''Hey, come stai? Io... ho saputo da Dinah, ecco...'' disse impacciata con un sorriso a labbra strette, scambiandosi con la polinesiana uno sguardo che non seppi decifrare.

''Hey... sto meglio, grazie Lau'' dissi piano, in quel momento non seppi se la voce non uscisse per lo stupore o per il dolore che stavo iniziando ad avvertire nella zona della ferita.

''Vado un attimo al bagno'' disse la bionda dando una piccola pacca sulla spalla alla corvina che annuì avvicinandosi a me.

''Tieni, ti ho portato delle chicharritas de platano, so che ti piacciono tanto e non puoi mangiare un granché conciata così..'' disse passandomi un sacchetto con all'interno quelle che erano essenzialmente delle chips di platano, un frutto tipico dell'America Latina, simile alla banana per forma ma totalmente differente in uso e sapore.

''Già, come potevi dimenticarlo... mi prendevi sempre in giro perché o mangiavo banane o queste'' dissi sorridendo mentre aprivo il sacchetto. Era letteralmente una vita che non ne mangiavo, da quando avevo lasciato Miami e la mia abuelita aveva smesso di friggerle appositamente per me. Squisite. Gliene offrì facendo un gesto faticosamente lento con il braccio.

''No, grazie... la puzza basta'' disse sfottendomi, era una cosa che aveva l'abitudine di dire quando al liceo aprivo il mio contenitore con le chips della nonna, seguita da un gesto veloce di mano davanti al naso come a sottolineare quello che per lei era un odore sgradevole. Sorridi al ricordo e mi accorsi di essermi persa nuovamente nei miei pensieri.

''E tu come stai?'' chiesi sgranocchiando il mio snack.

''Sempre okay, Mila... tiro avanti'' disse passandosi istintivamente una mano fra i lunghi capelli mossi.

''Come suona male questo nomignolo con la tua voce'' dissi prendendola in giro, in realtà non ero per niente abituata a sentile dire così. O ero Camila o ero Camz, mai stata Mila per lei.

''Vero? Vorrà dire che ci faremo l'abitudine...'' disse concordando con me.

''Puoi sederti anche lì eh... non ti mangio'' dissi indicando il bordo del letto siccome era appoggiata con la schiena al  termosifone, sotto la finestra chiusa, lei scosse il capo con un sorrisino e si scompose leggermente dalla sua posizione solita: braccia incrociate e piede destro accavallato a quello sinistro.

''Solo perché sei inferma...'' disse facendosi più vicino accontentandomi, io sorrisi contenta.

''Sai, non so come sono viva...'' dissi guardando fisso verso la sua mano che era poggiata sul materasso a qualche centimetro dalla mia.

''Credevo seriamente di morire, Lau... mi è passata tutta la vita davanti, proprio come nei film'' dissi ora guardandola negli occhi. Lei istintivamente mi prese la mano.

''Hey... sei viva e decisamente fuori pericolo, questo è quel che conta. Il come sia possibile facciamolo essere un merito dei medici, okay?'' disse rassicurandomi, come un fratello fa con una sorella, come una madre con un figlio, come una nonna con un nipote, come una qualsiasi persona che ne ama -profondamente, intensamente ed assolutamente- un'altra. Annuì tirando su col naso anche se non mi ero per niente resa conto che i miei occhi avessero iniziato a bagnarsi. D'improvviso la sua mano calda era sul mio viso ad asciugare una piccola lacrima, prima che questa potesse scendere oltre. Ma quel contatto fu breve, anzi brevissimo, perché in un istante la magia era già finita e Lauren era tornata composta al suo posto, immensamente lontana da me. Almeno continuavamo a fissarci, senza staccare mai lo sguardo l'una dall'altra.

''Eccomi... ma cos'è quest'odorino?'' sentimmo la voce di DJ e tornammo entrambe alla realtà, lei si alzò dal letto per cedere il posto alla ragazza appena arrivata.

DESTINYWhere stories live. Discover now