[LOG 05 - DATA FRAGMENT 03/04]

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Alzando un sopracciglio rivolgo un po' di attenzioni a Mr.Defunto; la sua gola è stata passata da parte a parte. La lama è penetrata dalla nuca ed è fuoriuscita poco sotto il mento. Un movimento pulito, frutto di una mano esperta e di una vibro-lama. Gioco con il linker che ho tra le mani, ingrandisco l'ologramma del cadavere e studio meglio la ferita. Un taglio sottile come un foglio di carta, sembra quasi innocuo, se non fosse che la spada ha perforato vertebre, laringe ed esofago.

Schegge di vetro gli cospargono i capelli, solo sul lato posteriore del cranio. Tutte conficcate nel suo cuoio capelluto, sembrano essergli state sparate in testa. Ma hanno fatto pochi danni e non hanno spillato sangue. Post-mortem secondo il coroner.

Che diavolo di storia è questa?

Mi rialzo, drizzando la schiena, e passo attraverso l'ologramma posizionandomi nel punto esatto in cui era in piedi al momento di essere ucciso. Con le spalle alla finestra mi ritrovo a fissare sangue spruzzato ovunque, come fosse stato vernice spray. Il soffitto, la carta da parati scollata, che penzola dalle pareti, il parquet e persino un tavolino ribaltato in fondo alla stanza; che è stato impacchettato e portato via dalla polizia. Uno dei pochi segni presenti a provare l'avvenuta, seppur breve, colluttazione; insieme alle posate di plastica abbandonate sul pavimento e al pastone proteico schizzato sul muro.

Abbasso lo sguardo sull'ologramma del linker personale dell'agente, il vetro infranto, a pochi centimetri dal mio piede destro. Lo aveva in mano. Prima di essere ucciso ha fatto una chiamata di emergenza, è grazie a quella che sono arrivati sul posto quando il cadavere era ancora caldo. Scuoto il capo tra me e me, torna a riaffacciarsi nella mia mente la stessa idea che mi ero fatto studiando il fascicolo. Torna a ticchettarmi nella testa quella bomba fastidiosa.

C'è qualcosa che non va.

Al centro della stanza c'è una sedia, apparsa con l'attivazione del data-reviver. Ai suoi piedi un mucchio di manette in polimeri. Non sono spezzate, è più facile rompersi i polsi piuttosto che liberarsene. Tagliate di netto: non è un qualcosa che avrebbe potuto fare da solo. Mi gratto la barba che mi punge il collo, per poi appoggiarmi allo schienale della sedia; ma il corpo non incontra alcuna resistenza e mi ritrovo a crollare, come un sacco di patate, al suolo. Mi si aggrottano le sopracciglia mentre fisso l'ologramma sfarfallare e tremolare. Le orecchie ronzano per l'urto con il parquet impolverato. Resto lì paralizzato mentre i fili della mia testa d'improvviso si sciolgono e poi si riannodano, ricordando un dettaglio insignificante che avevo ignorato. Raccolgo il linker da terra, che mi era sfuggito di mano, e pigio come un disperato sulla schermata fino a trovare il referto dell'autopsia. Mi soffermo sull'annotazione di un trauma cranico sull'osso parietale.

Quindi... è stato legato e torturato, poi stordito e liberato. Quando si è ripreso ha raggiunto la finestra e ha chiamato aiuto, per poi essere ucciso. Che diavolo di senso ha lasciarlo prima andare e poi tornare a ucciderlo, Yae?

Ancora mezzo steso al suolo fisso la luce che filtra dal telaio senza vetro della finestra, colori brillanti che danzano sul sangue essiccato sul legno del parquet. Non reagisco mentre un'altra lampadina si accende nel mio cervello.

E se a torturarlo e a ucciderlo fossero state due persone diverse?

Mentre un centinaio di nuove domande si affacciano nella mente, mi rialzo scrollandomi la polvere di dosso. Incrocio le braccia sul petto e mi appoggio al muro, di fianco all'ingresso, in modo da poter osservare tutta la stanza.

Si ha la tendenza a considerare casa propria un posto sacro, un rifugio dove si è al sicuro da ogni pericolo. E quando questa sicurezza viene infranta, la concezione che se ne ha viene sporcata, ribaltata. Non più un luogo protettivo, ma qualcosa che crea repulsione, e da cui allontanarsi al più presto. Soprattutto dopo essere sfuggiti alla morte per un pelo.

Corrucciato guardo la proiezione olografica del cadavere, che mi fissa di rimando con i suoi occhi vacui e spenti.

E allora perché, tu, no?

Scuoto il capo.

Sei andato alla finestra e hai chiamato gli altri sbirri. Per cosa? Per controllare fuori? No. Per controllare da dove è entrata?

La raggiungo e la spalanco, sollevando l'anta ribaltabile e bloccandola in alto con un'asticella di metallo. Sul traverso superiore c'è un piccolo grumo di sangue secco, come avevo letto sul fascicolo.

L'ha sporcato con la nuca? Quindi guardava in basso. Cosa cercava? Nel report non c'è nulla a riguardo.

Di fronte, la facciata di mattoni grigi di un alto palazzone industriale, privo di finestre ma tappezzato di sbocchi d'aerazione e insegne pubblicitarie al neon, sparse senza alcun ordine o principio logico. In basso un vicolo stretto, buio se non fosse per le braci vive di un cassonetto incendiato. Sulla parete del condominio neanche una scala d'emergenza, o qualcosa che avrebbe potuto favorire la scalata fino al terzo piano.

Non è facile arrivare con la testa alla macchia di sangue, devo sporgermi ancor di più per colmare la differenza d'altezza tra me e il morto, ma quando abbasso lo sguardo i miei occhi cibernetici identificano subito cosa lui stava cercando. Nel metallo, nascosto sotto una sporgenza del traverso inferiore, c'è impresso il segno di una mano. Una morsa che ha stritolato il ferro con tanta forza da deformarlo.

Si è retta con una mano mentre con l'altra l'ha trafitto alle spalle? E i frammenti di vetro? Sono arrivati solo dopo che lui è morto? La spada a vibrazioni ha distrutto la finestra? Ma cosa li ha proiettati contro di lui, con tanta forza?

Chiudo la finestra sfondata e recupero il drone, la stanza torna a essere l'ambiente vuoto e cupo che era prima che io la illuminassi con le proiezioni del data-reviver.

Ho visto tutto quello che potevo vedere qui.

Esco sul corridoio e accosto la porta sfasciata, privata della maniglia e del blocco della serratura. Come lascio la presa una raffica di vento la spalanca, sbattendola con violenza contro la parete interna.

Al diavolo...

Mi avvio verso le scale con la gola così secca che fa male.

Avrei proprio bisogno di un goccetto ora.


[FINE DATA FRAGMENT 03/04]

Silicium Souls II: AratareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora