Chapter 50

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Kate
«Dai, stasera usciamo» mi riserva altri sguardi imploranti.

«Sembri tipo, quello che fa la pubblicità delle gomme» scoppio a ridere, alza un sopracciglio e cerca di afferarmi. Inizio a correre per mettermi in salvo ma arriva Damon che mi blocca fra le sue braccia.

«Traditore!» mi dimeno senza risultati. Arriva Charlotte rossa in viso e mi punta un dito contro.

«Allora, stasera esci» mi ammonisce, sospiro arrendendomi al mio destino.

«È solo una pizza, Kate» commenta dolcemente Damon.

«Okay, ma non rompete più» alzo gli occhi al cielo e mi dirigo verso casa.

Il traffico caotico di Los Angeles si fa notare, le lunghe code delle auto impediscono il passaggio anche ai pedoni, infastidendoli più del dovuto. Una volta raggiunta casa, mi preparo un toast veloce, salgo in camera e decido cosa indossare per stasera. Prendo un paio di jeans con un maglioncino nero e un paio di stivali bassi.

Verso le nove, vengono a prendermi Charlotte e Damon e ci dirigiamo in questo bar, a detta di Charlotte "molto easy". Appena entriamo, l'arredamento rustico risalta, in contrasto con la vernice color perla. Sui tavoli, ci sono dei candelabri che sprigionano una luce molto potente e tranquilla.

«Kate, tu cosa prendi da mangiare?» mi chiede Charlotte, con il menù tra le mani.

«Prendo una cheesecake al pistacchio con praline al lampone» nel frattempo arrivano degli stuzzichini che non mangio. Inizio a sorseggiare la mia bibita, mordicchiando di tanto in tanto, la cannuccia.

«Tra poco ci sarà la musica» ci avvisa Damon, osservando la pista da ballo.

«Oh, non vedo l'ora!» esclama Charlotte, fin troppo entusiasta. Arrivano le nostre ordinazioni, mi gusto la mia cheesecake mentre ascolto i racconti di Charlotte.

Nel giro di un'ora, il locale si riempie di gente. Accendono altre luci soffuse, creando così un'atmosfera perfetta. Me ne sto in disparte, mentre Damon fa girare Charlotte, che ride come una bambina.

«Vieni anche tu!» strilla, fingo una telefonata ed esco per prendere un po' d'aria. Mi siedo su un muretto, tirando il cotone che fuoriesce dal maglione. Osservo le tante coppie che si sono appostate fuori per stare in disparte, ignorando il resto che li circonda.

Rientro, per prendere la mia borsa e vedo molta più gente aggregarsi al centro della pista. Invio un messaggio a Charlotte, per avvisarla che torno a casa. Di tanto in tanto, calcio qualche sassolino, passo davanti al parco e mi fermo a guardare quel luogo, pieno di ricordi, con aria malinconica.

Mi appoggio al muro ed involontariamente una lacrima scivola lungo la mia guancia pallida che asciugo prontamente. Mi stringo nel cappotto e proseguo il cammino. Arrivo nel mio quartiere, più silenzioso degli altri, e con qualche lampione mal funzionante.

Mi siedo sui gradini, con la testa china sulle mie gambe. Chiudo gli occhi, beandomi della tranquillità che regna e dell'aria pungente che colpisce il mio viso.

«Tutta sola?» una voce mi fa raddrizzare le spalle. Strabuzzo gli occhi udendo quella voce, una voce che riconoscerei fra mille.

Alzo di scatto la testa, come se avessi immaginato tutto ciò, ma lo vedo lì nella sua perfezione con le mani nelle tasche. Indossa una maglietta a mezze maniche, mettendo in mostra le sue braccia, che sembrano più pompate rispetto all'ultima volta.

«C-cosa?» balbetto, mi alzo distanziandomi abbastanza. Il cuore inizia a pompare furiosamente, facendomi quasi male.

«Sei dimagrita così tanto» commenta guardando il mio aspetto.

«Cosa ci fai qui?» gli scocco un'occhiata, si avvicina e il suo profumo riempie subito i miei polmoni.

