Chapter 7

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"Lasciami andare" cercai di dimenarmi. Calde lacrime solcavano il mio viso mentre sentivo le sue luridi mani toccarmi. Ma a lui sembrò non importare, continuò per poi entrare
"Ahh" urlai dal dolore, lui avanzò ancora

Mi svegliai ansimante, il labbro tremava e avvertì anche la pelle d'oca lungo il corpo. Stavo avendo un altro attacco di panico, mi alzai lentamente avvicinandomi alla finestra. Le mie mani tremanti cercavano di aprire il pomello con scarsi risultati.

Tolsi la maglia e trascinai il mio corpo lungo il muro freddo. Avevo il cuore che a tratti esplodeva, chiusi gli occhi e pensai alla bambina che era di qualche anno fa. Mi era stata strappata via troppo presto e in modo brutale.

«Ero solo una bambina» guardai il vuoto con nostalgia. Dopo minuti interminabili, il mio battito ritornò regolare e mi buttai in doccia.

«1,2,3» sussurrai «1,2,3» corsi fino allo sfinimento.

«Evans mi sta ascoltando?» la professoressa Wood mi fece ritornare lucida, il suo viso era a pochi centimetri dal mio.

Notai che tutta la classe mi stava osservando. Gli occhi della professoressa continuavano a scrutarmi in cerca di risposte.

«Posso uscire un attimo?» domandai

Ottenuto il suo consenso, uscì rifugiandomi in bagno. Aprì il rubinetto dell'acqua fredda, bagnando il mio viso. Sollevai le palpebre, la mia immagine allo specchio era inquietante: due profonde occhiaie scure circondavano i miei occhi. Sospirai profondamente e rientrai in classe a sopportare le successive lezioni.

Terminarono le lezioni, mi limitai ad uscire e aspettai Charlotte al cancello. Dopo un po' la vidi, mi affiancò dandomi un veloce abbraccio. Armeggiò con la sua borsa per tirare fuori le chiavi del motorino.

«Allora andiamo?» mi chiese e le feci un cenno con la testa.

«Quindi si è abbassato il pantalone, mostrando gli slip di Simpson. Ovviamente la prof era esterrefatta» scoppiò a ridere mentre consumava l'ultimo spicco della sua pizza.

«Kate ti senti bene?» mi scoccò un'occhiata, annuì sorridendole. Avevo un gran mal di testa che mi stava massacrando.

«Stasera andate all'incontro?» domandai mordendomi il labbro per distrarmi.

«Pensavo che non ti piacessero quei posti» assottigliò lo sguardo

«No, anzi è interessante» in verità mi avrebbe fatto bene distrarmi, anche per scaricare un po' di tensione, soprattutto per la mia mente.

«Ti passo a prendere alle nove» mi avvisò prima di chiedere il conto.

Si fecero le nove in men che non si dica e Charlotte arrivò sotto casa mia. Avevo deciso di indossare una semplice tuta per stare comoda, essendo che stava arrivando l'inverno e faceva già freddo a Los Angeles.

«Quanta gente stasera!» esclamai guardandomi intorno ma la mano di Charlotte mi trascinò sulle gradinate.

Salutai rapidamente tutti, poiché eravamo arrivate tardi e il combattimento stava per avere inizio.

«Chi combatte?»

«Thomas» farfugliò Charlotte guardando un punto fisso.

Seguì la sua traiettoria e vidi il troglodita. Come li conosceva Charlotte? Riflettei sulle diverse ipotesi, ma non avevo nessuna risposta certa.

Iniziò il combattimento, entrò anche Thomas. Questa volta non aveva messo il gel e alcuni ciuffi gli ricadevano sulla fronte, dandogli quell'aria da cattivo.

Un amore dannatamente folleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora