Capitolo 5

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Quella serata passò velocemente infatti dopo che il sushi d'asporto era arrivato, io e Lele c'eravamo chiusi in camera mia e avevamo deciso di guardare "Captain America"
Alla fine c'eravamo addormentati abbracciati ancora un volta, e il giorno dopo c'eravamo svegliato per colpa di Diego e Valerio che non la smettevano di cantare urlando.

Era passata una settimana da quando eravamo entrati in Chillhouse, e dato che mi annoiavo a morte decisi di fare qualcosa che non facevo da molto tempo.
Mi avvicinai al mio armadio e dal suo interno tirai fuori una tela e dei colori, e mi sedetti accanto alla finestra cominciando a pensare a qualcosa da disegnare.
Quando impugnai la matita, la porta della mia camera che sbatteva mi fece sussultare e subito mi voltai in quella direzione, trovandomi Zoe davanti "Scusami Lil" le feci cenno di non preoccuparsi, e con un leggero sorriso lei si mise al mio fianco "Hai ripreso?" La guardai negli occhi e mossi leggermente la testa "Vorrei" le dissi poi, passando un colpo di matita sulla tela posta proprio davanti a noi.

Fu questione di pochi minuti prima che Zoe si sedesse sul mio letto, e mi lasciasse tutto lo spazio di cui avevo bisogno per dare sfogo ai miei pensieri. Lei ormai lo sapeva. Non era nemmeno necessario che glielo chiedessi. Si era abituata a quella parte di Tancredi che non veniva fuori quasi mai, ma che quando lo faceva aveva bisogno di tutto lo spazio possibile per venire fuori nel migliore dei modi.
Così cominciai a tracciare numerose linee, e quando finii mi voltai verso il mio letto e scoprii che Zoe non c'era più.

Tipico. Quando disegno dimentico anche di esistere, quindi come mi sarei dovuto rendere conto che la nana era uscita?

Controllai l'orologio e scoprii che erano le 16.
Avevo letteralmente disegnato per sei ore di fila, ed avevo persino saltato il pranzo.
Si, decisamente la parte di me che veniva fuori ogni tanto si era presa tutto lo spazio che necessitava.

Decisi di darmi un sistemata, dato che oltre ai capelli scompigliati avevo anche le braccia stracolme di inchiostro e tempera, così afferrai il mio dipinto, e dopo averlo sistemato tra il muro e l'armadio mi diressi verso il bagno.
Quando appoggiai la mano sulla maniglia una voce mi fece sussultare "Ti ho conservato qualcosa in forno. Zoe ci ha detto che stavi dipingendo e non mi è sembrato il caso di disturbarti" mi voltai verso Lele e gli mostrai uno dei migliori sorrisi che potessi fare "Grazie di aver capito" lui sollevò le spalle e si avvicinò a me per abbracciarmi "Sono sporco di inchiostro" gli dissi, per giustificare il perché non lo stessi avvolgendo in un abbraccio a mia volta, ma lui mi afferrò i polsi e mi fece allacciare le braccia intorno alla sua vita, fregandosene altamente della sua maglia rosa che cominciò a macchiarsi di nero.

Quando ci staccammo da quell'abbraccio lui sorrise "Hai bisogno di aiuto?" Mi chiese riferendosi palesemente al fatto che probabilmente non avrei fatto altro che peggiorare la situazione da solo, ma io negai con la testa "Dovrei solo prendermi una maglia pulita ed una spugna" lui mi superò e prima di sparire mi urlò un "Torno subito" così io annuì ed entrai, finalmente, in bagno.

Con molta attenzione mi tolsi la maglia che indossavo e aprii l'acqua della vasca da bagno, facendola scaldare e mi avvicinai al lavandino.
Avevo le guance arrossate e i capelli fin troppo arruffati per i miei gusti, così mi sciacquai le mani e li misi apposto.
Dopo di che mi accasciai vicino alla vasca da bagno e ci infilai le braccia, cominciando a togliere il colore che c'era rimasto su.

"Eccomi" mi disse Lele chiudendosi la porta alle spalle, e subito venne al mio fianco mostrandomi la spugna "Grazie Le" gli dissi, convinto che stesse per andarsene, ma invece lui inzuppò la spugna nell'acqua e ci versò sopra del sapone, per poi cominciare a sfregarmela lentamente sulle braccia.

Nonostante mi sembrasse fin troppo quello che stesse facendo, non ebbi il coraggio di ribattere notando quanta cura stesse mettendo in quel gesto, quindi mi limitai a pensare ad un modo per potermi sdebitare.
Quando anche il braccio sinistro fu completamente ripulito, lui afferrò un asciugamano e mi asciugò entrambe le braccia.

Appena fui completamente asciutto, mi infilai una maglia bianca e sopra misi una felpa rossa che lui mi aveva portato "Come mai questa?" Gli chiesi curioso, e lui mi sorrise "Il rosso ti dona" gli diedi un colpetto sulla spalla e scoppiai a ridere "Se lo dici tu" immersi tra le risate uscimmo dal bagno e scendemmo le scale spalla contro spalla "Tu devi ancora mangiare" si ricordò poi, sbattendosi una mano in fronte, e notando la sue espressione quasi preoccupata non potei evitare di scoppiare a ridere "Vuoi imboccarmi tu?" Gli chiesi continuando a ridere e lui mi guardò confuso "Mi hai praticamente lavato. Se vuoi puoi anche imboccarmi. Oggi mi ricordi mia madre" cercai di essere il più serio possibile mentre lo dissi, ma la risata che mi uscì alla fine fece fallire il mio piano e anche lui scoppiò a ridere "Se vuoi posso farlo davvero" mi disse poi serio, ed io gli diedi una pacca sulla spalla e lo superai "No. Non serve. E poi non ho nemmeno fame" lui annuì, ed io mi diressi dritto sul divano "Ti va una partita?" Gli chiesi mostrandogli il controller, e letteralmente due secondi dopo me lo ritrovai a fianco.

"Porco due sei scarsissimo a questo gioco" gli urlai per la terza volta, e lui si gettò con la testa sulla mia coscia mentre cercava di superarmi "Io non sono scarso. Sei tu che bari" sollevai il Joystick più in alto come se quello potesse aiutarmi, e aumentai la velocità "Questa é la classica frase che dicono gli scarsi" gli dissi quando ormai avevo sorpassato il traguardo e lui sospirò sonoramente "Che palle" disse imbronciato, ed io appoggiai il controller sul tavolino e portai lo sguardo su di lui, che aveva la testa ancora sulle mie gambe, e solo allora notai quanto fosse bello. Proprio bellissimo.
Un Dio greco.

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Where stories live. Discover now