«Tutto bene?» mi domanda Ric a un palmo da me, mentre ci dirigiamo verso la soglia di casa sua.

«Tutto tranquillo», mento, allungandomi e stampandogli un bacio sulla guancia, lui sorride di rimando.

Ho il caos in testa.

Appena entrati, come previsto, lo troviamo disteso sul divano. La felpa che indossa si è alzata un po', scoprendo un giusta dose di addominali scolpiti e quella stramaledetta v.

Sentite anche voi gli angeli cantare o è solo una mia idea?

Lo intravedo ghignare, divertito per avermi scoperta a fissarlo. Giro di scatto lo sguardo verso le scale bianche, diventate parecchio interessanti in questo momento.

Spio dopodiché Sam arrivare a un palmo da lui, per deliziarlo di un caloroso bacio di benvenuto. Reprimo un conato per quella vista, concentrandomi ancora sulle scale.

Successivamente che ci siamo tolti il giubbotto, Sam, come mi  aveva già avvisato, scarica la bomba. «Perché non guardiamo un film insieme come l'altra volta?» propone, battendo le mani come una bambina.

Ric non sembra apprezzare l'idea, ma ovviamente il primo a parlare è Liam. «Avoglia, scegliamo un horror?» ridacchia con scherno, lanciandomi un'occhiata. Di conseguenza i miei pensieri ritornano inevitabilmente a quella sera, nella quale mi ero aggrappata a lui, come se fosse l'unica boa di salvataggio.

Bastardo.

Scopro Richard contrarre la mascella accanto a me, per niente divertito per quella battuta, mentre Sam ripete nuovamente un "Vi va?".

Mi costringo ad annuire, «niente di pauroso però, per favore».

•••••••••••••••

Alla fine optiamo per un film comico che non ho mai visto. Appena io e Samantha ci sediamo sul divano, prontamente Liam prende posto accanto a lei... in mezzo a noi.

Richard non sembra apprezzare nemmeno ciò perché, una volta che ha impostato il film, si rivolge a me. «Em ti va di venire alla mia sinistra?».

Cioè tradotto nello spostarmi da Liam. Acconsento mettendomi al lato esterno del divano, ma quest'ultimo non cede.

«Come mai?» domanda divertito, ha un sorriso sornione e penso che abbia capito il motivo di questo spostamento.

«Voglio stare accanto al mio migliore amico. Non si può?» risponde con un nota di acidità nella voce. Io sono leggermente preoccupata per il suo atteggiamento; stranamente è così stressato.

Detto questo il castano si accomoda in mezzo a noi e fortunatamente il ragazzo accanto a lui non replica. Si limita ad allungare un braccio verso la sua ragazza rimasta ammutolita.

Stessa cosa fa Ric e così iniziamo a vedere il film in silenzio.
Risulta essere molto simpatico, ma poche volte scoppio a ridere. La tensione è davvero troppo alta e in certi istanti sento diverse occhiata da parte di entrambi bruciarmi la testa.

Verso metà lungometraggio il nervosismo è salito alle stelle, inizio a spezzarmi le unghie, non sapendo come fare a stemperare l'agitazione. Decido di inventarmi una scusa. «Mi sta chiamando mio padre, esco un secondo», sussurro verso Richard, alzandomi dopodiché dal divano, per poi dirigermi verso il giardino sul retro.

Prima di sgattaiolare via prendo però il giubbotto. Sono stata male fino a due giorni fa, non desidererei prendermi un'altra frescata.

Appena chiudo la porta sul retro faccio un grosso sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi. Cerco di calmarmi, di ripetermi che c'è molto di peggio nella vita, ma sono sincera... è dura. Molto.

Mi fa male la sua presenza, mentire alle persone a cui voglio bene, vedere lui scherzare, mentre io a malapena riesco a fare un sorriso degno di merito, sincero.

È pesante come situazione e ho paura. Paura di far del male a tutti, di perdere gli unici amici che ho e restare sola. Perché la solitudine per me è la parola più terrificante che possa esistere.

Meno di due minuti in santa pace, che già sento un'ombra dietro di me.
È Liam, non c'è neanche bisogno che mi volta.

«Liam vattene dentro, non voglio dare sospetti», parlo, ancora di spalle, sdegnata.

«Sospetti di cosa?» lo sento sbuffare e andarsi a sedere nel muretto di fianco all'entrata.

Mi volto di scatto, «lo sai benissimo di cosa, entra», sibilo, osservandolo con sguardo perentorio.

Lui, di conseguenza al mio tormento, scoppia a ridere falsamente. «Davvero pensi che sia qui per te?» mi osserva in cerca di una risposta.
Mi ha ammutolito così continua, «pf... senti, lasciami fumare in pace», se ne infischia, accendendosi la sigaretta davanti a me, io sospiro per la centesima volta.

«Come sta Barclay?» domanda poi, riferendosi a mio padre.

«Non l'ho sentito», sospiro senza mentire.

«Ah, quindi era una scusa per scappare da Richard eh», scuote la testa divertito, facendo un altro tiro.

«Da te».

«Cosa?» non sembra capire.

«Era una scusa per scappare da te», mormoro, osservando la vetrata che da all'interno.
Spero davvero che Richard non se la prenda.

Liam all'inizio non sembra crederci, ma poi, come se niente fosse, continua a ridacchiare.

E io mi sento umiliata.

«Scusa Emily, ma non ti ho nemmeno considerato».
Inizio ad arrabbiarmi, stringendo i denti.
Perché deve fare sempre il menefreghista, facendomi passare dalla parte della stupida?

«Ok», mugugno, effettuando la falsa disinteressata.

«Te non mi piaci più», mi squadra pensieroso, come se provasse a ripeterlo a sé stesso.

L'ha detto talmente tante volte che stento quasi a crederci.

«Se non ti piaccio allora perché mi hai baciata?» schizzo fuori senza mezzi termini e senza previsioni.

«Se dici tanto di odiarmi allora perché hai ricambiato?» ribalta la domanda con un mezzo sorriso. Io sto diventando rossa dalla collera.

«Ti piace rigirare la frittata eh?» constato.

Vigliacco.

«Anche a te a quanto pare», schiocca la lingua contro il palato prendendomi in giro, riportando lo sguardo verso il cielo, ormai scuro.

«Basta, non perdo tempo con te», biascico, superandolo per tornare dalle uniche persone che meritano la mia attenzione.

Prova a fermarmiWhere stories live. Discover now