Chapter 6

12.6K 199 0
                                    

""Vai via" urlai. Indietreggiai velocemente ma afferrò il mio braccio, mi spinse contro la parete violentemente. Un dolore lancinante mi colpì ma lui non se ne curò, il suo viso era privo di emozioni"

«Noo!» urlai colpendo con il calcio una persona che non era presente.

Anche questa notte avevo avuto gli incubi, il cuore batteva così velocemente, che temevo che a momenti potesse scoppiare. Mi recai in bagno e decisi di fare una doccia calda così da potermi rilassare.

"1,2,3" "1,2,3" respirai. Mi fermai alla fontana per bere. Guardai l'orologio e notai che fossero ancora le sei e un quarto. Sospirai sollevata e mi beai del silenzio che mi circondava. Era stata una buona idea correre, mi aveva aiutata a rilassarmi per un attimo, seppur breve.

«Non ti facevo una tipa combattente» sobbalzai a quella voce sconosciuta, anche se non del tutto.

Vidi la figura di Thomas a pochi passi da me, non mi ero accorta che fosse anche lui qui.

«Ti sembra il modo adatto per farmi morire?» lo rimproverai con una mano al petto.

Notai il suo aspetto, sicuramente si stava allenando ma nonostante ciò, la sua colonia circolava nell'aria. Beato lui, io sembravo che non mi fossi fatta la doccia da una settimana.

«Sai la tua performance è stata molto divertente» commentò divertito avvicinandosi. Arrossì e distolsi il mio sguardo dal suo.

«Divertente?» inarcai un sopracciglio

«Se per divertente intendi la tua di performance, allora sì» sputai velenosa ricordando tutto quel sangue e quella violenza che lo aveva intrappolato.

«Dovresti allenarti per incassare dei veri pugni»mormorò evitando il mio commento.

Ne approfittai della sua vicinanza per poter osservare suoi tatuaggi, in effetti era anche molto palestrato.

«Io e l'allenamento siamo nemici» ribattei. Che battuta! Allenarsi non faceva per me. Ero consapevole che mi avrebbe fatto bene ma non avevo voglia di prendere parte a queste attività.

«Bisogna osare qualche volta»

Guardai il suo viso ma non traspariva niente, nemmeno un accenno ad un sorriso. Chiunque lo vedesse per strada, sarebbe intimorito dalla sua stazza. Mi diede un'ultima occhiata prima di voltarsi e riprendere il suo allenamento senza attendere risposta.

«E per la cronaca, lo spettacolo di ieri era solo un assaggio» urlò in lontananza

«Grazie grazie» mi abbracciò Charlotte. Mi aveva chiesto di poterla accompagnare a fare shopping, come se lei ne avesse bisogno. Aveva l'armadio colmo di vestiti, straripava e non sapeva più dove metterli.

Charlotte voleva farmi provare un vestito in vetrina a tutti i costi ma non mi attraeva per niente. Secondo lei starei benissimo, era un colore perfetto per la mia carnagione.

«Non mi piace quello!»

Mi soffermai a guardare in vetrina un paio di guantoni da boxe. Ripensai all'incontro avvenuto questa mattina e la sua frase ritornò alla mente come un flashback "Bisogna osare qualche volta»

«Chi si crede di essere» borbottai

Era evidente che fosse molto bravo ma non volevo dargli la soddisfazione di sentirselo dire, ma per quel poco che avevo visto, era stato un portento, nonostante le condizioni di quel povero ragazzo.

«Di chi parli?» chiese Charlotte alle mie spalle

«Oh, nessuno»

Non le avevo raccontato dell'incontro. Sicuramente andrebbe su tutte le furie se lo sapesse e non conoscevo ancora il motivo.

«Andiamo a prenderci un gelato»

Dopo aver mangiato un bel cono, ci raggiunsero anche gli altri. Nelson ed Elise finirono per bisticciare attirando l'attenzione dei presenti.

«La prossima volta te lo tieni nelle mutande!» ribadì Elise, sembrava arrabbiata. Secondo me provava qualcosa per Nelson. Lui era un bel ragazzo, piaceva molto alle ragazze ma pensava solo a divertirsi.

