[LOG 08 - DATA FRAGMENT 03/04]

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Richiamo l'attenzione di Kin'ya dandogli una spintarella per farlo muovere. Mi guarda da sopra la spalla, i suoi occhi persi per un istante, poi annuisce e prendendo sicurezza segue il bambino.

Bravo ragazzo! Cerca soltanto di non farti uccidere.

Fuori dal vicolo passiamo in mezzo a una colonna di taxi abusivi fermi a un semaforo. Le gomme rinforzate, reti metalliche sui parabrezza e motori rombanti che affogano la zona nello smog, quasi fosse nebbia. Ce li lasciamo alle spalle poco prima che scatti il verde, annunciato dal fischio degli pneumatici che slittano sull'asfalto mentre i veicoli balzano in avanti.

Mentre talloniamo la nostra malintenzionata guida Kin'ya continua a voltarsi per lanciarmi silenziose occhiate interrogative. Ogni volta non faccio altro che sorridergli facendogli cenno di non preoccuparsi, mentre scansiono la zona assicurandomi che nessuno ci spari addosso all'improvviso.

» A tuo fratello piacciono molto i posti isolati? Traduciglielo Kin'ya.

Fermo davanti a un magazzino in disuso il ragazzino ascolta le parole del detective e poi arrossisce, farfugliando qualcosa mentre corre ad aprire una porticina metallica. Svanisce all'interno, mentre il braccio che Kin'ya aveva teso per acciuffarlo ricade pesantemente contro il suo fianco.

» Non ho capito che cazzo ha detto, ma suppongo ci stiano invitando a entrare.

Lo precedo oltre la porta, in un soffocante corridoio di metallo arrugginito, come se d'improvviso ci trovassimo nel ventre di una decadente bestia d'acciaio. Nel silenzio assoluto le suole di cuoio del mio assistente risuonano come i gravi rintocchi di un orologio, in una casa abbandonata. Lo scorgo sul punto di schiudere la bocca e parlare, ma mi sfioro le labbra con l'indice, facendogli cenno di tacere. Il corridoio sembra restringersi sempre di più, come a volerci schiacciare e intrappolare nei suoi meandri oscuri. Dopo lunghi e snervanti minuti sbuchiamo in una piccola anticamera, il passaggio si allarga di pochi centimetri ma l'impressione di costrizione svanisce così in fretta che sembra di essere usciti all'aria aperta. Anche se il tanfo della ruggine e dell'umidità riempie la zona.

Un'altra porta d'acciaio in fondo socchiusa, credo il giusto per far passare il bambino. È bloccata, i cardini di ferro completamente andati. Faccio forza con tutto il corpo, resiste per alcuni secondo e poi cede con uno stridio metallico da far sanguinare le orecchie. Per la spinta mi ritrovo proiettato oltre la porta. Qualcosa viene giù oltre il perimetro della mia visuale, il corpo reagisce prima della mente. Il braccio si attiva come una molla meccanica, scatta. L'acciaio piange sotto la presa del titanio e del grafene ad alto potenziale. La mazza di ferro si deforma; la tiro a me, costringendo l'uomo che l'impugna a lasciare l'angolo buio in cui si era nascosto. Poi gli arriva un sinistro dritto sulla faccia. Entrambi lasciamo andare la spranga che sbatte rumorosamente al suolo. Lui grida inciampando all'indietro e crollando sul culo, le mani a coprirsi il naso rotto, che ho trasformato in una fontana di sangue. Alle sue urla si uniscono le mie mentre le ossa mal guarite della mano sembrano essere andate in frantumi. I miei occhi dardeggiano in giro mentre mi stringo l'arto al petto, che si alza e si abbassa ferocemente, come un mantice.

» Jonathan!

All'alzarsi della pistola di Kin'ya molte altre, in risposta, vengono puntate contro di noi. Smetto di contarle quando supero la dozzina. Qualcuno tira via l'uomo ferito.

Troppe, troppe... soprattutto per lui...

Mi scosto dal muro, contro cui mi ero lasciato andare, e faccio segno a Kin'ya di abbassare l'arma.

» Ma... loro!

» Fallo.

Riempio i polmoni fino all'orlo, digrignando i denti per soffocare il dolore, poi tiro su la mia maschera e sorrido agli uomini dietro le pistole puntate.

» Eccoci qui, siamo venuti a parlare... proprio come volevate voi.

Non riesco a esimermi dal sollevare un sopracciglio nel realizzare il loro look. Sono tutti pesantemente modificati, e le loro protesi sono decorate con grosse e brillanti scaglie verdi, come quelle di un rettile. Si fanno tutti da parte, come la marea che si ritira, quando un uomo colossale emerge da un corridoio in fondo alla stanza. La luce che filtra dal soffitto crollato risplende sulle sue scaglie colorate, riflettendosi sulle pareti. Le squame gli circondano gli occhi e la fronte, ricoprono interamente la sua schiena nuda, avvolgendogli braccia e mani, che terminano con lunghe dita artigliate.

» Allora, allora... cosa abbiamo qui!?

La sua voce è alterata, grave e raschiante, come quella di una bestia. Si abbandona sui rottami di un droide da carico, scuotendolo con il suo peso. I suoi addominali sono così scolpiti e definiti che sembrano un'armatura in grado di respingere i proiettili. Per un attimo sembra scrutarmi con attenzione, poi parla.

» Benvenuti tra i Kumecha-wani, uccellini curiosi!

[FINE DATA FRAGMENT 03/04]

Silicium Souls II: AratareDonde viven las historias. Descúbrelo ahora