Capitolo 22

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Erano più di due ore che ero seduto sul divano accanto a Zoe, ed era da letteralmente da due ore che Lele non la smetteva di fissarmi.
Se ne stava lì: seduto in poltrona con Aurora sulle sue gambe, fingendo di abbracciarla, mentre mi fissava indisturbato, senza nemmeno fingere di trattenersi e onestamente quella cosa stava cominciando ad infastidirmi, così l'ennesima volta che i nostri occhi si scontrarono io mi alzai e mi diressi al tavolino da Ping pong.

Gian mi guardò confuso e mi passò una racchetta "Come mai sei così arrabbiato?" Io lanciai la pallina in aria, e poi la colpii con forza "Detesto che la gente mi fissi." Lui mi rilanciò la pallina e mi guardò bene in viso "Chi ti fissa?" Ed io spalancai leggermente gli occhi.
Davvero non se n'era accorto?

"Gian ma tu lo hai visto Lele da stamattina? Non la smette un attimo di fissarmi!" Cercai di far emergere tutto il fastidio che stavo provando, pur tenendo la voce bassa, ed il mio migliore amico mi guardò confuso "E cosa c'è di diverso dagli altri giorni?" Ma era serio? Davvero me lo stava chiedendo?

"Stai scherzando spero. Che significa 'cosa c'è di diverso dagli altri giorni?' Quando mai mi ha fissato così tanto?" D'un tratto lui fermò la pallina, che avevamo continuato a colpire durante quel discorso, e mi appoggiò un braccio sulla spalla facendomi segno di seguirlo fuori.

Appena ci sedemmo a bordo piscina mi guardò dritto negli occhi "Ascoltami: Oggi non è diverso da come era ieri. Ne da come era settimana scorsa" e per quanto mi stessi sforzando, io non riuscivo minimamente a capire che intendesse, ma cominciai a pensare che magari fosse tutto nulla mia testa e basta.

"Tanche non voglio dire che sei matto o che te lo stai immaginando. Voglio dire che Lele ti ha sempre guardato così, solo che tu non ci hai mai fatto caso" e si pensandoci poteva avere ragione.
Infondo vivevamo insieme da un anno e anche quando mi fissava generalmente non ci facevo caso.

Generalmente.

Ma quel giorno si. Ci facevo caso eccome.
Perchè avevo impressi nella mente i suoi occhi che mi guardavano e le sue ciglia che sfarfallavano, mentre passavo la lingua su di lui. E anche solo quel pensiero bastava e avanzava per mandarmi a fuoco, ed ero quasi certo di non essere l'unico a pensarci.
Non potevo essere l'unico.

"Oddio stai bene?" Gian mi diede un colpo sulla spalla ed infilò una mano nell'acqua della piscina al nostro fianco, bagnandomi il viso con un espressione che trasudava preoccupazione da tutti i pori "Ma che cazzo fai bro?" Gli chiesi spontaneo asciugandomi le guance sommerse d'acqua, mentre lui tirava un'enorme sospiro di sollievo "Oddio! Stai bene. Menomale! Eri tutto rosso. Mi hai messo paura"e anche se mi veniva da ridere per la sua espressione preoccupata, pensai subito a vendicarmi, infatti lo afferrai per le spalle e con non poca fatica lo spinsi direttamente dentro l'acqua.
Pessima idea!

Per mia sfortuna però non calcolai che Gian oltre ad essere più alto di me, pesava anche di più, ed infatti quando mi afferrò la mano per cercare di non cadere in acqua, non fece altro che trascinarmi insieme a lui.
Così ci ritrovammo dentro l'acqua freddissima della piscina in pieno gennaio.

Subito mi sentii congelare, e cercai di arrampicarmi nel bordo piscina, ma con scarsi risultati, infatti appena appoggiai la gamba subito ri-scivolai, mentre Gian che fisicamente stava messo decisamente meglio riuscí ad uscire, e andò subito a cercare una tovaglia per asciugarsi.

Io provai ancora una volta a venire fuori dall'acqua, ma niente da fare. Ricaddi ancora, e ancora.
Finché una mano si appoggiò sulla mia e mi aiutò ad uscire.

Con ancora i denti tremanti e lo sguardo basso mi rimisi in piedi ed evitai di guardarlo in faccia "Grazie.." feci per andarmene, ma Lele mi afferrò ancora una volta la mano e mi fece voltare nella sua direzione, appoggiandomi due dita sotto il mento "Stai tremando tutto. Devi fare una doccia calda o ti salirà la febbre" e io non capivo perché mi parlasse sottovoce, visto che c'eravamo solo io e lui, eppure quel dannato tono mi faceva sentire uno strano calore al ventre e non ero nemmeno capace di capire il perché.

"Io.. devo andare" cercai di allontanarlo, ma lui sembrava quasi non sentirmi, perché ancora una volta non lasciò la presa sulla mia mano, ma anzi continuò a stringerla più forte di prima "Ti accompagno" e si, probabilmente avrei dovuto urlargli contro che era un bastardo, ma avevo fin troppo freddo e fin troppa poca voglia di farlo, così lasciai che mi trascinasse fino in camera mia.

Appena fummo dentro lo guardai confuso, aspettando che se ne andasse, ma lui mi sorprese ancora una volta e mi strinse una guancia avvicinando il suo volto al mio "Sei così tenero da bagnato" e per quanto quella frase mi stesse facendo bruciare dentro, decisi di mettere davanti a quella sensazione tutto il buon senso che avevo e lo spinsi via "C'è la tua ragazza sotto. Levati dai coglioni" e cercai di essere più brusco possibile sperando che questo lo incoraggiasse ad andarsene, ma mi sbagliai ancora una volta.

"Se n'é andata. Non ti ha salutato perché stavi parlando con Gian, ah e mi ha chiesto di darti un bacio da parte sua" Prima che potessi realizzare cosa aveva detto mi ritrovai con la spalle al muro, mentre lui mi stringeva il viso tra le mani "Me l'ha chiesto lei" sussurrò poi sulle mie labbra, ed io socchiusi gli occhi, riaprendoli leggermente solo quando poggiò le sue labbra sulla mia guancia, scendendo sempre più giù, fino alla mascella.

Nonostante fossi completamente eccitato detestavo la sensazione dei vestiti bagnati addosso, così senza che si staccasse da me parlai vicino alla sua guancia "Lele..Mi devo togliere queste cose" e non sapevo nemmeno io se speravo che mi lasciasse stare, o se volevo che continuasse, ma era abbastanza ovvio che non si sarebbe staccato finché non glielo avessi chiesto direttamente "Ti aiuto io"
ecco appunto.

Per la prima volta dopo più di una settimana mi baciò con una passione, che oltre a farmi eccitare mi faceva quasi paura perché non riuscivo a capire come potesse rendermi così schiavo di lui, che intanto mi aveva già sfilato la maglietta ed aveva infilato la mano all'interno dei miei boxer, per restituirmi il favore che gli avevo fatto io proprio la settimana prima.

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Where stories live. Discover now