosa?"- mi rispose irritato.
Non ero capace di mentire. Non riuscivo a nascondere le mie emozioni.
Erano troppo visibili sulla mia faccia.
-" T, cosa c'è?"-
Quando vide che non lo guardavo in faccia, si alzò e venne verso di me.
Sentiì due dita che mi fecero alzare gli occhi verso il suo viso.
-" Dimmelo! Devo sapere.-"
Sapevo che non avrebbe lasciato perdere.
- Tua mamma...è venuta in ospedale a dirmi che insomma...mi avresti usata in pratica. Che tu non stai facendo sul serio con me e quindi mi ha voluto mettere in guardia. Poi mi ha chiamato quì, ribadendomi che dovevo ascoltarla!"-
Non volevo guardarlo in faccia, sapevo che era nero. Cercai di non guardarlo negli occhi per tutto il tempo in cui dissi queste parole.
-" E tu le credi?-"
Fu allora che tirai sù la testa di scatto e vidi dell'amarezza nel suo guardo.
-" Sono quì no? Secondo te avrei accettato di venire a stare da te?-"
Mi tese la mano e mi abbracciò. La cosa mi spiazzò per un momento ma poi ricambiai il gesto abbracciandolo a mia volta.
-" Sono contento che tu non abbia creduto alle assurdità di mia mamma!-"
Alzai la testa e ci guardammo negli occhi. Poi ritirai fuori l'argomento.
-" Sai, va bene se non mi vuoi parlare di lei. Quando ti sentirai pronto ti ascolterò ok?
Gli diedi una carezza e mi voltai per tornare al mio posto.
-" Mio padre era bipolare!"-
Mi gelai. Oddio!! Non ci potevo credere, lo guardai scioccata, con gli occhi sgranati. Mi riavvicinò lentamente, mano nella mano.
-" L'ho saputo poco tempo fa, il motivo per cui non capì mai il perchè stavo sempre solo era questo. Lui era malato e ovviamente mia madre fingeva che andasse tutto bene. Prendeva dei farmaci che lo aiutavano ma per la paura di farmi del male, com'era già successo in passato, non si avvicinò più a me. Solo mia madre mi disse che dovevo darmi una regolata!"-
-"Scusa, perché? Non eri tu il problema!"- Gli dissi alzando la voce.
Quella stronza! Cominciavo a capire che infanzia terribile avesse avuto.
Come se per colpa sua, suo padre avesse problemi. Gabe continuò:
-" Lui una volta iniziò ad andare in collera per via dei miei risultati scolastici. Non avevo ottimo e questo per lui era da punizioni esemplari!"- Che assurdità!
-" Tua mamma non diceva nulla?"-
Lui mi accarezzò una guancia..
-" Mia mamma si teneva in disparte. Non riusciva mai a prendere le mie difese, pur sapendo che avevo ragione. Nemmeno quando mio padre..."-
Ora capisco perché non la volesse vedere, non lo aveva mai protetto davvero, nè mai amato.. 
-" Tuo padre cosa?"-
Non riusciva a parlare. Era come se stesse rivivendo tutto, lo sguardo fisso in un punto, distante.
-" Gabe, dimmelo!"- Gli sussurai.
Lui mi guardò fisso negli occhi.
-" Mio padre..lui.."- Non riusciva a dirlo, la voce strozzata, ma io avevo capito. Suo padre lo picchiava. Tutto acquisiva più senso con il puzzle che veniva completato.
-" E sai qual'è la cosa più meschina di tutte? Io sono cresciuto così, a pane e mazzate. Con mamma che faceva finta di non vedere e mio padre che aveva seri problemi. Ho imparato a comportarmi come volevano loro, non accettando frivolezze come la gentilezza o l'amore. E questo mi riporta a noi.."-
Lo guardai con tutto il sentimento che potevo, sperando che sentisse quanto gli ero vicina. Mi strinse le mani e mi guardò.
-" C'è una cosa che devo dirti ma se te la dico è molto probabile che tu vada via. E questo non lo voglio...
Devi promettermi che non lo farai. Che qualunque cosa tu senta stasera, tu non scapperai, ok?
-" Ok"-
-" No, me lo devi promettere! Dillo."-
-" Ok te lo prometto"-
Gli dissi poco convinta, perché nella mia testa, urlavo NON FARLO! NON VOGLIO SAPERE QUESTO! SMETTILA SUBITO.
-" Vieni con me, andiamo in salotto!"-
Sapevo che non ero pronta ma lui voleva dirmi ogni cosa e ormai non glielo avrei impedito.

La Mia Vita Senza TeWhere stories live. Discover now