Prova a fermarmi

Par isolatedwr

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(COMPLETA) Per Emily è giunto il momento più atteso della sua vita. Inizierà l'università dei suoi sogni nel... Plus

Cast.
booktrailer.
prologo.
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Ringraziamenti e progetto futuro.

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Par isolatedwr

«Non vorrei dire "Te l'avevo detto" perché è fastidioso, ma qui ci vuole», costata Sam, storcendo il naso una volta che mi ha visto per bene in faccia.

Sto di merda.

Io in compenso mugolo dal fastidio; mi scoppia la testa e la sua voce peggiora la mia emicrania.
Come se non bastasse le mie corde vocali non funzionano dal dolore, perciò non glielo posso nemmeno dire.

«Vuoi che passi dalla farmacia per prenderti qualcosa?» chiede, fortunatamente questa volta a voce più bassa. Scuoto la testa; le medicine le ho già e non voglio che arrivi in ritardo a lezione per me. «Ok, allora vado. Mi raccomando per qualsiasi cosa chiamami, sono seria», mi ammonisce con preoccupazione, io in compenso le sorrido e annuisco.

Una volta che la mia amica mette piede fuori dalla stanza inizio a rotolarmi tra le soffici coperte per trovare una posizione giusta, successivamente prendo il termometro, mettendolo sotto l'ascella. Me la sto misurando per la prima volta, ma penso di averla alta dai continui brividi che mi sfiorano compulsivamente il corpo.

Aspetto annoiata i dieci minuti e una volta  finito il tempo, come previsto, ho trentotto e mezzo. Sbuffo, atterrando nuovamente nel cuscino.

Non ci voleva proprio, in questi giorni dovrebbero dare anche i risultati di alcuni esami che ho fatto. L'unica nota positiva è che per adesso sono abbastanza libera dalla studio, quindi non perdo un granché a lezione.

Afferro il cellulare, girovagando un po' su Instagram, sin quando mi appare una notifica: E' da parte di Ric. La apro quasi subito.

Da Ric: Ehi bellissima, non dirmi che non ti è suonata la sveglia. :(

Da me: Magari, ho la febbre.

Non approfondisco il discorso perché non voglio che si sappia il perché di questo malanno. Richerd mi risponde immediatamente.

Da Ric: Noo mi dispiace, vuoi che venga lì da te?

Sorrido all'idea, ma no. Non voglio che salti lezione per me, in più mi vergognerei a farmi vedere in queste condizioni.

Da me: No figurati! Piuttosto prendi appunti, così poi me li passi. ;)

Da Ric: Lo faccio solo per te.

Sorrido di nuovo d'istinto, anche se non so se la farà realmente; da quel che posso aver intuito Richard per queste cose è proprio uno scansafatiche.

Passo metà della mattinata a non fare niente, aggirandomi a vuoto nelle storie di Snapchat e Instagram e leggendo gran parte del mio libro preferito per l'ennesima volta. Sono intrappolata nelle vicende di queste bellissime frasi sin quando sento il telefono accanto a me squillare: E' mio padre.

Merda.

Mi fa piacere sentire la mia famiglia, ma non quando non sono in grado di parlare; si preoccuperebbero semplicemente per niente e non mi va di metterli in difficoltà.

Decido di non rispondere, anche se la voglia di ascoltare le loro voci mi atterrisce.
Ho un bellissimo rapporto con la mia famiglia e mi basta questo per sentirmi una ragazza davvero fortunata. Mi hanno istruita bene, non mi hanno viziata, mi facevano bastare quello che già avevo, ma mi hanno riempita d'amore, quello più sano e vero che un genitore può dare a un figlio, e li amo anche io per questo, infinitamente.

Lascio squillare la chiamata, facendo finta di non sentire il telefono, ma proprio in quel momento intuisco leggeri colpi alla porta.

Lascio perdere; molto probabilmente hanno sbagliato camera. Le lezioni non sono finite quindi non saprei identificare chi potrebbe essere.

Nel momento in cui penso che lo sconosciuto se ne sia andato, ribussano alla porta.

Ma chi cavolo è.

Mi alzo controvoglia, arrivando alla porta con immensa fatica. Spero tanto che non sia Richard. Gli ho detto di non venire e non mi fa piacere che mi veda in modo così pietoso, con il mio pigiama a pois, il volto stanco, i cappelli scompigliati e le ciabatte a forma di fenicottero.

Sono terribile.

Appena apro la porta la mia mascella cade dallo stupore senza rendermene conto.

Liam è proprio tra le ultime persone che mi sarei aspettata di vedere sulla soglia della mia camera. Mi guarda con sconcerto, alzando un sopracciglio subito dopo aver osservato la mia immagine.

Vorrei che una grossa buca si aprisse sotto ai miei piedi per inghiottirmi e portarmi via da qui. Molto probabilmente stamani avrà visto la sua ragazza impeccabile come sempre e adesso mi sta umiliando per il mio aspetto, fissandomi così sfacciatamente.

«Tranquilla, non ti giudico», proferisce, notando il mio imbarazzo. Io non rispondo, ma non per vergogna, semplicemente per il mio terribile mal di gola. «Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» continua, prendendomi in giro e poi passando accanto a me per entrare nella mia stanza. Perlustra il mio letto disfatto, appoggiando una busta, con non so cosa all'interno, sul comodino accanto a esso.

