𝐗𝐗𝐕𝐈

502 35 10
                                    

Ero lì in un corridoio vuoto, avevo paura, sì.
Non potevo starmene con le mani in mano ma allo stesso tempo non volevo far preoccupare nessuno, sicuramente Ash avrebbe voluto sapere che Elle non stava bene, così la chiamai.

Bip...Bip...Bip "Tom, si è svegliata?" chiese mia sorella, come potevo dirle il contrario, era difficile anche per me ammetterlo.

"Purtroppo no, ero dentro con lei quando.." gli occhi iniziarono a diventare umidi, "quando? Tom parla, cosa è successo a Elle!" disse lei alzando il tono di voce, "Non so cosa le sia successo, ho chiamato aiuto e sono arrivati i medici poi mi hanno chiuso fuori" si poteva benissimo capire che stavo piangendo, "Sto arrivando" e prima di mettere via il telefono, andai nella galleria, avevo scattato una foto qualche giorno prima a Elle con Willow. È così perfetta.

Mi scese ancora qualche lacrima che asciugai appena vidi Ashley arrivare, mi abbracciò, "Tom, stai piangendo?" mi disse accarezzandomi la guancia.
Questa volta ero io a pezzi, avevo bisogno di lei, sentivo di doverla stringere forte a me ma era là dentro e non sapevo cosa le stava accadendo.

Passarono minuti e minuti che sembravano ore, finalmente uscirono, io e Ash ci alzammo in piedi all'istante, "È entrata in coma, non sapremo quando si risveglierà, faremo il possibile, può essere che si svegli domani o tra qualche settimana" ci disse il medico che sembrava anche lui abbastanza teso.

Guardai Ashley che era alla mia sinistra, da lì a momenti sarei scoppiato, come poteva essere, forse non l'avrei più vista per giorni, mesi o non so quanto ma non voglio pensarci nemmeno.

Senza dire nulla me ne andai, le lacrime scorrevano sul mio viso senza che io le potessi controllare.
In quel momento non mi interessava nulla, mi avrebbero visto, ragazzine, giornalisti o chiunque io non avrei dato nessuna spiegazione.

E infatti eccoli lì, ad aspettarmi, alzai il cappuccio della felpa e cercai di coprirmi con la mano, avevano flash e telecamere accese pronte a catturare la foto da mettere nei giornali.

Ne avevo già abbastanza, amo i miei fan ma esiste la mia privacy che alcune volte non viene proprio rispettata, riuscii a salire in macchina, mi spostai in un parcheggio vuoto e la mia mente in quel momento era solo concentrata su Elle.

Erano più o meno le 14:00, non volevo tornare a casa mia, sarei stato troppo solo e i pensieri non sarebbero cambiati.
Passai solo per prendere Willow e portarla da mia mamma, la salutai e andai da Chris, lui mi capiva bene.
Bussai alla porta di casa, "Fratello cosa è successo!?" forse aveva notato i miei occhi rossi o le occhiaie che erano violacee.
Mi misi seduto nel salotto con lui davanti a me ancora preoccupato, fin'ora lo sapevamo solo io, Ash, mamma e papà.

Gli raccontai tutto, "E ora è in coma, non so quando si risveglierà, spero presto perché non posso stare senza di lei" finalmente lo avevo ammesso ad alta voce.
Trovai lo stesso dolore nei suoi occhi, eravamo tutti affezionati a lei e per lui Elle era come una sorellina.

"Vedrai che si sveglierà, è forte e noi gli siamo vicini" mi disse appoggiando le mani sulle mie spalle per poi chiudermi in un abbraccio.
Passai tutto il resto del giorno nella camera che mio fratello aveva in più, non volevo uscire, mangiare o parlare con qualcuno.

Passai la notte sveglio ma mi addormentai verso le 5:00, facendo incubi a non finire, nell'ultimo ho visto Elle andarsene, mi svegliai sudato, rimasi nel letto qualche minuto per convincermi che non era così, "È solo un brutto incubo, lei è viva e tornerà da me" dissi questa frase varie volte e poi andai dritto in doccia, presi dei vestiti di mio fratello me li misi e scesi le scale.

