Prova a fermarmi

By isolatedwr

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(COMPLETA) Per Emily è giunto il momento più atteso della sua vita. Inizierà l'università dei suoi sogni nel... More

Cast.
booktrailer.
prologo.
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Ringraziamenti e progetto futuro.

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By isolatedwr

«Ehi!» Sento una voce maschile, non molto conosciuta, alle mie spalle. Mi giro per vedere di chi si tratta e solo adesso mi accorgo che è il ragazzo dai capelli rossi che ho incontrato il primo giorno che sono arrivata qua.

«Oh, ciao...» mi intralcio con le parole, non sapendo il suo nome, o forse non ricordandolo.

Vede che tentenno così allunga la mano nella mia direzione. «Jeremy» si presenta, facendo un enorme sorriso.

«Uh, Jeremy! Che sciocca non ci siamo nemmeno presentati quella volta. Io sono Emily comunque», comunico velocemente, mentre gli stringo calorosamente la mano.

È un ragazzo che trasuda dolcezza fin da subito. Ha dei grandi occhiali dalla montatura nera, i capelli rossi a spazzola e una spruzzata di lentiggini abbelliscono il suo viso tenero. Peccato abbia un po' d'acne sul volto.

Ha l'aria un po' da nerd, soprattutto per come si veste, ma dà la speranza di essere molto simpatico.

«Ho notato che abbiamo un corso in comune. Quindi ho pensato di venire e conoscerti un po'. Mi sei sembrata molto spigliata la prima volta che ti ho visto», ridacchia rosso in volto.

Oh, allora non sono l'unica che diventa un peperone ogni volta che si imbarazza.

«Guarda, la spigliatezza accompagnata al mio nome non ci abbina un granché. Comunque è vero, statistica insieme, mi ricordo. Che facoltà te?» Cerco di fare conversazione, mettendo il peso da una gamba all'altra in questo enorme corridoio.

«Economia», sussurra rabbrividendo. Scoppio a ridere per la sua faccia costernata.

«Che coraggio, io invece...», mi interrompe subito, appoggiandosi dopodiché al muro vicino a sé.

«Scienze della Comunicazione, lo so», vede la mia espressione un minimo spazientita così continua. «Ma l'ha detto la tua amica Samantha. Non stalkero nessuno, tranquilla», chiarisce subito.

«Ah è vero, l'esame insieme!», sto per chiedergli se erano pronti per domani, sin quando una presenza si scaglia accanto a me.

«Ieri non abbiamo avuto modo di ripetere, vieni con me», asserisce Liam a un palmo da me. Jeremy davanti a me sembra molto intimorito.

Come biasimarlo.

Mi giro un secondo verso la fonte dei miei continui incubi, per poi rivolgergli un'occhiata di sufficienza, come lui è abituato a fare. «Ho lezione, avevi a pensarci prima», battibecco, successivamente mi intrufolo nel mezzo, proprio per dargli la schiena e continuare a parlare con Jeremy.

«Scusa, quindi dove eravamo rimasti... Ah sì, come è la vostra tesina?» Cerco di continuare a parlare con il rosso, come se la presenza di Liam non mi attanagliasse le budella.

Il povero Jeremy appena apre bocca viene prontamente fermato da Liam che si piazza nuovamente davanti a me. «Senti Emily, c'è un esame domani. Vuoi farlo bene? Ti dico che devi venire da me perché ho cose che non tornano nella mia tesina. Abbozzala di fare la prepotente per una cazzo di volta», sussurra innervosito a un palmo dal mio viso. Sento il calore del suo fiato sulla mia guancia e mille brividi si insinuano precipitosamente sotto al mio epidermide.

«Io ehm... è meglio se vado», si intromette il dolce ragazzo davanti a me, continuando a guardare Liam di sottecchi. Come se fosse un Dio in confronto a noi.

Quest'ultimo si gira nella sua direzione, facendogli una smorfia. «Mica mordo eh», lo beffeggia in modo sarcastico. Il rosso sembra eseguire un salto indietro. È bordeaux, mentre scappa dalla nostra vista a gambe levate. «Che rincoglionito».

«Smettila», lo rimprovero. Ma deve insultare tutti?

Lui mi prende da un polso, portandomi via con sé.

«Liam ti ho detto che ho lezione», gli ripeto annoiata.

«E io ti ho detto che non tornano due fatti nella tesina. Preferisci saltare una lezione e prendere un bel voto all'esame o rovinarti di già?» Chiede senza aspettarsi una risposta, continuando a portarmi via da questa struttura.

«Allora perché mi hai fatto andare via ieri? Io non posso stare sempre ai tuoi comodi. Ho degli impegni» spiego senza fiato, data la sua velocità nel camminare.

«Hai ragione, mi dispiace. Ero incazzato».
Questa penso che sia la prima e unica volta che lo sentirò dire un "mi dispiace".

Forse è l'unico motivo, insieme ovviamente al voto che mi gioco, che mi impone a seguirlo.

«Perché eri arrabbiato?» Domando trafelata, arrivando alla sua macchina.

«Fatti i cazzi tuoi».

E ti pareva.

Dopo un po' di tempo da quando siamo partiti, inizia nuovamente ad aprir bocca. «Domani l'altro, visto che è sabato, io, Sam e i miei amici andiamo in discoteca per svagarci un po'» mi guarda leggermente di sbieco, continuando a guidare davanti a sé. Sono allibita. Mi sta seriamente invitando ad andare con loro?

«Sam ti vuole invitare. Te di' di no», asserisce perentorio, aumentando di velocità.

Ah, ecco. Mi sembrava strano.

«E come mai?» Domando dubbiosa.