«In un certo senso», gracchio, mentre inizio a tossire dalla sforzo. Accidenti a me e a quando l'ho fatto, quella che ho in questo momento sembra la voce di un orco.

«Ok, come non detto, puoi stare anche zitta. Fai questo piacere a tutti», prorompe, arrivando a sedersi sul bracciolo del divano, mentre continua a studiare la mia figura, ancora sulla soglia.

Lo guardo male, non cogliendo sarcasmo nella frase. «Sam non è qui», sussurro, questa volta a bassa voce, senza sforzarla. Chiudo la porta dietro di me, vedendo che, a quanto pare, non ha voglia di uscire.

«Non sono qui per lei», mormora semplicemente, come se queste cinque parole non avessero alcun tipo di effetto su di me. Senza aver idea di ciò che sta facendo arriva a un palmo da me, piegandosi senza preavviso verso la mia fronte. Deposita un delicato bacio su di essa per alcuni, interminabili, secondi.

Che diavolo di intenzioni ha?

Inizio a tremare sotto di lui, ma do la colpa alla febbre, senza realizzare che sia la sua presenza a farmi sentire così.
Si stacca lentamente da me, incastrando l'abisso del suo oceano con il verde dei miei occhi.

Benissimo, sono folgorata di nuovo da lui. Secondo me ha dei poteri magici questo ragazzo. Come fa ad ammaliarmi immediatamente?

«Scotti», conferma l'ovvio. Io aspetto ancora qualche secondo per riprendermi. È troppo imprevedibile e secondo me avrò una crisi se continuo a subire tutti questi cambiamenti d'umore. Prima è stronzo, poi è preoccupato, dopodiché menefreghista, adesso premuroso.

Cioè caro mio, deciditi.

«Perché sei qui?» domando ancora abbastanza confusa. Non ha senso la sua presenza se non è venuto per la sua ragazza.

«Non parlare se ti fa male la gola», mi osserva, dilungando il discorso senza rispondere. E' un brutto vizio che ha, quando non vuole farti capire ciò che gli prende.
Però non si scappa dai problemi.

«Mi vuoi rispondere per una dannata volta?» bisbiglio urlando, lasciando perdere lo sforzo che sto subendo nel parlare, ho bisogno semplicemente di risposte.

Alza gli occhi al cielo, ma almeno controbatte. «Per te. Sono qui per te. È così difficile da comprendere?» sbuffa già infastidito, mentre io mi contengo dal non scoppiare in un fiume di gioia.

E' venuto qui per me.

Seppure sia il ragazzo più stronzo che io abbia mai incontrato, a volte lo vedo che tiene un cuore anche lui; anche se non capisco il suo atteggiamento. Dice tanto di odiarmi, eppure è qui.

«Vieni, stai tremando», sentenzia, indirizzandomi verso il divano. Mi fa sedere su di esso, mettendomi due cuscini dietro alla schiena per farmi stare un attimo dritta. Dopodiché si fionda a prendere la mia comoda coperta color panna ai piedi del letto. Ritorna da me e me l'appoggia cautamente sopra al mio esile corpo. Io sono ancora più scioccata di quello che sta compiendo.

Perché?

In un silenzio pieno di domande e risposte mancate, il castano si indirizza, senza fiatare, verso la busta che ha portato. Fruga all'interno in modo da estrarre un termos verde e un cucchiaio.

Oddio.

«Spero che sia ancora calda, ho cercata di far veloce», parla con un filo di imbarazzo, poggiandomi la zuppa sulle mie mani tremanti. Io in compenso inghiottisco il groppo che ho in gola, iniziando a sorridere senza un minimo di controllo.
Temo di potergli scoppiare a piangere davanti dall'emozione.

Questo piatto seppur basilare rammenta una valanga di ricordi. E' quasi l'unica cosa che Liam sa fare per quanto riguarda l'ambito culinario. Non si metteva mai ai fornelli, l'unico motivo che lo spingeva a farlo è quando non mi sentivo tanto bene.

Trovava qualsiasi modo per venire da me e portarmi questa maledetta minestra. Quando non stavamo ancora insieme la usava come scusa per incontrarmi, ma ben presto è diventato quasi un rito.
È anche un'ennesima ragione per la quale mi ero innamorata alla pazzia di lui. La sua dolcezza in quei momenti era inconfondibile.

«Perché lo stai facendo?» apro la bocca, stridendo quelle poche parole che riesco a dire.

«So che fa bene alla gola, perciò...» lo interrompo subito. Voglio sapere il vero motivo per la quale è qui accanto a me.

«Perché?»

«Non lo so», conclude, non capacitandosene nemmeno lui, non mi ha fatto comprendere praticamente niente, ma queste sono parole vere che ha mormorato senza il bisogno di dire menzogne.

«Resti con me?» domando leggermente intimorita, assaggiando una cucchiaiata della zuppa che ha fatto per me. La mia gola fa i salti di gioia al contatto di questo pasto caldo.

Lui scuote la testa, alzandosi dal bracciolo del divano, dove si era appoggiato. «No, ho da fare», sibila senza proferire nient'altro, indirizzandosi dopodiché verso l'uscita.

Prima che se ne vada lo ringrazio, incapace di sparare niente, non sono ancora cosciente di ciò che è successo. E mentre finisco la minestra seduta sul divano, un sorriso affiora le mie labbra e resta, impossibile da mandare via.

Questo è il Liam che conosco.

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