Capitolo 16

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Erano le tre e mezza del pomeriggio e di Lele ancora nessuna traccia.
Non era uscito dalla sua camera nemmeno un secondo, e non è che avessi chissà quale idea.
Avevo semplicemente deciso che gli avrei parlato per scoprire cosa fosse realmente successo la sera prima.
Aurora e le ragazze erano uscite, mentre Gian, Diego e Vale avevano deciso di fare una partita a calcio.
Io ero rimasto in cucina, e di tanto in tanto attraversavo il corridoio e salivo le scale per vedere se lui si fosse svegliato, ma ogni volta che aprivo leggermente la porta lui aveva sempre gli occhi chiusi.

Decisi di provare ancora, forse per la quinta o per la sesta volta, così bevetti un bicchiere d'acqua fresca e attraversai il salotto salendo poi le scale, e sempre a passo svelto mi avvicinai alla porta della sua stanza e la aprii.
Non l'avessi mai fatto!

Lele era in piedi, girato di spalle completamente nudo, e la visuale sul suo posteriore subito mi fece diventare viola dall'imbarazzo.
Ma il mio imbarazzo triplicò ulteriormente quando lui si girò nella mia direzione, completamente noncurante del fatto che non avesse un minimo di straccio addosso "Buongiorno, serve aiuto?" Mi ci volle tanta forza di volontà per non voltarmi di spalle e scappare via correndo, ma anzi cercai di distogliere lo sguardo da.. lui e fissai il soffitto "Che ne pensi di vestirti per cominciare?" Cercai di far trasparire l'imbarazzo che stavo provando dalla mia voce, e forse ci riuscii, ma poi lo sentii ridere di gusto "Come se fosse la prima volta" disse a bassa voce, e non so nemmeno perché afferrai il cuscino poi vicino e glielo lanciai dritto in faccia "Sei un coglione" strinsi i pugni e sbuffai.

Lui continuò a ridere indisturbato, e mi guardò negli occhi mentre si infilava i pantaloni della tuta grigia.
Come se fosse cambiato qualcosa..
"É la verità comunque. Non è mica la prima volta che mi vedi nudo, o ti devo ricordare che a casa vecchia mentre mi facevo la doccia entravi in bagno quando volevi?" Quei ricordi mi attraversarono la mente.

Ed era vero. A casa vecchia facevo quello che volevo, compreso passeggiare dalla cucina al bagno mentre lui si lavava, ma quando eravamo a casa vecchia non avevamo avuto nessun incontro... ravvicinato, diciamo.

E mentre pensavo a questo mi sentii un perfetto idiota: possibile che stessi provando imbarazzo a stare con un mio amico, solo perché c'eravamo dati un bacetto?
No. Non lo era.

"Il gatto ti ha mangiato la lingua Nano?" Si sedette sul suo letto, ancora senza maglia, e stiracchiò le braccia "No, Emanuele." Quando sul suo viso comparì un'espressione di disappunto, mi sentii soddisfatto.
Esattamente come lui sapeva che detestassi sentirmi chiamare nano, io sapevo che lui detestasse essere chiamato con il suo nome completo. Che poi perché?
Era quello il nome che gli avevano dato i suoi genitori, quindi perché non voleva essere chiamato in quel modo? Lui era strano forte..

"Pensi di darmi fastidio ancora per molto, o mi dici perché sei venuto in camera mia sei volte?" Sussultai su me stesso per il tono infastidito che usò, ma quando capii a pieno le sue parole cominciai ad arrossire e allo stesso tempo ad arrabbiarmi"Mi hai preso per il culo da stamattina ad ora? È questo che mi stai dicendo?" L'espressione seria sul suo volto scomparì del tutto, e fu sostituita da un'enorme sorriso. Bastardo.

"Eddai nano non ti arrabbiare. Non avevo voglia di parlare di quel discorso semplicemente" si avvicinò a me e mi sfiorò la guancia con una mano, sulla quale tirai un leggero pugno "Ma che cazzo ne sai di cosa volessi parlarti eh? Sei un'idiota Emanuele" ero arrabbiato. Forse anche troppo.
Ma cazzo: Avrebbe potuto dirmi semplicemente "Vattene a fanculo e non parlarmi" invece no. Mi aveva preso in giro tutta la mattina, e se non lo avessi trovato in piedi probabilmente lo avrebbe pure rifatto.

"Tanche te la stai a prende troppo sul personale. Non volevo parlare della discussione di ieri sera semplicemente" sbuffai sonoramente, e lo spintonai, dato che oramai il suo fiato mi stava letteralmente sbattendo sul naso. E il fatto che questo scaturisse dentro il mio stomaco un'intero Zoo mi infastidiva e non poco.
Avrei tanto voluto tirargli un pugno fortissimo, su quel bellissimo e dannatissimo viso che si ritrovava, e cercai si farglielo capire con lo sguardo omicida che gli stavo rivolgendo, ma probabilmente era troppo stupido dato che se ne stava con le spalle appoggiate al muro a guardarmi con un bellissimo sorriso.

E che cazzo.
Ero preoccupato per lui, e lui mi prendeva in giro.
Cercai di tenere quello ben proiettato in mente, perché se lo avessi dimenticato anche solo per un secondo non oso immaginare che cosa sarebbe successo "Sei carino con il broncio" in quel momento considerai davvero l'idea di avvicinarmi a quel viso perfetto, e spaccarglielo in mille pezzi "E tu un emerito coglione" Sputai quelle parole cercando di essere quanto più acido possibile, ma lui sembrava totalmente divertito.

Senza che me ne rendessi conto, Lele si avvicinò a me e mi lascio un leggero bacio sulla guancia "Dai piccolo Tanche, facciamo pace" mi morsi il labbro inferiore per non far uscire fuori quel sorriso che mi avrebbe fatto perdere tutta la credibilità che stavo cercando di avere, così decisi di sfruttare quel suo momento di debolezza e parlai anch'io "Dimmi cosa é successo prima" lo vidi strabuzzare gli occhi, e dopo di che sospirò "Fammi indovinare: terrai il broncio finché non te lo racconto giusto?" Io annuí fiero di me stesso, e lui sbuffò ancora una volta.

Si sedette sul letto e mi fece cenno di mettermi al suo fianco "Te l'ho già raccontanti ieri o sbaglio?. Ero ubriaco, ma qualcosa la ricordo" sembrò come risvegliarsi da una leggera ipnosi, ed io mi sentii avvampare.
Che intendeva con "qualcosa" ?
Qualcosa poteva essere tutto e niente.
Magari ricordava il bacio..O magari no.

In quel momento mi sentii le guance andare a fuoco, così mi misi in piedi e inventai la prima scusa credibile che mi venne in mente "Mi sono appena ricordato che Gian mi ha chiesto un consiglio per un regalo a Marta" lui abbassò il capo annuendo, ed io corsi via dalla sua stanza.

Era stata una pessima idea provare parlare con lui.

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Where stories live. Discover now