«Sono venuto per salutare degli amici» incrocia i miei occhi, fingo di non esserci rimasta male, ma sembra essere punta da migliaia di aghi.

«Ah bene, buona serata» inumidisco le labbra, decido di interrompere il nostro contatto visivo e voltarmi. Cosa credevi, Kate Evans?

«Sono venuto per te» sospira con voce tormentata, interrompendo i miei pensieri e arrestando i miei passi. Mi volto e lo trovo di spalle mentre stringe i pugni.

«Perché?» domando ma non ottengo alcuna risposta.

«Perché mi mancavi» sussurra, porto una mano al cuore sorpresa.

«Scusami se puoi» mi scocca un'occhiata prima di voltarsi nuovamente e sedersi in macchina pronto a partire. Mi avvicino, aprendo la portiera bruscamente.

«Non puoi fare così! Vieni e te ne vai, io non sopporto questi atteggiamenti! Non giocare con me!» sbotto infastidita ma allo stesso tempo con il cuore che sembra pronto ad esplodere.

«Io non sopporto te» risponde con tono seccato, toccandosi i capelli nervosamente.

«Allora fammi un favore» aggiungo

«Lasciami andare e fatti odiare» asciugo velocemente una lacrima, sorridendo.

Prende la mia mano, baciandone il dorso. Reprimo le mie lacrime, e gli accarezzo il viso. Si appoggia allo schienale, sospirando. Lo devo lasciar andare, per quanto mi faccia male devo farlo. Devo lasciarlo andare una volta per tutte, questa volta per sempre. Mi volto pronta ad andarmene ma mi tira sulle sue gambe.

«Non posso lasciarti andare» appoggia la sua fronte sulla mia.

«Perché cazzo?! Rispondimi!» mi dimeno, stanca del suo atteggiamento. Si avvicina alle mie labbra, respiriamo la nostra aria a vicenda.

«Mi sono innamorato di te, cazzo!» ansima appoggiandosi al mio petto e schiacciandomi contro il volante. Rimango pietrificata, un sorriso di gioia spunta sul mio viso.

Gli lascio un bacio sulla testa, accarezzandogli la schiena. Respiro il profumo dei suoi capelli e collo, non credendo a quello che ha appena detto.

«Ripetilo» sussurro con voce flebile, alza la testa e si avvicina alla mia bocca, sussurrandomi su di essa.

«Mi sono innamorato di te» per poi tirarmi il labbro, infilo la lingua nella sua bocca, stringendolo forte a me.

«Non ti farò più soffrire» bacia il mio collo ripetutamente, socchiudo gli occhi e mi beo di quella sensazione.

«Non mi lasciare più sola, perché solo con te ho ritrovato me stessa» mormoro, bacia i miei occhi e le mie guance.

«Non mi sono mai innamorato» dice con un cipiglio in mezzo alla fronte.

«Nemmeno io» allaccio le braccia attorno al suo collo.

«Hai conosciuto altre ragazze in queste due settimane?» gli chiedo con timore, svia il mio sguardo. Prendo il suo viso tra le mani e lo volto verso di me.

«Sono due settimane che non faccio sesso e per me è già tanto» ammette, cerco di trattenere un sorriso ma non posso che essere contenta di sentire quelle parole.

«Desideri me?» le mie gote diventano panoazze, mi mette una mano sulla guancia.

«Non ti rendi conto di quanto sei bella» ammette guardandomi intensamente, mi avvicino al suo viso nascondendo il rossore sulle mie guance.

«Sai, questo rossore cosa mi provoca Evans?»

Miei Lettori/ Mie Lettrici ecco a voi il capitolo 50🦋
Il capitolo tanto atteso, finalmente conosciamo i sentimenti di Thomas. Ma quanto sono cute?🥺
Entrambi volevano evitare che accadesse ma invece...
Spero di essermi fatta perdonare per la mia assenza🌈
Ci sentiamo nel prossimo capitolo ✨

Un amore dannatamente folleOnde histórias criam vida. Descubra agora