Capitolo 30

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Non sapevo bene quanto tempo fosse passato, ma ero certo di non essermi mai sentito così appagato in tutta la mia vita.
Mentre entrambi ci rivestivamo in silenzio, non facevo altro che pensare a quello che avevo provato sentendolo dentro di me.. e Dio. Se non avessi smesso di pensarci gli sarei letteralmente saltato addosso, e lo avrei convinto ad andare avanti tutta la notte, perché non poteva essere davvero così dannatamente eccitante.

Quanto entrambi tornammo alle condizioni originali in cui eravamo arrivati alla festa, lui mi afferrò una mano e mi guardò negli occhi "Piaciuto?" Io annuii sincero, e lasciai che mi accarezzasse la guancia "Promettimi solo che.." non gli lasciai nemmeno finire la frase, perché dal suo tono avevo già capito dove volesse andare a parare "Sarà il nostro segreto." E dopo aver sbuffato sonoramente uscii da quella stanza quasi arrabbiato, perché che palle: si era appena appropriato di una mia esperienza personale, e l'unica cosa che sapeva si occupava di fare era chiedermi di mantenere il segreto.
Ma vaffanculo.

Come potevo essere stato così stupido da permettergli di fare una cosa simile?
Ok. Era stato tutto meraviglioso, e sicuramente non avevo mai provato un piacere simile, ma era snervante sentirsi il sex toy di qualcuno.

Quando tornai dove si svolgeva la festa subito Zoe mi venne incontro "Mi spieghi dove cazzo sei sparito da tre ore? Sei andato via all'una! Sono le quattro e mezza Tanche!" Io avvampai.
3 ore. Eravamo stati insieme 3 ore.

Ed io non ero nemmeno completamente brillo.
Zoe mi avrebbe fatto fuori, io lo sapevo, ragion per cui decisi di non dirle nulla, ma lei continuò a guardarmi "Che hai fatto?" Abbassai lo sguardo e le presi una mano "Non dovremmo andarcene?" Mi giocai là carta di portarla via, perché io lo sapevo che era stanca. Ne ero proprio sicuro.

Ed infatti lei annuí "Andiamo a chiamare gli altri prima" Così raggiungemmo Gian, Diego e Valerio che intanto stavano sorseggiando un cocktail insieme alle mie sorelle "Ao! Sei tornato! Te e Lele siete scomparsi per du drink." Mi urlò Valerio, ed io finsi un sorriso "N'è che ti sei fatto qualcuna?" Mi chiese poi Diego, ed istintivamente avvampai.

C'eri quasi. Mi sono fatto fare da qualcuno.

E in quel momento pregai di averlo solo pensato, perché sennò sarebbe stato davvero imbarazzante, ma nonostante lo avessi tenuto per me, avevo la sfortuna di avere una migliore amica intelligente. Troppo.
Ed infatti lei si fece dare le chiavi della macchina da Valerio, urlandogli un forte 'Torna a casa con Diego' per poi trascinarmi dietro di se, senza minimante guardarsi dietro.

Appena fummo in macchina di Valerio lei mi fece sedere al posto del passeggero e infilò le chiavi, senza però far partire il motore"Dimmi che non l'hai fatto davvero" mi disse mentre con le mani stringeva il volante, ed io la guardai "Dipende da che intendi" cercai di sembrare il più calmo possibile, ma lei si voltò verso di me e mi guardò quasi con odio "Vuoi che parli come Diego? Ok. Hai fatto cose zozze con Lele?" E mi venne da ridere, perché se per lei 'Hai fatto cose zozze' era come parlare con Diego, significava che in realtà non lo conoscesse per nulla.

"Allora? Vuoi parlá?" Io tirai un sospiro e cominciai a sputare il rospo "Si. Sono stato a letto con lui ok?" Lei mi guardò in faccia e si siede due schiaffi da sola "Ma sei pazzo? Ma davvero fai?" Io finsi un sorriso e feci spallucce "Aurora é scomparsa. Lui mi provoca sempre ed io non so controllarmi. Non in determinati momenti" Zoe mi guardò ancora una volta e mi toccò la fronte "Non hai la febbre. Dimmi che sei almeno ubriaco o io non so davvero più cosa dire" io non risposi, ma mi limitai ad abbassare la testa in silenzio.

"Ma che devo fare io con te Tancredi?" E a quel punto sbottai "Niente Zoe. Non devi fare niente, perché io non sono tuo figlio e perché non ho quattro anni. Smettila di farmi sentire come se l'unico a sbagliare sia io, perché per la cronaca: le cose si fanno in due" detto questo aprii la portiera, e senza nemmeno prestare troppa attenzione a quello che diceva, scesi dalla macchina e cominciai a camminare senza avere una meta ben precisa.

Sapevo solo di trovarmi in piena campagna, e data la poca luce, non poteva essere più presto delle cinque del mattino.
In quel momento mi sembrò di fare un tuffo assurdo nel passato, quando a sedici anni dopo essere stato ad una festa, dove ovviamente mi ero sballato e mi ero fatto almeno tre tipe, me ne tornavo a casa chiedendomi se quello fosse realmente il modo giusto di vivere la mia vita.
E mi colpii tremendamente pensare che dopo cinque anni, io fossi ancora lì, con quegli stessi pensieri.

Eppure non riuscivo a darmi pace che Zoe non mi capisse. Insomma ci stava che mi 'rimproverasse' ma dopo un certo punto era tutto un po' troppo.
E non era giusto, proprio per niente,  che la colpa ricadesse solo su di me, perché ok che io non mi ero opposto, ma anche Lele era venuto a letto con me. Ed io non lo avevo costretto.

Quindi perché la colpa ricadeva solo su di me?
Io ero pur sempre single, e non dovevo rispettare nessun impegno a differenza di lui.
Quindi no. Non ero io a dovermi sentire in colpa.
Non ero io a dovergli stare lontano.
E teoricamente non ero nemmeno io a non dover più guardare Aurora in faccia, anche se sapevo che la pratica sarebbe stata tutt'altra, visto il vasto senso di vuoto che sentivo dentro di me.

Con quei pensieri senza rendermene conto arrivai davanti casa dei miei genitori, tirai fuori le vecchie chiavi del me sedicenne, ed aprii la porta.
Subito salii le scale e mi diressi in camera mia, dove mi affrettai a spogliarmi, per mettermi a letto.

Ero stanco, nervoso e anche indolenzito. Avevo bisogno di dormire, e magari di non svegliarmi più per i seguenti dieci anni.

"It will be our secret"~ Tancredi Galli Where stories live. Discover now