Capitolo 32

517 31 17
                                    

Dopo la colazione avevo guardato l'ora, e quando avevo letto che erano le 8:45 ero letteralmente corso su per le scale, ed ero volato a fare una doccia.

Quando fui vestito e profumato, scesi e subito mia madre mi venne incontro, accompagnata dalle mie sorelle "Come sei bello fratellino" mi disse subito Clarissa sistemandomi il colletto della camicia, ed io le sorrisi "Mi mancherai tanto lo sai?" Mi chiese poi mia madre con gli occhi già ludici, ed io annuii e le lasciai un bacio sulla guancia.

Era quello il motivo per cui evitavo sempre di scendere a Roma, perchè sapevo che salutarle sarebbe stata una tortura. Loro erano le mie donne.
Io le amavo, e separarmene era davvero orribile.

"Mi mancherete anche voi. Vi amo. Tutte e tre" le strinsi tutte insieme tra le mie braccia, e poi lasciai un bacio sulla fronte ad ognuna di loro.

Prima che potessi afferrare la valigia per andarmene, sentii due mani appoggiarsi sulle mie spalle, e quando mi voltai mio padre mi avvolse in un abbraccio "Ho capito che non sono la tua donna, ma puoi almeno salutarmi no?" Subito ricambiai il suo abbraccio e scoppiai a ridere "Mi mancherai pure tu Papo" gli dissi tra una risata e l'altra, ma quando il telefono iniziò a squillare fui costretto a staccarmi per rispondere a Gian.

"Tra mezz'ora parte il treno: per favore muovi il culo" io sbuffai e sistemai la valigia, tenendomi il cellulare tra la spalla e l'orecchio "Dammi il tempo della strada. Sto arrivando" salutai un'ultima volta la mia famiglia, e poi uscii di casa snervato.

Mentre camminavo a piedi vicino alla stazione, che non distava poi così tanto da casa dei miei, ripensai a quello che era successo due giorni prima con Zoe e sentii una strana sensazione di panico innondarmi lo stomaco, come se sapessi di aver esagerato con lei.

Eppure non capivo perché, più mi avvicinavo alla stazione, più quella sensazione si appropriava del mio corpo, ed io cominciavo a non sentirmi più bene. Sentivo il respiro mancarmi e gli occhi pizzicare, come se volessi piangere, ma non capivo nemmeno perché, e questo oltre a confondermi, mi faceva tremendamente arrabbiare:
come si faceva a non conoscere il proprio corpo?
Ma davvero mi stavo trovando in quella situazione?

Arrivai in stazione con il respiro corto, e appena la voce nell'altoparlante mi avvisò che il treno stesse per partire, feci l'ultimo sforzo e con una breve corsetta riuscii a salire.
Appena fui dentro subito mi sedetti su un sedile, e cercai di respirare, ma era difficile. Sentivo come una specie di tappo allo gola, ed era come se l'aria non volesse ne entrare ne uscire dai miei polmoni.
Mi sentivo morire.

Incapace di dire o fare qualcosa, sentii delle lacrime scorrermi lungo le guance e mi affrettai a voltarmi verso il finestrino, ma quando il mio dannato telefono cominciò a squillare fui costretto a voltarmi "Il treno è partito: Dove sei?" Cercai di mascherare i miei singhiozzi e parlai "Sul treno" immediatamente attaccai, e cercai di concentrarmi sul paesaggio che si muoveva davanti ai miei occhi.

"Tancredi: possiamo parlare?" Tenni lo sguardo basso e cercai di respirare, mentre continuavo a dare le spalle a Zoe "Mi spiace se ti ho fatto sentire sbagliato. Ero solo preoccupata per te, e stavo cercando di tutelarti, anche se probabilmente quello era il modo sbagliato e ..." non ero convinto del perché, ma d'un tratto sentii la sua voce sparire, e cominciai a tremare mentre delle lacrime scendevano copiose sul mio viso.

Era tutto strano: Piangevo, tremavo. Addirittura cercavo di respirare, ma era impossibile. Letteralmente un'impresa, e fu a quel punto che sentii due mani stringermi il mento e poi due occhi castano chiari, si mischiarono ai miei "Stai calmo" cercai di ascoltare quella voce mentre cercava di aiutarmi, ma era difficile seguirlo realmente, perché il cuore mi batteva forte nel petto e io, forse per la prima volta in vita mia, avevo quasi paura di morire.

Sentivo a mala pena la voce di Zoe, mentre Lele mi accarezzava la guancia, e mi lasciava qualche dolce bacio su di essa "Va tutto bene Tanche. Tutto ok" Dietro alle sue spalle vidi comparire una figura che conoscevo molto bene, e subito Aurora mi porse una bottiglietta d'acqua "Bevi. Ti aiuterà a calmarti" e io non capivo cosa stesse succedendo, ne del perché dovessi calmarmi.
Ma che mi stava prendendo a me?"

Sorseggiai l'acqua che mi aveva dato Aurora, e quando tornai a respirare completamente mi guardai intorno e mi trovai davanti tutti i miei amici "Va tutto bene, tranquilli" dissi subito a tutti, mentre mi massaggiavo le tempie, ma Zoe si abbassò in ginocchio nella mia direzione per far incontrare i nostri occhi "Quello era un attacco di panico Tanc?" Ed io sollevai le spalle, guardandola confuso "E io che ne so Zo? Mai avuti in vita mia"

Mentre cercavo di rilassarmi, sentii una mano accarezzarmi la spalla e sollevai subito lo sguardo "Mi sa di sì Zoe. Probabilmente era un attacco di panico, però stai tranquillo Tanche. Se quando stai così bevi un po' d'acqua riesci a riprenderti" In quel momento mi sentii un pezzo di merda.

Aurora mi stava letteralmente spiegando come non stare male, quando io due giorni prima ero stato a letto con il suo tipo, e non me n'ero minimamente pentito. Che bastardo.

Pensandoci bene mi resi conto di essere letteralmente l'amante di Lele, e no. No. No.
Avevo sempre sentito dire che in una 'relazione a tre il traditore fosse sempre un'infame, il tradito fosse sempre una vittima e che l'amante invece fosse sempre una persona senza sentimenti.
E probabilmente era vero, perché io stavo facendo un torto terribile ad una mia amica, solo perché mi andava di farlo, senza una valida ragione.
Ed era un ragionamento da vero stronzo, egoista, falso e bugiardo, nonché tutte caratteristiche alla quale avevo cercato di stare lontano, senza però rendermi conto che c'ero letteralmente finito dentro con tutte le scarpe, e che ero diventato tutto quello che odiavo.

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Where stories live. Discover now