[LOG 03 - DATA FRAGMENT 02/02]

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Non comunichiamo molto, io non lo faccio proprio. Lei è una parlatrice volubile, come una lunatica passa da fasi di estremo silenzio ad altre di instancabile estroversione, e anche in quei casi è lei che parla e io che ascolto. All'inizio le mie risposte a monosillabe la irritavano, ma con il tempo si è abituata.

Finiamo la birra e ne stappiamo altre, fissando il poco interessante spettacolo davanti ai nostri occhi. Se non fosse per i palazzoni industriali, e per la cupola di inquinamento che copre la città, avremmo avuto una alba da guardare. Non che me ne sarebbe fregato qualcosa, ma lei lo rimpiange spesso. Così invece si riduce tutto a lame di luce grigiastra che si sollevano da sopra ai mastodontici edifici tutto intorno a noi. Come un branco di mostri che torreggiano sulla loro piccola preda.

» Sarebbe bello avere un panorama diverso da questi squallidi palazzi...

Scrollo le spalle, accartoccio la lattina e me ne apro un'altra ancora. Chris caccia fuori un pacchetto di Lucky Strike, bianche e dall'iconico cerchio rosso. Me ne offre una come suo rituale e la mia risposta è la stessa di sempre.

» Non mi piacciono.

Si aggiusta i capelli corvini, mossi dal vento, e si porta la sigaretta alle labbra, illuminandola con un vecchio accendino a gas. Inspira ed espira una nuvoletta di fumo mentre mi fissa con i suoi occhi violetti, poi torna contro la mia spalla.

Altre lattine di birra vengono svuotate e accartocciate prima che lei riapra di nuovo la bocca, questa volta quasi preoccupata.

» Devo parlarti di una cosa.

Mi specchio nel suo sguardo, fragile ma deciso. Un tipo di determinazione diversa da quella che potrei mai avere io, quella forza interiore che va oltre la propria prestanza fisica, che va oltre il puro spirito di autoconservazione.

» Se mai dovesse capitarmi di crepare voglio che tu ti prenda cura del That Good Night.

Taccio ancora, lasciando che continui. So che non si aspetta nessuna risposta... per ora. So che ha altro da dirmi.

» Quando fui assegnata al compito di tuo supervisore alla MILLSEC vidi la cosa come un'opportunità. Una facile via di fuga da quella vita disgustosa che avevo condotto fino a quel momento, una vita di orrori da cui volevo risvegliarmi come se tutto non fosse stato altro che un brutto sogno. Per la corporazione non eri un essere umano, ma soltanto un'arma, e io stessa non ti vedevo in modo diverso. Ti ordinai di uccidermi, perché eri solo uno strumento e perché io ero troppo codarda per farlo da sola. Comprai una pistola ma non ebbi mai il coraggio neanche di estrarla dalla valigetta. Ti ricordi cosa mi dicesti?

Non reagisco quando mi afferra il dorso della mano con la sua.

» "No, non lo farò. Io spezzo i forti, e tu sei debole. Non c'è divertimento nell'uccidere chi si è già arreso all'idea di morire..."

Perché era vero.

» Mi resi conto della mia codardia e ti odiai, per aver rifiutato e per avermi reso cosciente. Ma con il tempo i miei sentimenti cominciarono a cambiare. Mutò quello che provavo verso quella persona che gli altri colleghi trattavano al pari di una bestia assetata di sangue.

Non mi è mai interessato nulla di cosa pensavano gli altri di me. Io ero io, e questo era tutto ciò mi importava.

» Ti proposi uno scambio. Ti avrei liberato dal giogo della corporazione e tu in cambio saresti rimasta con me, perché non conoscevo altro modo per farti restare al mio fianco. Credevo di star salvando te, credevo di potermi redimere così, ma alla fine sei tu che hai salvato me.

Deglutisce, fissando gli alti palazzoni ricoperti di insegne luminose al neon.

» Perché mi stai dicendo tutto questo, Chris?

» Perché questa è l'unica cosa buona che c'è stata in vita mia, e non voglio che scompaia insieme a me...

Buona?

Alza la mano a carezzarmi la guancia, è piccola ma calda. Riesce a tremare e a trasmettere sicurezza allo stesso tempo. Il suo volto è un miscuglio di emozioni e sentimenti a me oscuri, che non ho mai potuto decifrare e comprendere. Cose per me aliene, che non ho provato, e che non ho mai voluto provare. Al di fuori della rabbia, un lago di magma ribollente che ha sempre trovato spazio all'interno del mio cuore, fin da quando sono venuta al mondo.

» Non voglio che tutto vada a puttane con me. Prenditi cura del locale e ti prego, non usare la mia morte come scusa per scatenare una crociata suicida.

Cosa? Ridicolo... perché dovrei fare qualcosa del gener-...

I miei processi mentali si fermano mentre ripenso a quando da bambina pestai un bambino per aver osato giocare con il mio gatto, un gatto randagio che avevo elevato a mio giocattolo, lo stesso che poi avrei martoriato e ucciso per gioco. Fu una delle prime volte, ma solo l'inizio di una lunga escalation di eventi simili.

Io e soltanto io, è l'unica cosa che ha avuto valore per me. Quindi perché dovrei fare qualcosa di simile? Lei era un giocattolo, uno da scopare o da ammazzare. È o era?

Ormai non lo so più neanche io. Una parte di me arde dal desiderio di farla a pezzi e vederla gemere e soffrire mentre scopro il colore delle sue budella. L'altra parte invece si oppone con tutta sé stessa, attaccandosi a lei come se fosse il ricettacolo di quel poco di umanità che mi è rimasta.

Da quanto non uccido? Perché lo sto facendo? Per lei?

Per la prima volta in vita mia voglio preservare qualcosa che non sia la mia mera esistenza. Mio padre e mia sorella non hanno mai significato nulla per me, e ora per la prima volta esiste un legame. Qualcosa che ha valore tanto quanto me stessa, se non di più. Qualcuno che si è volontariamente inserito in quella prigione di incomprensione che mi separava da tutto e da tutti. Qualcuno che riesce a comprendermi, forse persino meglio di quanto riesca a farlo io. Soltanto ora realizzo cosa intende.

Come potrei reagire se dovesse venir meno l'unico pilastro a cui si aggrappa strenuamente quella briciola di umanità, pronta a essere fagocitata dalle tenebre?

» Ti prego, Yae. Promettimelo. Dimmi che vivrai, che lo farai a modo tuo, ma dimmi che vivrai...

Fisso quei suoi occhi violacei senza reagire.

» Prima di conoscerti ero una donna vuota, uno spaventapasseri che fingeva soltanto di essere umano. Ma tu... ti prego, promettimelo.

Quella nuova consapevolezza accesa nel mio cervello scombussola le mie fredde e logiche sinapsi, la guardo senza sapere cosa fare. Un qualcosa a cui non sono affatto abituata. Alla fine di un lungo minuto di silenzio riesco a risponderle.

» Va bene, Chris.


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[FINE LOG 03]

Silicium Souls II: AratareWhere stories live. Discover now