Passano secondi di silenzio.
Mi guarda negli occhi, che in questo preciso istante mi offuscano la visuale e mi bruciano per quante lacrime vorrei far traboccare.
Prima ero così felice tra le sue braccia... mi sembra inspiegabile il dolore che sento in questo momento.

Insieme all'attanagliante sofferenza però, sento nascere un'altra emozione: La rabbia.
L'ira che ti annebbia e ti riscalda la pelle, rendendo tutta te stessa lava pura.

Faccio un passo contro di lui. «Perché me lo vieni a dire solo adesso, mh?», mi schiarisco la voce per alzare il tono. «Per quale cavolo di motivo me lo proferisci solo dopo essermi data a te, dopo aver aperto il mio cuore e aver fatto sesso con te?!» sto quasi urlando, rossa in volto.

Lui sobbalza alle mie note crude. «Per questo ti chiedo perdono, non ero lucido di ciò che stavo compiendo.»

«Che scusa di merda!» gli esclamo contro fremente di collera e sembra rinvigorire.

«Il fatto che abbia tradito Samantha dovrebbe farti un minimo aprire gli occhi merda», ribatte sprezzante, a voce pericolosamente bassa... troppo calma per i miei gusti.

«Su che cosa?!» gli urlo in faccia e, senza un minimo di preavviso, inizio a spintonarlo.
Sono fuori di me e sembra incazzarsi pure lui. «Dimmi per cosa! Perché non capisco mai niente quando si tratta di te?!» gli strillo addosso continuando ad assestare spintoni sul suo petto, cercando di urtarlo il più lontano possibile da me.
La ragione in questo momento è andata a farsi benedire.

E anche lui, privo di razionalità, agguanta i miei polsi e mi sbatte contro il suo petto.
«Per il fatto che ti amo!» mi grida in faccia senza nessun avvertimento.

Rimango allibita per le sue parole, che mi fanno saltare il cuore in gola. «E per il fatto che a volte sono irascibile quando si tratta di te», prosegue in un sussurro strozzato, pieno di angoscia.

Resto senza fiato, pietrificata sotto al suo corpo; in preda a brividi che sfrecciano in tutte le direzioni, opprimendomi l'anima.
Vedo i suoi occhi azzurri incupirsi e, non avendo più un minimo di controllo, scoppio in un pianto disperato.
Sentendomi enormemente debole.

Queste due parole me le ha dette un sacco di volte negli scorsi anni, ma risentirle resterà sempre una bastonata.

Liam, senza dire nient'altro, mi trascina con sé, mettendosi a sedere per terra e appoggiandomi sulle sue gambe. Mi stringe come non aveva mai fatto prima, cullandomi e lasciandomi piangere nell'incavo del suo collo.

«Scusa...» sussurra vicino al mio orecchio, «... non volevo scusa.»
Sembra sincero, nel momento in cui continua a ripetere queste frasi che si propagano con il mio pianto intenso, attanagliante.

Passano minuti, o forse ore, nel quale si odono solo i miei singhiozzi, pian piano catturati dalle sue carezze sulla schiena e dai suoi delicati baci lungo tutta la mia spalla.

È surreale lo sconforto che mi ripercuote addosso. Una sofferenza che va oltre tutti i mali.
Mi sono promessa di non patire di nuovo, ma con lui sembra così dannatamente impossibile.

In seguito all'essermi un attimo calmata mi scosto da lui, fissandolo con i miei occhi gonfi e arrossati. Noto che anche i suoi sono letteralmente lucidi; cerca di nasconderlo con la sua maschera da duro, ma sta soffrendo quanto me.

E solo adesso la vedo, tutta la sua vulnerabilità stretta nel suo sguardo.
Per una volta è sincero, non mi sta mentendo. Me ne accorgo che vorrebbe rincominciare con me, ma è troppo spaventato.

Spaventato da me.

E non c'è cosa peggiore di far impaurire la persona che si ama...

Se solo riuscisse a perdonarmi potrebbe davvero capire quanto lui sia speciale per me.
E quanto sono ancora inspiegabilmente innamorata di lui.

Tiro su col naso sprovvista di alcuna grazia. «Se mi ami perché mi lasci andare?» gracchio, facendo spazio a un'altra piccola serie di singhiozzi, che non si degnano di scomparire.

Lo vedo sospirare, voltando il viso dai miei occhi.
Non vuole farmi vedere che sta male.
«A volte ci si innamora della persona sbagliata», sostiene.

«Quindi io sono solo un errore?» domando amareggiata.
Riporta il volto davanti al mio e alza le mani verso le mie guance, cercando di asciugare tutte le lacrime che non smettono di uscire. Io però mi scosto.

«Sei stato l'errore più bello di tutta la mia vita», sussurra a un palmo da me.

Sento il suo respiro addosso infatti mi alzo da lì, come scottata dalla sua vicinanza.
«Questa è la frase più fatta che qualcuno mi abbia mai detto. Quanti romanzi hai letto per porgermela Liam?»

Sembra offeso. «Pensala come vuoi.»

Sono ancora arrabbiata. «Sai che ti dico? Sei solo un vigliacco.»

Si alza immediatamente guardandomi male. «E tu allora cosa cazzo sei stata in tutti questi anni?!» sbotta puntandomi il dito contro.

«Io ho sbagliato Liam, ma tu stai facendo i miei stessi errori. Vivila la vita al posto di rintanarti per la paura di star male!» alzo il timbro tenendomi sempre a debita distanza.

Scoppia in una risata falsa. «Mi sembra una barzelletta detta da te.»

«Io più di chiunque altro ti posso far comprendere che stai sbagliando. Io che l'ho vissuta a pieno questa situazione!» cerco di farlo ragionare con una nota di disperazione.

«Hai detto che l'errore più grande di tutta la tua vita è stato fidanzarti con me», parla con tribolazione riferendosi alla sera della festa.

Apro bocca per replicare, ma quello che esce è solo la condensa delle temperature serali.
Quella frase l'ho detta solo perché era arrabbiata, solo perché mi ha data della troia. Ma a quanto pare quella notte ci siamo fatti del male a vicenda... anche se ero convinta che a lui non fregasse.

L'ho fatto patire e Liam, anche se inconsapevolmente, sta giocando con la stessa moneta.

Sembra che i ruoli si siano invertiti.

«Ti porto a casa», afferma dopo un po', visto che non mi decido a ribattere e, senza aspettare un secondo di più, si incammina subito via da qui.

Regna il silenzio nei minuti successivi, mentre chiude tutto, spegnendo la luce e bloccando la porta.
Ma appena sto per salire in macchina mi ferma con le sue parole.

«Non pensare che il fatto del sesso insieme a te sia stato, in un certo senso, un modo per approfittarne. Non me lo perdonerei mai Emy, sono serio», mi fissa, dall'altro lato dell'auto, colmo di preoccupazione.

Sospiro voltando il viso per combattere con le mie lacrime. «Non chiamarmi più Emy, ti prego.»

Spazio autrice:

Via agli insulti ahahahah...

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