22. Nessun grado di separazione

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E poi ho sentito un'emozione accendersi veloce

E farsi strada nel mio petto senza spegnere la voce

E non sentire più tensione, solo vita dentro di me [...]

Non c'è più nessuna divisione tra di noi

Siamo una sola direzione in questo universo

Che si muove

[Francesca Michielin]

***

Ritta nel denim slavato dei suoi shorts e in una maglietta che, sguarnita della loro presa, appariva più grande di due taglie, Lauren si approssimò alla fessura creata dal portone del fienile. Chissà dov'era andata a perdersi la cintura, quando l'aveva sfilata per dormire più comodamente.

Frattanto che sbirciava i dintorni, in una flemmatica allerta, la fiamma dell'accendino fece arrossire l'ultima Lucky Strike del pacchetto.

Il gallo aveva già cantato un paio di volte, ma nessuna anima umana aveva ancora risposto. Le fronde degli ulivi ondeggiavano solo in risposta alla brezza marina, e non perché venivano rastrellate prematuramente. Appurato che gli albori non correvano nessun pericolo, non ancora, ritornò a vagheggiare Camila, che si era raccolta sul lenzuolo sottile per difendersi dal fieno sottostante. Era una visione incantevole, così placida e indifesa, eppure inattaccabile: la canoviana Ninfa dormiente che durante il sonno doveva aver cambiato posizione. Una cascata di riccioli celava le fattezze del suo riposo, a partire dalle lunghe ciglia. Non la raggiungeva una luce diretta: i raggi solari piovevano attraverso le fessure del fienile e si schiantavano tutt'intorno senza tangerla.

Più Lauren la osservava e più ella parve mutare lunghezza di respiro, e poi, come una profumata corolla di girasole che percepisca le lusinghe della stella prediletta, aprì gli occhi e cercò la fonte di quel calore, che durante le ultime ore della notte era andato perduto.

- Lo - mormorò, stropicciandosi le palpebre appena schiuse.

Bastò che battesse le ciglia ancora una volta per avere la compagna accanto a sé. In ginocchio, la vide sbuffare una nuvoletta di fumo verso l'alto. Come ipnotizzata, lasciò che le poggiasse la sigaretta tra le labbra. Chiuse gli occhi e aspirò con cautela, realizzando compiutamente, dopo tanti baci, l'usuale retrogusto al fondo del suo sapore: il tabacco.

In quel semplice gesto, la sua bocca rosata dimostrò una sensualità assai superiore a quella che Elena Muti aveva potuto sprigionare in un intero romanzo; e allorché provò l'urgenza di espirare, o forse di tossicchiare goffamente, Lauren la coinvolse in un bacio obnubilante, nutrendosi della sua fumosa essenza. Distaccandosi, Camila mugolò di un piacere acerbo.

- Da quanto fumi? - domandò. Preda di un capogiro imputabile all'ipotensione mattutina, fu costretta a distendersi. Dalla sua tasca sfilò il pacchetto vuoto, che, consunto e ingiallito sugli spigoli, recava un bollo circolare di colore rosso, bordato poi di bianco, verde e nero.

- Un anno, più o meno -. Lauren fece spallucce. - Sono le preferite di Freddie Mercury - addusse, sovrappensiero.

Camila parve non averla nemmeno udita, tanto era intenta ad adorare la scritta It's toasted con i polpastrelli, frattanto che le carezzava un ginocchio.

- Posso tenerlo, sì? -.

***

Quando uscì dal bagno, già pronta per ammazzarsi di fatica, Taylor la inchiodò al muro con una insinuazione velata: - Perché ieri sera non sei proprio tornata? -. Pacifico che volesse sapere cosa o chi l'avesse trattenuta per una notte intera; e finché non l'avesse ottenuto, avrebbero entrambe rinunciato alla colazione.

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