Allunga lo sguardo verso il mio e la vedo stremata e triste. Nulla a che vedere con la ragazza che è stata al mio fianco per tutti questi mesi. E mi sento in colpa per averla ridotta in questo stato.

Se prima non volevo perderla adesso ho il bisogno di allontanarmi da lei.
Perché non la merito.

Non merito un'amica del genere.

«Sì?» domanda aspettandosi una risposta innocua, una risposta che non potrebbe ferirla più di così.

Gli occhi iniziano a pizzicare.
Non posso più mentire. Non devo più mentire.

«I-io ti devo dire una cosa...» do vita a questa frase timorosa.

Prendo un'enorme sospiro e nel momento in cui mi decido a parlare a interrompermi è qualcuno che bussa alla porta.

«Chi è?» chiedo preoccupata, lei sospira.

«M-mi sa Aria. Le ho mandato un messaggio p-prima.»
Sta ancora singhiozzando, ma le lacrime non stanno più straripando, fortunatamente.

Mi dirigo alla porta e come previsto quella che vedo è una rossa, impeccabile come sempre.

Non mi guarda nemmeno. Ha già capito ogni cosa.
Mi sorpassa senza dire niente, correndo dall'altra ragazza.

La stringe in un abbraccio e, come previsto, Samantha ricomincia a piangere.

Rimango immobile sulla soglia, fissando Aria che la consola, accarezzandole i capelli e mormorandole parole dolci.

Mi sento un estranea in questo momento, senza l'attenzione di nessuno.
Dovrei starmene ferma a subire tutto quanto, ma non posso fare a meno di invidiare il rapporto che hanno creato. Da sole.
Perché io sono solo un'intrusa che fa soffrire e basta.

Che se ne frega degli altri.

Un egoista.

Una persona di merda.

Dopo interminabili secondi Samantha si scosta. «C-cosa volevi dirmi Em?»

Capto Aria girarsi di scatto per trucidarmi con lo sguardo.
Sbarro gli occhi dalla sorpresa.

«No niente, una cosa non importante», mormoro percependo l'aria mancare nella stanza. «Vuoi che ti vada a prendere qualcosa?» domando, più per cercare di cambiare argomento che per altro.

«Un tè se puoi. Tutta questa situazione mi ha fatto venire la nausea», sbuffa lasciando che Aria le accarezzi di nuovo i capelli.

Annuisco pronta a scappare da qui, ma Sam mi blocca. «Aspetta. Ti do i soldi.»

Nego. «Offro io. Non ti preoccupare di niente», cerco di sorriderle per poi prendere la chiave elettronica e sgattaiolare via.

Appena esco mi appoggio un attimo alla porta, chiudendo gli occhi.
Cerco di regolarizzare il respiro per calmarmi.

Non so per quanto resto ferma in questo modo, ho presente solo che questa situazione è terribile. E non posso fare nulla per migliorarla.

Colgo il telefono vibrare nella mia mano, non appena mi decido a scendere le scale del dormitorio.
È di nuovo un messaggio da parte di Liam.

Da Liam: Incontriamoci domani. Hai visto Samantha?

Senza rispondere spengo il cellulare riponendolo nella tasca anteriore dei jeans.
Mi dirigo a passo svelto verso il bar e appena torno in direzione della camera, con il tè d'asporto che mi sta ustionando la mano, scorgo Aria ad aspettarmi fuori dalla porta.

Mi corre incontro e giuro di non averla mai vista così seria, mette quasi paura.

«Cosa pensavi di fare?» mi sussurra addosso, molto probabilmente per non farsi sentire dalla castana.

«Come?»

«Volevi davvero dirglielo ora?» domanda allibita.

«Tu mi avevi consigliato di...» provo a proferire, ma lei mi interrompe immediatamente.

«Sì Emily, ti ho pregato di rivelarle la verità. Ma questo non significa in momenti del genere!» È sconcertata e io non posso fare altro che stare nel mio, consapevole che ho sempre torto, per ogni minimo fatto.

«Non ne posso più...» abbasso lo sguardo con la vista appannata, ma cerco comunque di non far scendere nessuna lacrima.

Non si piange quando si mente.

Ripenso alle parole di Trevor e chiudo gli occhi per non azzardarmi a farlo.
Sia Trevor che Aria hanno sempre ragione.

«L'unica cosa che ti chiedo è di non fare nulla. Sam sta male e non supererebbe una verità così straziante.
Aspetta che si calmi e poi gliene parlerai.»

Annuisco. «Va bene.» La guardo. «Sappi che mi dispiace di averti messa in mezzo.»

Si guarda le scarpe per poi riportare il volto parallelo al mio. Freme. «Dispiace anche a me», dice avvicinandosi, mi strappa il tè dalle mani. «Andiamo da lei», borbotta voltandosi.

Sospiro per poi seguirla.

Prova a fermarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora