La scruto dubbiosa, ma dopodiché mi volgo di nuovo verso la strada, per vedere finalmente il viale di casa mia.

Un altro sorriso spunta senza nemmeno dettarlo.
Oggi sono proprio in vena di farlo.
Perché finalmente sento la felicità scorrermi nelle vene.

E non c'è cosa che superi questa beatitudine.

Appena Liam accosta, scendo elettrizzata dalla macchina, pronta per riabbracciare i miei genitori.
Saltello nei miei stessi passi, mentre mi indirizzo verso il bagagliaio.

Il moro mi raggiunge immediatamente arrivando a un palmo da me. Quando apre il cofano sento il suo sguardo bruciarmi addosso, ma io sono troppo concentrata a fissare quella che un tempo era casa mia. Il mio luogo di infanzia, dove ci sono custoditi tutti ricordi indimenticabili e meravigliosi.

«Mi piace.» Lo sento sussurrare a un palmo da me e io non posso fare a meno di girarmi di scatto verso di lui.
L'osservo con aria interrogativa, così continua impulsivo. «Il tuo sorriso.»

Sobbalzo non aspettandomelo e manca poco mi va di traverso la saliva per la sorpresa.
Mi sto chiedendo se l'ho davvero sentito o solo immaginato, nel tempo in cui lo vedo tirar fuori la mia valigia e passarsi una mano tra i capelli impacciato.

«Grazie», rispondo d'istinto, e non per il trolley.

Osservo le sue labbra schiudersi, ammaliata da lui, sin quando odo una voce provenire da dietro le mie spalle.

Una voce che riconosco fin troppo bene.

«Mamma!» strillo iniziando a correre verso di lei.

Appena la stringo a me tutte le mie preoccupazione, ansie, problemi scemano e mi sento veramente al sicuro. In sintonia con la donna che amo di più al mondo.

«Bambina mia, quanto mi sei mancata», mormora sulla mia spalla e devo stringere gli occhi per non piangere.
Vedo comparire anche mio padre e senza pensarci due volte mi stacco un secondo da lei e corro verso di lui.

Mi fiondo sul suo petto e mi stringe in una presa salda, dandomi delle leggere carezze lungo la mia schiena.

Non è mai stato un'amante degli abbracci, ma in questo momento sembra averne proprio bisogno.

«Mi sei mancato tanto», gli sussurro con le lacrime agli occhi, mentre continua a cullarmi dolcemente.

«Anche tu tesoro.»

Una volta allontanata da mio padre, vago lo sguardo alla ricerca di mia madre, scorgendola tra le braccia di Liam.

Ah.

«Liam?» Domanda scioccato il mio papà a un passo da me.

«Ehm...» allungo la parola, senza dire altro. Mi sento leggermente a disagio.

«Barkley!» esclama quest'ultimo, incapace di non sorridere.

Mio padre non fa altro che ricambiare, ancora sconcertato. «Figliolo!» arriva a un passo da lui e lo stringe in un abbraccio, con tanto di pacca virile.

Per i miei genitori Liam era quasi come un secondo figlio, quindi sono contenta che lo abbiano rivisto dopotutto. Pensate che quando l'ho lasciato ci erano rimasti talmente male, che sono andati addirittura a incontrarlo svariate volte a mia insaputa... fatto che ovviamente ho scoperto nel corso del tempo.
Mio papà, senza dubbio dopo di me, era un suo grande sostenitore per quanto riguardava il football ed è proprio sugli spalti che ha conosciuto suo padre, che adesso è uno dei suoi migliori amici.

Dopo la nostra rottura, infatti, ha invitato molteplici volte il papà di Liam, James, a casa nostra. Ma non mi dava fastidio, dopotutto il moro non c'era e in più nessuno prendeva mai il discorso in mano.

Osservo Liberty scendere della macchina e dopo il termine di tutti i vari discorsi, a prendere parola è mia madre, che sembra al settimo cielo.

«Non sapevo di una vostra visita ragazzi! Ne sono molto felice.»
Sorride guardandomi di sfuggita, come se fosse in cerca di qualche comprensione.
Se pensa a un riavvicinamento di me e il ragazzo di fronte si sbaglia di grosso.

«Sì, abbiamo accompagnato Emy, così almeno non ha dovuto sorbire tre ore di treno», cerca di spiegare cordialmente Liam, ma i miei sembrano ancora sulla luna.

Certamente... loro non sanno di lui a Yale.

«Noi due andiamo all'università insieme», li informo leggermente a disagio.

Avvisto il moro guardarmi divertito. «Ah, non gliel'avevi detto?»

Gli lancio un'occhiataccia, mentre sento lo sguardo di mio padre bucarmi il profilo. «Infatti, perché non ce l'avevi detto?»

«B-bho, io non...» tento di inventarmi qualcosa, ma a salvarmi è la mia cara Lib.

«Avrà avuto da studiare, invece di parlare di questo pezzente», afferma come se fosse una cosa ovvia, dando una gomitata al suo fratellone, molto più alto di lei.

«Quindi voi due...» mia madre cerca di trovare le parole adeguate, sotto al mio sguardo ammonitore, ma a prendere il discorso è di nuovo Liam.

«Sì, siamo in buoni rapporti, giusto Emy?»

«Giusto.» Ed è vero, nell'ultimo periodo è scherzoso, alla mano, ha appena detto che gli piace il mio sorriso e quindi sì, ci sto bene.

«Oh, mi sembra ottimo! Ero indeciso se invitare James domani per paura di non creare problemi, ma se state bene perché non farlo tutti insieme? Evelin è già alle prese col tacchino!» esclama mio padre, guardando mia madre con un gran sorriso.

Liam si gratta la testa, un po' imbarazzato. «Non so, dovremmo sentire...» prontamente viene bloccato da sua sorella.

«Gliene parleremo senz'altro, ma credo proprio che non ci saranno problemi! D'altronde mio padre in cucina è una schiappa, non vedrebbe l'ora di mangiare un bel tacchino ripieno», scherza sua sorella e mia madre la guarda con una leggera compassione.

«Perfetto, chiamerò James comunque nel pomeriggio. Per te Emily va bene?» domanda mio padre, penetrando i suoi occhi verdi, che ho ereditato da lui, sul mio viso.

Sento lo sguardo di tutti addosso nel momento in cui annuisco. «Sì va bene.»

Non so se esserne felice o meno.

Prova a fermarmiWhere stories live. Discover now