"Buongiorno Tom" mi sorrise Chris gli feci un cenno con la testa e lo abbracciai, "Torno da Elle, grazie" non riuscivo a sorridere, non riuscivo a provare felicità, come potevo in quelle condizioni.

Lasciai la casa, salii in macchina e mi diressi di nuovo lì, fortunatamente non c'era nessuno, era abbastanza vuoto l'ospedale, andai al piano in cui c'era la stanza della ragazza.
Ashley non era lì, mi guardai in torno e non trovando medici, aprii la porta che mi separava da lei, era ancora ferma, immobile dove l'avevo lasciata il giorno prima.

Passarono 2 settimane ma ancora nulla, ogni giorno ero seduto accanto a lei, stringerle la mano e parlargli di quanto mi mancasse.
Ashley non voleva far preoccupare i genitori così non gli disse niente, aspettando se magari con l'avanzare dei giorni si fosse svegliata.

Quel giorno andai con la stessa convinzione, non avevo perso le speranze, io sapevo che c'era, era sempre con me.

Mi portai un libro, le tenevo la mano e leggevo, sapevo quanto amava le storie d'amore così scelsi "Romeo e Giulietta" scritto in italiano, sicuramente si sarebbe messa a ridere ascoltando le mie parole pronunciate nel modo sbagliato.

"Io desidero quello che possiedo; il mio cuore, come il mare,
non ha limiti e il mio amore è profondo quanto il mare:
più a te ne concedo più ne possiedo,
perché l'uno e l'altro sono infiniti.." stavo continuando al momento in cui sentire la sua mano sotto alla mia muoversi.

Alzai subito gli occhi verso di lei, la vidi, finalmente riuscivo a vedere quei suoi occhi azzurri che tanto amavo.
"Elle" dissi io spaventato, non me lo aspettavo, ero davvero così felice che l'emozione prese spazio di nuovo in me, "T-tom" quelle parole pronunciate da lei, dopo tutto questo tempo, sembravano una melodia.

"Stai bene? Devo chiamare i dottori, aspetta anche Ashley" stavo andando in confusione, "Tom" mi strinse la mano e mi sorrise, "Sto bene, ora" continuò.
"Si ma devo accertarmi che tu stia davvero bene, quindi aspettami qui" uscii non troppo dalla stanza, non volevo allontanarmi da lei, chiamai il medico che arrivò subito.

Questa volta non mi fece uscire, "Come si sente? Ha mal di testa? Le fa male qualcosa?" le chiese il dottore mentre ascoltava i suoi battiti del cuore, "No, sto bene" rispose lei, "Che cosa mi è successo?" continuò dicendo.

"L'abbiamo trovata sulla strada priva di sensi, è stata operata perché aveva una frattura al gomito, con le telecamere di sorveglianza sono riusciti a capire le dinamiche dell'incidente" le spiegò il dottore, "È entrata in coma per 2 settimane" vidi la sua faccia scossa, era preoccupata, mi avvicinai e le presi nuovamente la mano per farle sentire che io c'ero.

"Sembra tutto apposto, la teniamo qui fino a domani mattina poi lei potrà tornare a casa" disse il medico sorridendoci, "La ringrazio" risposi io al suo posto e il dottore uscì.
Tornai a sedermi accanto a lei.

.

Aprii gli occhi, la luce mi dava leggermente fastidio, la prima cosa che vidi era lui, nonostante fossi scappata quella sera, non era arrabbiato con me.
Ascoltai il dottore parlare, mi diede tutte le notizie, ero rimasta in coma per 2 settimane ma lui ogni giorno era qui con me, sentivo la sua voce, la sua presenza, il suo tocco che mi accarezzava e mi lasciava un bacio sulla fronte quando andava via.

"Mi piace Shakespeare, hai fatto un'ottima scelta" gli dissi sorridendo, non credo lui sappia che potevo ascoltare ogni cosa che diceva.
"Ti servirebbero delle lezioni di italiano" ridemmo insieme,"Tu-tu hai sentito tutto? Tutto quanto?" chiese imbarazzato, "Qualunque cosa" non smisi di sorridere, sapevo ciò che provava per me.
In quel momento avrei dovuto essere sincera con lui, raccontagli la verità, il perché me ne sono andata.

"Ti Basta Sapere Che Ti Amo" ᴇᴍ Where stories live. Discover now