Chapter 14

9.8K 207 5
                                    

«Andiamo» ritornò con un borsone con all'interno i suoi abiti sporchi.

Indossava un jeans nero con una maglia bianca e una giacca in pelle nera. L'odore forte di muschio si sentiva, o forse era lo shampoo che utilizzava ma sicuramente era un profumo così buono.

Raggiungemmo il parcheggio, quasi vuoto a quest'ora. Rimasi stupita alla vista della sua Porsche nera. Sicuramente la boxe gli fruttava tanti soldi ma non pensavo fino a questo punto.

«È bellissima!» esclamai meravigliata e dal suo sguardo fiero capì quanto lo gratificasse.

Il suo profumo circolava anche nell'abitacolo e non avevo mai sentito profumo più buono. Accese la stufa come se percepisse la mia temperatura corporea.

«Tu non hai freddo?» gli chiesi mentre scriveva qualcosa sul cellulare.

«No» rispose secco

Lo scrutai attentamente, fuori c'erano all'incirca cinque gradi e lui non ne risentiva per niente.

«Devi raggiungere i tuoi amici?» chiesi attirando la sua attenzione. Si voltò verso di me incrociando le mie iridi.

«Dovrei» sospirò mettendo in moto.

Non aggiunsi altro, gli dissi la via del locale e per tutto il tragitto non proferì parola. Mentre cambiò la marcia, la sua mano calda sfiora la mia gamba, provocandomi i brividi. Seguì con lo sguardo la sua mano e notai che le sue nocche erano ricoperte di sangue secco.

«Ti sei ferito» gli toccai leggermente la mano ma la ritrasse.

«Non è niente» ribatté con tono freddo continuando a guardare la strada.

«Posso disinfettarti» proposi guardandolo.

«Cazzo non serve!» alzò un po' il tono, facendomi sussultare. Girai il volto verso il finestrino, odiavo quando qualcuno mi urlava contro.
Mi ricordava quel brutto periodo che aveva cambiato totalmente la mia vita.

«Kate» mormorò

«Dimmi» con la coda dell'occhio vidi quando si tirò indietro le ciocche del ciuffo libere sul suo viso poiché non aveva messo il gel.

«Non volevo» strinse il volante e capì quanto gli costasse dire una cosa del genere.

«Tranquillo»

Arrivammo a destinazione, diedi un'occhiata fugace al locale già colmo di gente. Si poteva sentire da qui il rimbombo della musica, deglutì prima di afferrare la maniglia per aprire la portiera. Degli schiamazzi mi fecero voltare verso un gruppo di ragazzi che avevano delle bottiglie di birra e si divertivano a chi beveva di più.

«Beh ci vediamo» stavo per scendere quando la sua mano grande strinse il mio polso delicatamente.

«Sei sicura di voler andare?» mi guardò come se potesse leggermi dentro. Mordicchiai la guancia arrossendo, accennando anche un lieve sorriso.

«Andiamo»

«Posso disinfettarti la mano?» tentai di nuovo, sbuffò annuendo. Pressai le labbra trattenendo l'euforia.

«Farai tardi con i tuoi amici» dissi con la fronte corrucciata.

«Salterò una scopata più che altro» scrollò le spalle. Schiusi la bocca per la sua risposta schietta.

«Puoi andare, c-cioè io posso prendere un taxi» mormorai osservando i palazzi scorrere velocemente.

«Non c'è bisogno, posso scopare quando voglio» alzò l'angolo della bocca, formando un mezzo sorrisetto.

Un amore dannatamente folleWhere stories live. Discover now