Laced - Capitolo 51 (Lottando contro i Nostri Demoni)

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POV di Abby

Raccolsi i piatti, mettendoli dentro al piccolo lavandino nella cucina. C'erano una piccola spugna ed un po' di detersivo per piatti arancione, così cominciai subito a lavare le cose che avevo usato per preparare la colazione e i piatti che avevamo usato per mangiarla.

Non ero esattamente sicura di dove fosse andato il Signore - era corso verso la direzione del salotto, ma poi avevo sentito una porta aprirsi e chiudersi, e avevo il presentimento che se ne fosse andato per calmarsi.

Potevo capirlo, immaginai. Volevo dargli un po' di spazio perché era arrabbiato, e non volevo che peggiorasse - così i piatti sarebbero stati un buon passatempo mentre aspettavo.

Non ci volle molto a lavarli, quindi quando finii, presi in mano un piccolo asciuga piatti, li asciugai, e li rimisi al proprio posto dentro la dispensa. Mi assicurai che il tavolo fosse pulito, e che le sedie fossero al loro posto, prima di andare a cercare il Signore.

Cercando velocemente per la casa, confermai i miei sospetti: il Signore non era in casa - doveva essersene andato per controllare la rabbia o altro.

Uno sguardo alla finestra della cucina che dava sul retro della casa mi disse che era fuori nella terrazza, mentre guardava in lontananza dove il terreno era ricoperto da migliaia di alberi, gran parte di essi senza foglie.

Cautamente, mi avvicinai alla porta sul retro, e presi un respiro profondo quando la mia mano si chiuse sulla maniglia.

Quando feci un passo fuori, l'aria frizzante bruciò sulla mia pelle, e rabbrividii. "Signore?"

Esalò, ma non si girò a guardarmi. E non rispose nemmeno.

"Signore..." Cominciai, ma mi interruppe.

"Và dentro, Abigail. Fa freddo."

Invece di obbedirgli, mi avvicinai a lui, così che tra di noi ci fossero pochi passi, la sua schiena era ancora rivolta verso di me. Però chiusi la porta della casa, facendo in modo che il rumore fosse abbastanza forte da fargli sapere che ero ancora fuori con lui.

"Voglio solo scusarmi." Cominciai, insicura di cosa fare o dire. Tutto questo mi confondeva - prima si apriva con me, facendomi sentire come se potessi chiedergli qualsiasi cosa, e poi facevo qualcosa o dicevo qualcosa che accidentalmente lo faceva arrabbiare, e si chiudeva di nuovo in sé stesso. Arrabbiato, rimuginante, freddo e composto. Distante. Il Signor Zayn, invece di solo Zayn.

Continuò a non rispondermi, così sospirai, e parlai di nuovo. "Mi dispiace, non lo chiederò più. Non intendevo-"

In un secondo, si girò di scatto, fissandomi con così tanta durezza che mi colse di sprovvista, e feci un passo indietro. "Ho detto, torna dentro. Ti ammalerai."

Feci un altro passo indietro, alzando le mani in segno di resa. "Okay, lo farò. Però volevo chiederti una cosa - per favore mi perdoni? Sul serio, mi dispiace. Non voglio veramente rovinare questo weekend per...noi. Per favore?"

Anche se stava continuando a fissarmi, i suoi occhi si addolcirono, anche se solo di poco. Poteva essere un piccolo cambiamento, ma per me era abbastanza da riuscire a notarlo. Esalò, dalla sua bocca uscì uno sbuffo di vapore a causa dell'aria fredda che ci circondava. La sua voce era bassa quando mi rispose. "Torna dentro."

Gli rivolsi un cenno abbattuto di assenso, spostando lo sguardo mentre mi giravo per andare verso la porta con della vernice rovinata sopra. In qualche modo mi aspettavo che mi fermasse, che mi dicesse che era tutto apposto, che dicesse qualcosa, quindi ci rimasi un po' male quando non lo fece. Entrai in casa, chiudendomi con cautela la porta alle spalle, e sospirai.

Laced (Italian Translation)Where stories live. Discover now