[LOG 05 - DATA FRAGMENT 01/04]

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Qualcosa mi agguanta la spalla. Mi drizzo di colpo ritrovandomi vicinissimo a due castani occhi a mandorla, che mi fissano curiosi. Cerco d'istinto la pistola ma mi riscopro sul divano abbracciato alla bottiglia vuota, portatami da Rebecca, che ricordo di aver aperto ma non di aver finito.

» Jonathan-san? Mi perdoni per l'intrusione, ma era aperto...

Grugnisco qualcosa di incomprensibile mentre mi stropiccio gli occhi, la testa mi sembra sul punto esplodere. Per un attimo, guardando quell'imberbe ventenne giapponese, ho l'impressione di star fissando una versione più giovane e asiatica di Vincent. Si aggiusta il suo completo grigio, un po' stiracchiato e mi guarda, attendendo quasi nervosamente una mia risposta.

» Chi sei?

» Kin'ya Ikuta, apprendista detective, Interpol. Sa sono molto felice di poter-

» Abbassa la voce! Ti ha mandato Hernandez? Hai quello che mi serve?

Si scusa inchinandosi per poi subito annuire, sbrigandosi a cacciare da una tasca interna della giacca un piccolo chip dati. Nell'alzarmi mi prende un giramento di testa e solo il reggermi alla spalla del giovane Kin'ya mi impedisce di andare a terra. Gli rivolgo un rapido sorriso e poi gli strappo il chip di mano.

» Arigatou!

Poi gli afferro le spalle e prendo a spingerlo di forza verso l'uscita di casa, zittendolo quando cerca di opporsi.

» Ti ringrazio per avermelo portato ma ora mi serve un dannatissimo un caffè, e potrei uccidere chiunque osi mettersi tra me e lui.

» Vorrei aiutarla, Jonathan-san.

» Non mi serve alcun aiuto, e poi non lo sai? Me la faccio solo con gente poco raccomandabile o che ha la tendenza a finire morta nel breve termine.

Si volta a fissarmi, e per un attimo sento il suo sguardo soppesare, come fosse una bilancia, le mie borse sotto gli occhi. Si lascia mettere alla porta senza aggiungere altro. Appoggiandomi con la schiena alla terribile carta da parete, a fiori verdi, mi rendo conto che il mio sonno non è stato per nulla riposante. Sollevo un braccio per darmi una sniffata e realizzo un'altra cosa.

Merda, mi serve una fottuta doccia...

Fisso per alcuni secondi una macchia di umidità, sul soffitto, la cui forma ricorda vagamente quella di una stella, poi scuoto il capo e decido di darmi una mossa, il mio primo caso, non remunerato, da investigatore privato mi attende.

C'è qualcosa che mi attira in quella psicopatica, come una falena che scottata dal fuoco non riesce a evitare di esserne attratta ancora. Non le devo nulla, se non un proiettile in fronte, eppure non riesco a girarmi dall'altro lato e far finta di niente. Ci ho provato, stordendomi con quella bottiglia di scotch whisky, ma ho fallito e il non sapere cosa sia accaduto è come avere un fastidioso insetto che mi ronza nel cervello.

Dopo la doccia viene il caffè, il sintetizzatore automatico lo fa di merda, ma sempre meglio di nulla. Mi riempio una seconda tazza e la miglioro con due dita di un pessimo gin, sperando che due cose di merda possano dar vita a qualcosa di decente. Speranza che va in frantumi non appena lo assaggio. Porto quello schifo nello studio, dove collego il chip dati all'olo-proiettore da scrivania. Si accende sparando per la stanza fascicoli fluttuanti, le prove digitalizzate e rapporti degli investigatori galleggiano nel vuoto come fiocchi di neve cristallizzati nel tempo. Le ore scorrono veloci mentre vengo sballottato da una scena del delitto all'altra, fino a soffermarmi sull'ultima: Yannick Dubois, un agente del Neo Bruxelles Police Department torturato e ucciso in casa propria.

» Si inizia sempre dal più fresco, vero?

Interrogo il vuoto, ma c'è solo il silenzio a rispondermi. Tra tutti quelli crepati è l'unico a non essere feccia di strada; non so perché ma qualcosa nel mio cervello comincia a suonare, come il ticchettio di una bomba che non posso disinnescare.

Forza, Jonathan, tempo di commettere il secondo atto criminale dell'investigazione...


[FINE DATA FRAGMENT 01/04]

Silicium Souls II: AratareWhere stories live. Discover now