Capitolo 19

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KYLA

Sono in trappola come un animale, chiusa in una fottuta gabbia, o meglio una stanza blindata.

Ho chiuso gli occhi un paio di volte perché la stanchezza mi ha preso alla sprovvista, ma ho cercato in tutti i modi di restare vigile.
Un dolore acuto alla nuca si diffonde, le vene pulsano nelle tempie e a momenti credo che la testa mi scoppierà.
Non ho mai tollerato l'emicrania e sarei disposta a tutto per avere un fottuto analgesico.

Mi ritiro le gambe al petto e allungo le braccia per tentare di lasciarle scivolare sotto al sedere e portarle in avanti.
Ma cazzo fa male ed è impossibile, perché allora nei film la cosa sembra essere così fottutamente semplice?
Stupida Kyla, non sei mica una specie di contorsionista?

La solitudine di poche ore mi sta facendo perdere la ragione, sono irrazionali le mie azioni.
Mi metto seduta sul lurido materasso macchiato di una sostanza che non riesco a definire, striscio come un bruco e appiattisco la schiena contro il muro.
La testa gira intorno e ispeziono la zona circostante, un fetore mi riempie le narici ma non riesco a distinguere la miscela di odori che imbratta questo posto.
Tutto intorno è pietra grezza, al muro sono infissi dei ganci con delle catene che mi ricorda vagamente il seminterrato dei Sokolov.
E mi chiedo ma tutti i membri della fratellanza hanno nelle proprie case delle stanze svolte per torturare la gente?

Tale pensiero mi mette i brividi, una voglia disperata di piangere mi assale, m'impongo di essere forte.
Non darò questa soddisfazione a Vadik Plotnikov, non mi piegherò ai suoi piedi e non implorerò per avere salva la vita, che faccia di me quello che vuole.
Preferisco soffrire le pene dell'inferno piuttosto che mostrargli che ho paura di lui, non gliela darò vinta.
Impietrita resto a fissare le mura ricoperte di sporcizia, le palpebre divengono pesanti, sussulto, il corpo viene invaso da brividi di freddo, la bocca è secca, ho sete.

Lo stomaco incomincia a brontolare contro la mia volontà e un colpo di sonno mi travolge. 
Mi oppongo alla stanchezza, ma non riesco a restare sveglia, cedo al sonno e mi addormento.

Sussulto, spasimi di gelo mi pervadono, gli occhi si aprono, le palpebre sembrano macigni impossibili da sostenere.
Le richiudo, precipito nuovamente nelle braccia di Morfeo.
D'improvviso il petto sobbalza violentemente, la sensazione è strana, gli occhi sono serrati e mi sembra di essere sospesa tra due mondi.
Sono sveglia, ma allo stesso tempo incosciente, percepisco come se stessi su un precipizio e di colpo cado giù, dove i muscoli scattano per l'inquieta sensazione.
E il rumore che percepisco venire dalla porta di metallo mi mette in allarme, apro del tutto gli occhi e fisso l'entrata che si spalanca con un suono crepitante.

Ho la mente rannuvolata e non riesco a distinguere la sagoma che avanza in mia direzione.
La luce trova un varco nella porta che è ancora semi aperta, dandomi la possibilità di vedere il colosso che prontamente la richiude alle sue spalle.
La figura scura mi scruta dalla testa ai piedi, alzo lo sguardo e m'incontro con i suoi occhi spenti, piatti, senza il minimo briciolo di umanità.
Cerco di proteggermi da lui portando le gambe verso le ginocchia, ma il gesto risulta stupido perché l'uomo mi agguanta per l'avambraccio.

«Пойдем (Andiamo)» Con malgrazia mi rimette su, in queste poche ore sto affrontando una lotta interiore con me stessa.
Come lava il trauma minaccia di venire fuori e con insistenza ingoio saliva per tentare di spegnere il bruciore che mi carbonizza dentro.

«Andiamo dove? Dove mi porti?» Chiedo spaventata, ma non ottengo risposta.

Attraversiamo la casa, la mano ben salda sul gomito mi trascina verso quello che credo sia il salotto, grossi divani di colore chiaro riempiono la stanza, l'uomo mi strattona per poi darmi uno spintone che mi lascia cadere sul morbido tappeto che è disteso ai piedi del divano.

Kpokyc 2 (Croco)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora