Capitolo 27

583 35 14
                                    

Guardai un'ultima volta il cellulare che segnava le 7:30 e mi sedetti accanto a Valerio, di fronte a Zoe e Gian, mentre Diego e quell'altro si sedettero ad almeno cinque posti più distanti.
Per fortuna direi. Perché per quanto continuassi ad essere fiero di come gli avevo risposto il giorno prima, non ero sicuro di riuscire a guardalo in faccia come niente fosse, e anche se non ne avevo parlato ero certo che Zoe lo avesse già capito da sola, come del resto faceva sempre.

Rivolsi il mio sguardo fuori dal finestrino per cercare di smettere di pensare al viso basso di Lele, mentre aspettavo che mi rispondesse, ma quando sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla mi voltai quasi spaventato e mi trovai davanti i visi di Gian e Valerio estremamente preoccupati "Che hai? Sembri strano" mi chiese il primo, ed io feci spallucce e finsi un sorriso "Va tutto bene. Stavo solo pensando" loro annuirono, evidentemente, poco convinti e ripresero a parlare delle loro cose mentre Zoe si alzò e mi fece cenno di seguirla.

Con delicatezza mi alzai a mia volta e la seguii a testa bassa, sentendo gli occhi di Diego e Lele addosso quando gli passammo davanti.

Appena fummo entrati in quella specie di bagno, lei si appoggiò con le spalle al muro e mi guardò "Cos'é successo?" Mi passai una mano tra i capelli e sbuffai "L'ho respinto Zoe." Lei sollevò un sopracciglio e mi chiese conferma con lo sguardo "È stato abbastanza difficile, ma l'ho fatto. Lo giuro" e non capivo bene perché ma il mio tono mi ricordava quello delle protagoniste dei film americani, quando parlando con le loro migliori amiche si giustificavano per essersi lasciate andare con il dannato fuck-boy, protagonista immancabile di quelle vicende.

E no. Non era proprio il mio caso, perché uno: io non mi stavo giustificando, e due: non mi ero lasciato andare proprio con nessun fuck-boy.
Che poi pensandoci bene mi erano venute in mente le parole di Peia quando diceva che i fuck-boy erano solo dei tipi ridicoli, ed io condividendo pienamente quella sua opinione, perché era ridicolo pensare che qualcuno potesse innamorarsi di una persona che la facesse stare male e basta. Solo per il gusto di fare la crocerossina che salva il bad boy dalle tenebre.

"Mi ascolti?" Zoe mi risvegliò da quella mia riflessione, ed io per poco non scoppiai a ridere "Si scusa stavo pensando" lei mi guardò, ancora una volta, confusa ed io abbassai lo sguardo mordendomi il sorriso "A che stavi pensando?"
E come glielo dovevo spiegare?

Mi misi a ridere.
Non sapevo minimamente che dirle, così optai per un veloce "Lascia stare, non è nulla di importante" e poi le chiesi di ripetere quello che aveva detto mentre io ero immerso nei miei pensieri.

"Dicevo: Come mai l'hai fatto? E cosa gli hai detto?" Si mise a braccia conserte e mi guardò, mentre mi passavo la lingua sul labbro inferiore per poi cominciare a parlare "Hai presente che ieri stavo cercando la camicia a quadri.."lei non mi lasciò nemmeno finire la frase che sbuffò "La camicia a quadri neri e gialli. Si amo ce l'ho presente. Ieri hai urlato con un pazzo" io la guardai male e le feci il dito medio, per poi riprendere il mio discorso "Stavo dicendo: Non la
trovavo, ma mentre la cercavo sotto il letto Lele è entrato in stanza e me l'ha portata.." mi fermai un attimo cercando di riconnettere la mente alla sera prima, mentre Zoe mi guardava in attesa che continuassi "E poi?"

Mi portai una mano tra i capelli e poi ripresi con quella cantilena che ormai stavo cominciando ad odiare "E niente Zoe. Ha provato a baciarmi e io l'ho respinto. Fine della storia" non so bene perché, cominciai a scaldarmi perché pensare di nuovo alla sua sfacciataggine, al suo ghigno e al suo tono mi dava estremamente fastidio "Va bene" Lei annuì ed io la superai per uscire dal bagno del treno.

Ero stanco, frustrato ed innervosito.
Non ne potevo più. Dovevo solo pensare che due giorni dopo mi sarei finalmente goduto il matrimonio del migliore amico di mio padre, e che per una sera probabilmente mi sarei distratto.

Quando tornai al mio posto trovai Gian e Valerio intenti a parlare di musica e di canzoni, così mi sedetti al mio posto in silenzio e allungai lo sguardo verso Lele e Diego, dove il primo stava con la testa tra le mani, mentre il suo migliore amico gli diceva qualcosa, che date le mie scarse capacità di comprendere il labiale, non capivo.
Ma di un cosa ero certo: Lele non era felice.
Proprio per nulla.

"Tanche diglielo anche tu" Gian richiamò la mia attenzione ed io distolsi lo sguardo, voltandomi nella loro direzione "Si Valerio. Ha ragione Gian" Quest'ultimo mi guardò con un'espressione estremamente soddisfatta, mentre Valerio sollevò le braccia stremato "Non sai nemmeno di che parlavamo! Ma vaffanculo!" Zoe, che era tornata al suo posto, ci guardò in silenzio e si mise a ridere "Eddai Valè. Le canzoni raggaeton sono più belle di quelle tristi. Gian ha ragione e basta" a quelle parole abbassai lo sguardo e trattenni a stento le risate.

Avevo appena detto che il raggaeton fosse meglio delle canzoni tristi?Ma davvero?

Ma poi io nemmeno lo avevo mai ascoltato il raggaeton..

Valerio sembrò estremamente offeso da quell'affermazione, ed infatti dopo aver messo su un broncio lunghissimo, si infilò le AirPods e probabilmente fece partite la playlist più triste e deprimente che avesse mai creato.

Io rimasi a ridere per un po' con Gian e Zoe, ma alla fine decisi di imitare il mio compagno di sedile e afferrai le mie AirPods dal mio zainetto, facendo partire in riproduzione 'when the party's over' di Billie Eilish, e sempre accompagnato dalle note di quella canzone, che ritenevo fosse una delle sue più belle, tirai fuori dal mio zaino anche un block notes ed una penna, e cominciai a disegnare tutto quello che mi passasse per la testa, finché non arrivammo a Roma.

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Where stories live. Discover now