«Perché non ti voglio lì con me, semplice», afferma senza ombra di dubbio.

«Ok, vengo», proferisco dopo un po', in realtà non mi fa impazzire la discoteca e ne avrei fatto anche a meno, ma come dargliela vinta? Riporto lo sguardo davanti a me, osservando la sua audi nera sfrecciare sull'asfalto. Mi sembra impossibile che questa sia l'ennesima volta che salgo dentro a questa macchina.

«Ma ci sei o ci fai?» Sbuffa infastidito, voltandosi un secondo verso di me. Io continuo a rimanere nella mia retta via.

«Liam, devi capire che più mi obblighi a non fare qualcosa, più mi viene voglia di affrontarla. Quindi te lo chiedo io a te: Ci sei o ci fai?» Spiattello, trattenendo un sorriso. Sono troppo fiera della mia risposta.

«Mi stai provocando per caso?» allarga le narici, segno che si sta incazzando. Bene.

«Ormai dovresti conoscermi. Sono fatta così che ci vuoi fare...» faccio schioccare la lingua sotto al palato a presa di culo.

Chiude un attimo gli occhi, respirando al posto. «Cristo, non ti sopporto, davvero», sibila infervorito.
Sono contenta che non sappia più che dire, ma fanno lo stesso male le sue frasi. Purtroppo non mi riesce essere così apatica come lui.

Passano svariati minuti di silenzio, dove l'unica cosa che faccio è zufolare. Liam in compenso stringe il volante così fortemente che ho paura si possa spaccare in mille pezzi da un momento all'altro.

Solo adesso noto che la sua mano destra ha le nocche completamente spaccate ed è un po' gonfia. Che avrà fatto?

«Ti posso fare una domanda?»  Asserisco senza pensarci due volte.

«No», sbotta, anche lui a quanto pare senza farsi due domande.

Io la pongo lo stesso, testarda come sono. «Se non mi sopporti così tanto, allora perché ti sei messo con me?» Un minimo di disagio scorre nelle mie vene, ma sono troppo curiosa di quello che mi dirà.

Lui però non risponde, fregandosene. D'altronde che pretendevo.

Quando arriviamo a destinazione, scende dalla macchina senza nemmeno aspettarmi. Appena arriviamo all'entrata di casa sua inizia a parlare.

«Questa sarà l'ultima volta che entrerai qua dentro, quindi goditela», chiarisce, girando più volte la chiave nella serratura.

«Cavolo me ne frega», stabilisco senza un minimo di interesse.

«Oh, te ne importa eccome», gongola posando le chiavi in un riquadro accanto all'ingresso.

Io mi giro verso di lui facendo un sorrisetto canzonatorio. «Io comunque non ne sarei tanto sicuro Liam. Ric da qual che posso intuire ha tanta voglia di invitarmi», constato, solo per farlo incazzare. Accolgo l'effetto desiderato, vedendolo stringere la mascella compulsivamente.

«È inutile Emily. Non sono più in fissa con te da secoli. Se pensi di cercare un minimo di interesse da parte mia è meglio se cambi strada», sibila avvicinandosi di un metro verso di me.
Già questo passo mi ha fatto venire dei piccoli brividi su per la schiena.

«Tranquillo, l'ho già capito. Non c'è bisogno che smentisci l'impossibile», rivelo, guardandolo con sfida. Lui ribatte ridendo alla mia predicazione.

«E te lo chiami "impossibile"? Fai ridere», mi risponde male, sorpassandomi per poi togliersi la giacca e buttarla nel divano.

«Se dici tanto che non te ne frega niente di me non mi guarderesti in questo modo», mormoro squadrando la sua schiena tonica. Oggi mi sento più potente del normale.

«Io ti tratto per come meriti. Adesso sali, ti raggiungo subito», garantisce secco. Non mi guarda nemmeno più adesso. È soltanto un vigliacco.

Io ti tratto per come meriti...

«Questo significa che faccio schifo per te. Complimenti Liam, davvero, ogni giorno riesci a ferirmi di più», affermo con convinzione, iniziando a salire le scale arrabbiata, lui rimane fermo, con la sguardo perso nel vuoto. Così mi stoppo in mezzo alla rampa, osservandolo dall'alto, per poi continuare. «Sai Liam, mi dai tanto dell'egoista, ma io mi guarderei un po' allo specchio, non credi? Pensi di essere l'unico che ha sofferto per tutto ciò? Pensi che a me abbia fatto piacere lasciarti?!», sbotto fissandolo. Alza lo sguardo verso di me, ma senza rispondermi.

Continuo senza farmi intimorire. «Sei stato il peggior rimpianto della mia vita. Mi sono data della cretina, della stupida non so quante volte per essermi allontanata da te...
Ma adesso che ho conosciuto questa parte di te sono veramente, e dico veramente, felice di averti mollato su due spiedi», sparo, non importandomene se lo sto percuotendo. Tanto lui lo sta facendo ogni giorno.
Continuo spedita per i gradini sin quando non mi blocca con il suo tono.

«Non ti ho risposto alla domanda del perché mi sono fidanzato con te, semplicemente perché non lo so nemmeno io. A volte l'amore va per i cazzi suoi; solo all'ultimo ti accorgi di quanto sei stato coglione a stare dietro a una persona del genere, te ne accorgi solo quando il sentimento svanisce. Io ti tratto così semplicemente perché finalmente so per certo chi sei. E non mi piaci per niente», arringa a raffica, come se quelle parole non fossero altro che dolorosi colpi per il mio povero cuore.

Ti odio Liam, non sai quanto.
Ti odio perché io, ancora oggi, non sono riuscita a far svanire niente con il mio docile cuore.

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