«Non fare la moralista!» replicò lui.

Elise si voltò delusa e non gli rivolse la parola. Percepivo la sua sofferenza, come faceva Nelson a non accorgersene?

«Basta adesso!» sbuffò Charlotte alzandosi

«Noi andiamo, ci vediamo domani!» si alzò e feci la stessa cosa anch'io seguendola.

Thomas pov's
Continuai a sferrare una miriade di pugni al sacco, sfogando ogni emozione e lo stress accumulato.

«Thomas continua così!» mi incitò Drake, battendo le mani a ritmo.

Terminato l'allenamento, mi feci una doccia ed uscì dalla palestra. Guidai la mia Porsche e una volta giunto a casa la parcheggiai in garage. Entrai in casa e sistemai il disastro di ieri, trovai un preservativo ai piedi del divano e lo gettai nella pattumiera.

Il telefono squillò, era Josh.
«Dimmi» sentì dall'altra parte caos, e vetri frantumarsi.
«Victor era strafatto e ha fatto a botte con uno» sospirò pesantemente
«Cosa vuoi da me esattamente?!» sputai adirato
«Mi sta distruggendo casa, devi venire» riagganciò. Diedi un calcio al divano e chiusi la porta violentemente.

«Siete due coglioni!» esclamai una volta entrato. Entrambi erano spaparanzati sul divano.

«Dillo al tuo amico, che ha deciso di farsi di giorno» scosse la testa contrariato.

«Si può sapere cosa cazzo ti prende?!» lo spinsi al muro

«Mi dispiace Thomas» piagnucolò Victor abbracciandomi.

«Levati che puzzi» odiavo gli abbracci e il fatto che fosse ubriaco mi urtava ancor di più.

«Chi è questo?» domandai cercando di non perdere la lucidità.

«Andrew» mi rispose Josh aspettando una mia reazione che non tardò ad arrivare.

«Bene, lo andremo a trovare. Non rompetemi più il cazzo per queste stronzate!» ringhiai a denti stretti.

Tornai a casa e mi preparai un'insalata. Ritornare a Los Angeles era stata una scelta sbagliata, ma dovevo aspettare che finisse il campionato così potevo andarmene nuovamente. Aspirai la nicotina e mi persi nell'osservare la meravigliosa vista di Los Angeles di notte.

Lanciai la cicca della sigaretta ormai terminata. Il fumo faceva parte di me ormai, sentivo bisogno di fumare per trovare un po' di pace ai miei pensieri. Avevo bisogno della nicotina in ogni momento per non avere attacchi di rabbia. Iniziai a fumare a dodici anni, fu mio padre a darmela. Voleva che mi comportassi come i figli dei suoi amici e forse un po' ci era riuscito.

Avevo intrapreso il pugilato subito dopo. Quel giorno c'era un incontro e decisi di andarlo a vedere di nascosto. Le gratinate erano gremite di gente che urlavano il nome di Drake. Lo guardavo affascinato, così dopo quell'incontro passai tutte le mie giornate in palestra ad allenarmi.
Lì incontrai Drake che mi insegnò le basi e mi disse: «Tu un giorno diventerai un portento» e da quel giorno iniziai ad allenarmi ogni giorno.

Avevo vinto medaglie e distrutto le ossa ai miei avversari. Infatti, spesso, avevo problemi a controllare la mia rabbia.
Anche nei rapporti lo ero, spesso mentre facevo sesso con le ragazze ero aggressivo. Ma a loro piaceva questo mio essere e non mi importava minimamente di esserlo. Si disperavano così tanto quando non ricevevano attenzioni che me le ritrovavo fuori casa.

Chiusi la finestra e decisi di andare a dormire, tra meno di sei ore mi dovevo svegliare per la mia corsa mattutina.

Miei lettori/Mie lettrici ecco il capitolo 6🦋. Abbiamo scoperto una parte di Thomas, ma sarà veramente così o è solo apparenza?
~Nanny

Un amore dannatamente folleWhere stories live. Discover now