[LOG 02]

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11.58 AM
22.01.2067


» Da questa parte Mr. Wright.

» Sei nuovo, vero?

Strattono il braccio, liberandolo con facilità dalla presa dell'uomo. Quella figura irsuta e poco amichevole si limita a guardarmi aggrottando le sopracciglia, mentre continua a guidarmi per i freddi e grigi corridoi della Torre Interpol.

» Sai che lavoravo qui, no? Non credi che io sia in grado di trovare la strada da solo?

» È proprio perché so chi è che l'accompagno.

Il piccolo lampo di fredda intelligenza negli occhi di quell'orso umano mi sorprende. La frase sembra far presupporre che io possa essere ostile all'organizzazione. Sono abituato a questo, ma di solito è accompagnato da sentimenti di ostilità; nell'uomo però percepisco solo freddezza. La realtà è che mi sto lamentando giusto per il gusto di farlo, per infastidirlo. Non sembra però che stia funzionando molto. L'uomo punta a una porta aperta sulla destra, due agenti in uniforme la bloccano mentre parlottano, portandosi alle labbra bicchieroni di plastica, usa e getta.

» Perché è lei a interrogarlo? Il caso è di Hernandez.

» Lo so, ma non può di certo opporsi se a ordinarglielo è proprio il-...

Si interrompono sorpresi dall'imponente stazza della mia guida, a un suo cenno si fanno da parte per lasciarmi passare. La porta con un sibilo si apre e poi si richiude alle mie spalle, ma prima che possa isolarmi all'interno della piccola sala interrogatori sfilo la calda tazza di plastica dalle mani dell'agente, che scioccato si limita a guardarmi con gli occhi strabuzzati e le labbra socchiuse. Rimasto da solo ignoro le sedie e mi siedo sul tavolo d'acciaio, sgancio il tappo dal bicchiere e ne indago il contenuto.

Caffè? Ottimo...

Me lo porto alle labbra e quasi non lo sputo tutto contro la porta metallica. Rabbrividisco a quel sapore melassoso mentre lascio la tazza sul tavolo e vado a picchiare con le nocche contro lo specchio unidirezionale, senza sapere se dall'altra parte ci sia qualcuno.

» Ehi! Si può avere un caffè? Uno che non sia stato affogato nello zucchero!

Nessuno risponde, persino la spia rossa della telecamera mi fissa silenziosa. Innervosito dal dover aspettare inizio a girare come un dannato, costeggiando le grigie pareti della stanza. Solo dopo aver fatto la trottola almeno una ventina di volte mi arrendo e mi appoggio allo schienale metallico di una delle sedie, che fissate al suolo non possono ribaltarsi.

La porta si apre quando l'ora, proiettata nel mio campo visivo dall'occhio sintetico, segna le 01.17 PM.

» Un'ora per questo caffè!?

Mi rimangio quelle parole non appena riconosco la persona che sta varcando la soglia; una donna elegante fasciata da un tailleur gessato. Poggia sul tavolo un corposo fascicolo, si aggiusta la coda di cavallo e poi si siede, soltanto a quel punto si degna di prestarmi attenzione, alzando gli occhi smeraldo su di me.

» Vice presidente Moureine, la trovo in salute.

Dico lanciando più di un'occhiatina alla sua nera camicetta, che sembra sprofondare nell'incavo dei due seni come una nave che cola a picco.

» Presidente Moureine.

» Oh, giusto! Hai fatto carriera grazie a me? Non sei contenta? Un bacino di ringraziamento è chiedere troppo?

Sedendomi punto l'indice della mano contro la mia guancia. Le sue labbra, decorate alla perfezione da un serio e poco visibile rossetto rosa pallido, si contraggono.

Silicium Souls II: AratareWhere stories live. Discover now